STORIA E ATTIVITA’ DEL TEATRO “BELLINI” DI ACIREALE

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Nuove Edizioni Bohemien  Recensioni

A cura di  Antonino Leotta

 

 

Il giovane acese Davide Sirna ha concluso un itinerario scolastico con una laurea magistrale in Comunicazione della cultura e dello spettacolo all’Università di Catania. La sua “tesi”  -relatrice la Prof Maria De Luca-  raccoglie, in un unico prezioso scrigno, le sparse testimonianze sulla fondazione e sugli sviluppi storici del glorioso “Teatro Bellini” nella città di Acireale.  

Nella presentazione dell’opera il giovane autore afferma: “Il nostro viaggio temporale nella storia del teatro acese copre un periodo storico abbastanza lungo che va dagli anni ’60 dell’800 fino al nostro presente”.

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E’ noto che nel 1650 il sacerdote Tommaso Lo Bruno, cerimoniere nella Communia del Duomo e, poi, primo cappellano della Deputazione di Santa Venera, scrisse la storia sulla origine della città di Aci e del Duomo. Al paragrafo XXIX di detta storia, il Lo Bruno scrive: “Alli 20 di gennaro si fece la festività solita di San Sebastiano e per più solennizzare detta festa fecero vestire una gran quantità di donne ammascarate rappresentando la vita di Santa Giustina con fare anco due compagnie di donne ad uso di soldati con due capitani donne che sparavano e due alfieri donne che giocavano di bandiera meglio degli homini…”

Successivamente, in diversi altri paragrafi, vengono descritte le varie rappresentazioni che si tenevano durante le feste come quella del “Dramma del mortorio di Cristo”.

Evidentemente, queste rappresentazioni, in periodo invernale, erano condizionate dagli eventi atmosferici e, inoltre, data la loro durata, diventava necessaria la costruzione di un teatro per consentire una partecipazione più confacente.

 

Il Canonico Vincenzo Raciti Romeo, riportato nella tesi, iniziò la sua attività di Bibliotecario della “Zelantea” nel 1887 e cominciò a scrivere una “Guida storico-monumentale” della nostra città. Sintetizzò così la situazione: “…La fama dell’attitudine degli Acesi per le rappresentazioni drammatiche e la loro propensione alla musica sono molto note in Sicilia e si ricordano ancora drammi sacri rappresentati nel secolo XVII nei festeggiamenti di S. Venera, di S. Sebastiano e di S. Pietro e Paolo”…

E il Canonico Raciti Romeo continuò così la sua descrizione: “Acireale per opera del Can. Cherubino Aliotta ebbe nel 1679 un teatro per le sacre rappresentazioni sostenuto dagli Accademici Zelanti e dedicato Divae Venerae urbis et Academiae Patronae, il quale come scrisse lo stesso Aliotta a pag. 22 delle Tre Corone, fu danneggiato dal terremoto del 1693. Il Comune vi sostituì un altro fabbricato di mediocre grandezza, nel quale furono in seguito rappresentate opere drammatiche sacre e profane, in prosa e in versi, eseguite da celebri compagnie di attori con orchestra diretta dai Maestri della Cappella municipale”.

 

A tal proposito, Davide Sirna così scrive:  “….. La città di Acireale aveva cominciato il proprio grande sviluppo dalla ricostruzione successiva al terremoto dell’11 gennaio del 1693, un sisma catastrofico fra i più devastanti mai registrati, che nella Sicilia orientale secondo le stime provocò circa 60 mila morti. Acireale uscì distrutta da quel sisma perché furono davvero poche le strutture a restare intatte ed inoltre si registrarono 739 morti su una popolazione di circa 13.000 abitanti. Da quell’evento epocale per Acireale partì una massiccia opera di ricostruzione architettonica che, come scrisse lo storico locale Gaetano Gravagno (Storia di Aci, La Sicilgrafica, Acireale, 1992), rese la città “un esempio di equilibrato incontro del barocco, che tendeva a scomparire e di un nuovo gusto, che rigettava il fastoso, l’enfatico, il sovraccarico”…

 

E Davide Sirna prosegue: …“In questo contesto di notevole fermento socio–economico si incastona nel 1870 l’apertura del teatro “Bellini”, a dimostrazione di come lo sviluppo culturale di Acireale andava di pari passo con l’andamento degli altri settori della vita cittadina di quel periodo. Proprio la vita culturale di Acireale nell’Ottocento ebbe il suo apice, vista la presenza di numerosi collegi, che diedero alla località il lusinghiero soprannome di “città degli studi”, la quale attirò giovani provenienti da ogni parte della Sicilia che venivano istruiti e formati nei tanti istituti acesi. A tal proposito, il famoso scrittore Carlo Levi, in una sua opera postuma (Le tracce della memoria, Donzelli, Roma, 2002), parlò di Acireale come di “una sorta di medioevale Avignone sede di tutte le possibili corporazioni e ordini, religiosi e conventi ed istituti e collegi e persino di sei licei cattolici (oltreché di uno statale)”…

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La tesi di Davide Sirna così continua nella sua analisi storica: …”Tuttavia, il teatro “Bellini” ebbe anche una sorta di funzione didascalica per una popolazione acese che in quel periodo storico vantava un alto tasso di analfabetismo, tenendo conto delle poche scuole pubbliche aperte in quel tempo, dettaglio che cozzava con i tanti collegi attivi in città e destinati ai figli delle classi sociali nobili e borghesi.

A riguardo una relazione ispettiva risalente al 1861 riporta: “Acireale, bella ricca e popolata da circa 24 mila abitanti, possiede una sola scuola diurna nel Collegio, e una serale. Per l’istruzione femminile ha istituti privati, ma non altra pubblica scuola che un Collegio di Maria. La ricchezza degli Acitani è considerevole, e denari si spendono in abbellimenti della città, in comodi materiali, e sarebbe pur bene che si trovassero per le scuole del popolo. Io non mancai di eccitar calorosamente i consiglieri comunali che ebbi occasione di veder radunati presso il Sindaco, mi opposero la ragione solita che il Comune è esausto, e che il Governo dovrebbe aiutarlo” (Gaetano BONETTA, Istruzione e società nella Sicilia dell’Ottocento, Sellerio editore, Palermo, 1981, p. 255).  

 

“..Inoltre, al di là della funzione didascalica, l’utilità dell’apertura del “Bellini” fu importante per considerare il teatro musicale come una scuola dei sentimenti per il popolo”…

 

Il progetto e le varie vicende per la costruzione del Bellini vengono riportati da una particolareggiata descrizione dell’Ingegner Aldo Scaccianoce (Aldo SCACCIANOCE, Carmelo e Salvatore SCIUTO-PATTI, Archivi di Architettura tra ‘800 e ‘900, a cura di Fulvia Caffo, Regione siciliana Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana, Palermo, 2015). Riporto una descrizione dell’interno del Teatro redatta da Carmelo Sciuto: “La decorazione sarà condotta tale e quale si richiede, e però il vestibolo e il romitario saranno decorati nelle pareti e volta in stucco lucido. I davanzali dei palchetti del 1° e del 2° Ordine ed i pilastrini di sostegno saranno decorati con adorni in rilievo indorati, condotti sullo stile del risorgimento, in fondo bianco e nei loro centri con specchiature a cristalli colorati, i davanzali della galleria a semplici adorni indorati, le pareti dei palchetti saranno rivestiti di parati di Francia, di color carmisino, ed il plafone della sala con pittura a tempra rappresentanti stucchi a rilievo, ed indorature con riquadri e nello ugual modo sarà condotta la decorazione dell’arco del palco scenico volgarmente detto cicloide o bocca d’opra, ed a stucchi sarà decorata la volta della stanza di convegno del secondo piano”…

 

Davide Sirna continua nella descrizione dell’inaugurazione e, soprattutto della prestigiosa attività teatrale. Evidentemente non poteva mancare la lunga citazione della stampa e di altre pubblicazioni sulla vita del Teatro.

 

Vengono riportati preziosi interventi degli scrittori Ignazio Currò Fiandaca, Sandro Antonini, Badalà Scuderi Francesco, Bella Santo, Bottino Margherita, Bonetta Gaetano, Bianconi Lorenzo, Coco Giuseppe, Cosentini  Cristoforo, Di Maria Raffaele, Drago Marco, Boroli Andrea, Alfio Fichera, Grassi Mariano, Grassi Bertazzi Giambattista, Vito Finocchiaro, Casimiro Nicolosi, Giuseppe Contarino, Alfonso Sciacca, Italo Spada, Alfio Signorelli, Giuseppina Maria Spina, Salvatore Nicolosi, Musumeci Sebastiano, Antonio Pagano, Felice Saporita,  Schmidi Carlo, Signorelli Alfio,  Sorga Carlotta, Salvatore Trovato,  Salvatore Rizzo, Biagio Fichera e vengo citato anche io con brani tratti da “LIRE 12.50 Frammenti di Storia”.

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Riporto qui soltanto la eccezionale testimonianza della venuta di Vincenzo Bellini ad Acireale (il Prof Cristoforo Cosentini preciserà su «Memorie e Rendiconti», Serie IV, VOL. VII, p. 306 che Bellini alloggiò in una locanda di piazza San Sebastiano, ripartendo per raggiungere Catania nel pomeriggio del giorno successivo). La testimonianza è scritta da  Mariano Grassi in “Acireale e Vincenzo Bellini” 2^ edizione 1877)  con queste parole:

  

“Acireale poiché ebbe compartecipato, in uno a Catania, alle splendide speranze del novello artista, accolse Bellini fra le sue mura allorquando egli,  dopo i primi trionfi (marzo 1832), trasse in Sicilia. Divulgossi con la rapidità dell’elettrico la notizia che lo stesso, venendo da Messina a Catania, sarebbe giunto prima fra noi. Curiosità, amore, giubilo commossero gli animi. In quella occasione, parecchi cittadini, e soprattutto i professori di musica, e lo stuolo dei dilettanti delle più distinte famiglie, educate allora alla disciplina musicale dal celebre Vincenzo Raimondi, (il quale da Maestro di cappella visse qui i più begli anni della sua gioventù), si mossero ad incontrarlo. Bellini rimase commosso di quell’incontro improvviso, festevole, dell’accompagnamento al luogo di riposo…. Quell’angelo di modestia e candidezza, viaggiava con massima semplicità, coperto il capo di un berretto di velluto nero. Soave e bello di sembianze, di occhi vivaci e cerulei, ricciuti i capelli, aveva maniere semplici, modeste, affettuose come l’anima sua. Tutti vedevano ed ammiravano in lui un astro novello del cielo siciliano: solo egli sembrava disconoscere l’aureola della propria gloria”…

 

La rassegna stampa è molto ricca di tanti particolari e diventa emozionante rileggere le minuziose descrizioni riportate dalle testate giornalistiche quali La Patria, Il Cittadino, Gazzetta musicale di Milano, Vita Nuova, Gazzetta del popolo, Pensiero moderno, Excelsior, Polemica,  La Buona Novella,  Akis. Un’ampia panoramica coinvolgente sull’attività del Teatro che vede scorrere piacevoli momenti esaltanti, il succedersi di personaggi dello spettacolo, di addetti ai lavori e di pubblici amministratori e abbondanti resoconti di cronaca che fanno rivivere una storia.

 

Poi il lento declino, la trasformazione del Teatro in cinema, la guerra, il triste dopo-guerra.

In una domenica di febbraio del 1952 un incendio distrugge completamente l’interno del teatro. Resta, ancora oggi la maestosa facciata lambita da qualche sguardo di un passante frettoloso.

Ma nel cuore degli acesi permane il desiderio mai assopito di rivedere una ricostruzione o un suo utilizzo. Perciò il lavoro si conclude con una intervista al professor Rosario Faraci, presidente della Fondazione “Bellini” di Acireale.  

L’illustre Prof  Rosario Faraci  -in atto docente ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso il Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università degli Studi di Catania-  pone come punto di partenza la necessità di  “valutare, con l’ausilio di una apposita commissione di esperti, le diverse idee che arriveranno sull’impiego del Teatro Bellini. Si tratta di una modalità democratica e inclusiva di partecipazione del basso alle decisioni che, attraverso la Fondazione, la Città di Acireale vorrà prendere per il bene delle future generazioni”.

Alla domanda specifica su una opinione personale sul profilo economico-finanziario circa il futuro migliore  e più conveniente per una struttura come il teatro “Bellini”,  il Prof Faraci risponde: “Ci vogliono molte risorse per riportare in condizioni di piena agibilità e sicurezza il Teatro Bellini, anche perché negli anni la normativa si è fatta più stringente e le responsabilità cui vanno incontro Dirigenti e Sindaco si sono accresciute.

Dunque, aperture parziali o limitate ad alcune zone del Teatro, sono escluse al momento perché sarebbero incaute, imprudenti e soprattutto fuori norma…  Il futuro del Teatro Bellini dipende da ciò che, dopo il concorso di idee, si vorrà fare di questa struttura”.   

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Davide Sirna ha offerto alla Città e ai cultori di arte e di storia, con la sua certosina ricerca e con le sue preziose considerazioni, un interessante lavoro che raccoglie tante parti di un mosaico che ha contribuito a onorare la storia della Città di Acireale.

Con una più vasta cognizione di causa oggi una precedente generazione può riempire di consistenti contenuti i propri ricordi e una nuova generazione può avvolgere in una visione di speranza un incerto futuro.