Recensioni ed Eventi
A cura di Tiziana Lucia Longo
Foto collage di Schillaci Salvatore
Un avvenimento di eccezionale importanza che tuttavia è sfuggito ai più. Potremmo quasi definirlo un “miracolo” poiché, attraverso un varco spazio-temporale, William Shakespeare è apparso in Sicilia e precisamente a San Giovanni Galermo, nel salone teatrale dell’ I. C. “P. S. Di Guardo-Quasimodo”.
Questa affermazione può sembrare un’iperbole e sicuramente lo è, ma ha insito un fondo di verità. Un fondo di verità è in fin dei conti l’essenza stessa della verità, scevra di fronzoli ed orpelli.
Domenica 3 novembre 2019 alcuni privilegiati hanno avuto il piacere e, lasciatemelo dire, l’onore di assistere alla rappresentazione teatrale “Romeu e Giulietta”. Parlare di Romeo e Giulietta in forma di dialetto siciliano può apparire eccessivamente errato, data la connotazione linguistica anglosassone e la connotazione logistica scaligera. A tal proposito dobbiamo rilevare che anche parlare di dialetto siciliano è altrettanto, anzi maggiormente, errato considerando che il nostro non è un vernacolo ma una lingua vera e propria. E qui ci limitiamo ad un rimando storico concernente Federico II di Svevia (non a caso detto stupor mundi) e il suo mecenatismo che contribuì alla realizzazione della scuola siciliana, addirittura antecedente quella toscana.
Anche sulla connotazione linguistica e soprattutto logistica ci sarebbe da ridire. Shakespeare si ispirò (e molto!) per la creazione del suo capolavoro Romeo e Giulietta alla mitologia greca e, nella fattispecie, al mito di Piramo e Tisbe, di autore ignoto ma reso celeberrimo da Ovidio nelle “Metamorfosi”. Il grande drammaturgo inglese apportò “soltanto” qualche variazione nella trama e magistralmente mutò l’ambientazione, lasciando però intatto, se non addirittura accresciuto, il pathos che permea tutta l’opera. Da qui in poi la parola pathos, che forse erroneamente tradurremo in passione, sarà una sorta di mantra che ci accompagnerà nel prosieguo della nostra disquisizione.
Ci mise del pathos l’autore ignoto greco, ci mise del pathos Ovidio, ci mise del pathos Shakespeare e ci ha messo del pathos… Alessio Patti. Non staremo qui a soffermarci sulla gloriosa carriera letteraria di quest’ultimo, ma per dovere di cronaca parliamo di un autore contemporaneo in lingua siciliana tra i più prolifici. Tra le tante opere si deve infatti a lui anche la traslazione di “Romeo e Giulietta” in Trinacria. Parlando della “mente” non possiamo assolutamente dimenticare il braccio, cioè lo strumento validissimo di cui si è avvalso il nostro autore: Sicilia Cori Miu, l’associazione culturale che diffonde la cultura siciliana soprattutto nel cuore dei più giovani.
Citeremo i protagonisti dell’opera di cui stiamo trattando non per dovere di cronaca, ma per il dovere e per il piacere di chi ha assistito ad un’ora abbondante di “intrattenimento costruttivo”: Luca Lisi (Romeo), Simona Gualtieri (Giulietta), Giusy di Mauro(nutrice), Gianni Sciuto (padre di Giulietta), Maria Rita D’Amico (voce narrante), Antonino Perni (frati Lorenzo), Francesca Privitera (Madama capuleti), Giovanni di Domenico (padre di Romeo), Armando Xibilia (suonatore dello spacedrum), Cinzia Sciuto (cantante folk). Da notare, come si evince dal cognome, la partecipazione dei genitori del Dirigente scolastico dell’I.C. “Di Guardo Quasimodo” Simona Maria Perni, quasi a lasciare una “griffe” sullo spettacolo voluto fortemente dalla scuola per fini umanitari. Una menzione a parte merita l’intro dell’artista poliedrico Alfredo Passalacqua che con il suo godibilissimo numero di magia ha predisposto gli animi degli astanti alla partecipazione attiva della rappresentazione. Questi protagonisti hanno dato vita ad uno spettacolo corale in cui niuno era incongruente al ruolo, anzi unendo le forze si è creata quell’atmosfera magica che solo il vero teatro può concepire atta a coinvolgere lo spettatore e ad immetterlo nella rappresentazione stessa sino a renderlo protagonista della suddetta.
Sicilia Cori Miu, la cui anima è Giusy Di Mauro, ha il merito di infondere la tradizione siciliana ai più giovani in un’epoca in cui sempre più la fanno da padrone i mezzi tecnologici. Uno schermo è sempre “asettico” e talvolta a passare tante ore sul computer perdiamo la capacità di assaporare certi “gusti” e sentire certi “odori”. Con ciò non si deve demonizzare il progresso, ma guardando sempre al futuro, bisogna tenere presenti il passato e quindi le origini. Non va tralasciato un ulteriore merito da attribuire a questa emerita associazione, cioè quello nella fattispecie della raccolta fondi (no profit) per finanziare il progetto Living Peace per far partecipare al congresso che si terrà a Madrid dal 13 al 15 dicembre alcuni alunni della scuola come ambasciatori di pace. Ciò dimostra che quando ai buoni intenti di rammentare le nostre sane e vere tradizioni si unisce l’impegno sociale quale la solidarietà, si rasenta l’ideale della perfezione.
Romeo e Giulietta è una storia d’amore. Rappresenta l’inevitabile fallimento di tutti i contrasti. La Sicilia è terra d’amore anche se con i suoi inevitabili contrasti. Se sulla scena trionfa l’amore sui contrasti ci auguriamo la realtà possa imitare la fantasia e lo spirito di questi grandi artisti che abbiamo citato.
L’evento ha rappresentato un sodalizio perfetto d’amore tra scuola e teatro i cui intenti si sono unificati nell’accrescimento etico tramite l’imperituro spirito della “sicilianità”.
Siamo sicuri che quella sera William Shakespeare si sia sentito accolto bene in Sicilia!
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