Recensioni ed Eventi/Teatro
Ultimo appuntamento con il musical de “La Famiglia Addams”.
A cura di Alfio Pennisi
Quando ti capita di essere invitato a vedere uno spettacolo teatrale, in un contesto parrocchiale, il primo dei tuoi pensieri, ancor prima di entrare in teatro, è quello di tentare la fuga senza che nessuno ti veda. Il leitmotif della serata sembra già scontato, la noia. Questa volta, però, devo essere sincero, sono rimasto sorpreso. Non mi aspettavo tanta cura dei minimi particolari e creatività. Luci soffuse, candele accese sparse per tutta la sala, atmosfera lugubre, gargoyle di cartapesta, e delle maschere alquanto bizzarre, truccate da zombie, ci invitavano ad entrare e a prendere posto. La sala, gremita di centinaia di persone, faceva ben sperare. Il titolo dell’opera, presentata dal gruppo giovani della parrocchia San Paolo di Acireale, apre scenari molto sinistri e caratterizzati da uno sfondo macabro. Sto parlando de “LA FAMIGLIA ADDAMS” un musical in due atti tratto dall’omonima produzione di Broadway, tradotto e adattato dal regista Alessandro Milone, un giovane talento promettente.
Ad un certo punto, dal fondo della sala, con in mano due candele accese, si presentano le maschere che con voce altisonante annunciano l’inizio della cerimonia. Si avvia lo spettacolo, parte la musica degli Addams, quella classica, con lo scrocchio delle dita, che tutti conosciamo bene. Tra i due lembi del sipario illuminato dall’occhio di bue, esce “Mano” uno degli Addams che invita tutta la sala a venire a vedere. Si apre la scena e subito comprendiamo che assisteremo a qualcosa di molto interessante. Già dalle posture dei personaggi, ben delineate e curate, ci si accorge di essere al cospetto di un lavoro di altissimo livello. Musica, ballo e canto tutto rigorosamente dal vivo aggiungono un plus valore alla fatica di questi attori non professionisti.
Quasi tutti gli obbiettivi raggiunti dal simpatico e spigliato regista, riassunti bene in una sua dichiarazione alla fine dello spettacolo: “ci siamo divertiti a fare questa cosa”. Il gruppo, lo stare insieme, la voglia di provare a misurarsi con le proprie capacità e il desiderio di fare. Forse tutti elementi che sembrano spariti dall’orizzonte giovanile, ma che con questo spettacolo si materializzano nuovamente davanti ai nostri occhi.
L’unica cosa che rimprovero è quella di non aver avuto la stessa audacia che è stata messa nel realizzare bene ogni cosa, per quanto concerne l’adattamento del contenuto. Il rovente dibattito sulla famiglia, o meglio dire sulle famiglie, offre diversi spunti, ma non c’è traccia della prospettiva omoaffettiva che avrebbe sicuramente mosso confronto e approfondimenti. E se Lucas, l’innamorato di Mercoledì, fosse stato una donna anziché un uomo?
Ogni anno gli Addams sono soliti evocare gli antenati per celebrare il ciclo della vita e della morte. “In quest’occasione i defunti decidono di aiutare la piccola Mercoledì, la quale, innamoratasi del texano Lucas Beineke, ha invitato a cena la famiglia del ragazzo per annunciare la loro intenzione di sposarsi”.
Tra i defunti c’è pure Pentecoste, una donna della famiglia degli Addams, che è l’unica tra tutti che non crede all’amore, ma alla fine si dovrà ricredere e ritroverà tra i morti l’amore perduto. E se l’amore mai trovato, perché impedito, fosse stato una lei?
Due modelli di convivenza a confronto, quello del texano Lucas, convenzionalmente intesa come famiglia normale, e la strana compagnia degli Addams, ci aiutano a riflettere su cosa s’intende realmente per normale.
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