Recensioni ed Eventi / Arte – Nuove Edizioni Bohémien – Aprile 2014
A cura di Simona Ippolito
Giorno 5 Aprile 2014, giornata ricca di mostre al Palazzo della Cultura di Catania, una fra tutte quella intitolata “Contrasti” dell’autore Salvo Trombetta, eloquente dimostrazione di come gli stessi siano parte integrante della vita dell’uomo.
Spumeggiante di colori, e come si evidenzia dal titolo della mostra, di tonalità in lotta tra loro, l’autore ha diviso i suoi dipinti ispirandosi probabilmente alla lotta quotidiana che l’essere umano vive tra la natura ed il mondo antropizzato che lo circonda. Con una scelta strategica di portare agli occhi di tutti un numero maggiore di quadri di ispirazione naturalistica ed un limitato esempio di esperienze artificiali ottenute per mano dello stesso essere terreno, ha espresso quella che dalla notte dei tempi è la supremazia innata della natura nei confronti del mondo “costruito” che nonostante provi a controllare, circoscrivere e limitare la vita umana illudendola di crearne delle nuove potenzialità, non riesce nel suo intento. Perché la natura vince, è più forte, pur con l’illusione che si affaccia sempre alla nostra mente, di poterla dominare, è “Lei” che decide per noi che ne tira le fila dell’esistenza; sono le stagioni, i climi, i fenomeni atmosferici e gli elementi del cosmo che la fanno da padrone e che dimostrano come l’uomo può soltanto accoglierli, talvolta temendoli e rispettandoli, sono questi i temi dei numerosi quadri i quali tra imbarcazioni alla deriva che soccombono ai venti e giorni tetri non permettono all’oceano di essere un caleidoscopio naturale che colora gli ambienti circostanti, la dominanza del mondo dell’ambiente si esprime con forte impatto.
Talvolta, infatti, è impossibile dominare i colori che emergono dalla tela come desiderando una comunicazione verbale col suo osservatore, in ciò l’indomabilità delle emozioni ma anche dei temi i quali talvolta sono più mansueti, colgono il multicolore delle stagioni in uno stile lineare che si staglia come confine tra ciò che è umano e ciò che non lo è.
Parte della mostra si concentra sulle tematiche forti del mondo industrializzato che con le sue potenzialità donate al mondo moderno porta con se anche l’ignoto delle ipotetiche conseguenze e la capacità di deturpare un paesaggio, un panorama, un cielo, ed è li che il grigio delle giornate pallide incontra il suo confine col colore tetro delle fabbriche, dei fumi, dell’umano progredire, che riconfermano quale distanza c’è tra i due mondi, nonostante tutto ci porti a guardarli come complementari perché contingenti.
Vi sono occasioni, tra le tele, d’immaginare come sia un perpetuo sole ad illuminare le chiatte sulla spiaggia prospicente ad un mare calmo, sereno, così come evoca lo sguardo all’opera, piccole barche dal colore vivo dell’acqua, elemento dominante per eccellenza, e nella mostra e sulla terra.
Un vernissage d’amore, quello di Trombetta, di ricordo delle nostre origini più profonde e del rispetto dell’umano verso il mondo, una terra da non dimenticare, da non surrogare, lasciando spazio alla sublime e intensa essenza che ci circonda, che grida contro di noi per ricordarci di non permettere di lasciarla in secondo piano, sullo sfondo dell’esistenza, di non circoscriverla ad una tela ma mantenerla alla luce anche quando la tentazione si affaccia. Quel desiderio subdolo che attrae l’uomo verso ciò che è ignoto e di cui non ne conosce gli esiti, in un tentativo che si imprime come una decisione perenne ma che noi non dobbiamo rendere tale esaltando noi stessi il nostro creato.
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