A cura di Salvo Cavallaro
L’impatto con un romanzo storico non è dei più semplici, non perché risulti faticoso affrontare questo tipo di letture rispetto ad altre, ma perché immergendosi in un’atmosfera diversa da quella in cui si vive, occorre del tempo a disposizione per leggere tutto d’un fiato e non si può leggerlo a sorsi e morsi. Ma l’impresa è più tenue se le parole usate sono come quelle del libro “Prigioniera”.
È ambientato nell’Italia dei primi anni del ‘900 il nuovo romanzo dellagiornalista e scrittrice Maria Cristina Torrisi, la quale con grande maestria ci porta garbatamente in un atmosfera di altri tempi.
La musica, i mobili, i paesaggi e i vestiti vengono narrati come se fossero stati fotografati dall’autrice, dando l’impressione che ella abbia vissuto in prima persona in quegli anni e creando così un’atmosfera che pervade l’intera opera.
La parte di certo più generosa sono le parole stesse dei protagonisti oraespressi attraverso dialoghi ora attraverso lettere con cui la Torrisi sembra avere perfetta dimestichezza.
Il romanzo storico con una leggera venatura di noir in cui si muovono Edga e gli altri protagonisti delle vicende di “Prigioniera” sembra essere stato cucito addosso alla Torrisi, che ne tesse la trama con assoluta naturalezza, così da regalarci attimi d’inizio Novecento con tutte le luci e le ombre di quel tempo.
Il lettore viene accompagnato con dolcezza lungo la trama del racconto,anche nella scena più cruenta e dura, c’è sempre un’amabilità nelle parole usate che non appesantiscono il racconto.
La ricercatezza dei termini usati infine conferisce una certa nobiltà allo stile come solo il cuore puro di una grande scrittrice può fare.
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