Santa Venera al Pozzo, i luoghi di “Parasceve”

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Recensioni ed Eventi
A cura di Giusy Pagano

 

“Parasceve” è stato il tema dell’interessante conferenza di carattere storico-artistico che si è tenuta a fine maggio all’interno della Chiesetta di Santa Venera al Pozzo di Acireale.

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L’evento è stato organizzato dalla Diocesi di Acireale, Ufficio comunicazioni sociali; dalla Parrocchia San Filippo D’Agira in Aci S.Filippo e dal Comune di Acicatena, rappresentato dal primo cittadino Nello Oliveri.

Ospiti della serata sono stati don Roberto Strano, prevosto parroco della Basilica San Filippo D’Agira in Aci S. Filippo; don Carmelo Sciuto, direttore Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Acireale, e l’ingegnere edile e architetto Salvatore Schillaci.

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Ad aprire l’interessante conferenza è stato don Roberto Strano che ha brevemente raccontato cenni dell’incantevole scenario delle terme di S.Venera al Pozzo, dove nacque il culto di Santa Venera. In una chiesetta piccola, semplice, circondata da un verde spontaneo, dove si conserva un’antichissima tradizione di fede. È quella di “Parasceve”, per l’appunto, attribuito alla figura della Vergine e Martire nei primi secoli dell’era cristiana, raffigurata con una palma tricoronata, Vangelo, Crocifisso (metà XVII secolo), piatto con occhi, vasetto con unguenti medicamentosi, coppa/vasetto da cui fuoriesce una fiamma (XIII –XVII secolo).

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Questa immagine della Santa e questo incantevole luogo, sono stati fonte di ricerca, analisi e sviluppo di un progetto di studio del giovane ingegnere e architetto Salatore Schillaci.

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Il luogo potrebbe diventare, secondo lo studio progettuale dell’ ingegnere, un Museo Territoriale, dove affondano le radici culturali che legano il citato sito alla Santa, non a caso la sua tesi di laurea “PAR.A.sce.VE”.

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Conosciamo l’Architetto Salvatore Schillaci.

D. Ci racconti un po’ come è nata l’idea di preparare la sua tesi di laurea intitolandola “PAR.A.sce.Ve” e quanto ha inciso su di lei il culto di S.Venera al Pozzo nella ricerca e sviluppo del suo progetto.

R. La scelta di intitolare la tesi di laurea PAR.A.sce.VE nasce dal desiderio di voler racchiudere in una sola parola tutto il mio studio progettuale. Il termine, oltre a rimandare alla figura di Santa Venera, è acronimo di “Parco Archeologico scelto da Venera”. Nello specifico, la scelta di studiare il parco archeologico e la piccola chiesa di Santa Venera nasce non solo perché il complesso riveste un’importanza rilevante sotto il profilo storico per la storia delle Terre d’Aci, ma soprattutto perché vive nei miei ricordi sin dal periodo della mia infanzia, riaffiorando dopo tanti anni con un nuovo valore nella mia coscienza e nel mio immaginario.

Ho cercato di guardare la Chiesa non più singolarmente, ma integrata con l’ambiente naturale circostante.

Il culto di Santa Venera ha inciso molto sia nella prima fase del mio percorso di tesi che nell’ultima. Non possiamo progettare senza conoscere il forte legame che sussiste tra questo splendido esempio di santità e il sito archeologico.

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Secondo diverse leggende, qui sarebbe stata martirizzata la Santa e il suo capo, gettato nel pozzo, avrebbe reso l’acqua miracolosa. Per cogliere questa atmosfera suggestiva è stato opportuno fare esperienza del luogo attraverso un’attenta analisi degli elementi che lo compongono come l’antico pozzo, la sorgente, i mulini e le rovine archeologiche. Tali rovine si conformano con il paesaggio e, come ci suggerisce Marc Augé, “…sono come l’arte, un invito a sentire il tempo…”, esse rappresentano il punto più alto dell’arte, in quanto raccolgono le esperienze e le rappresentazioni del passato.

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L’acqua e il mito diventano parte dei temi trattati nel percorso progettuale a scala territoriale. La definizione dell’idea e la messa a punto del progetto ha riguardato, infatti, tutta l’area, secondo uno schema di parco archeologico e naturale in cui la chiesa di Santa Venera diventerebbe la prima stazione di visita. Si è scelto di integrare gli elementi archeologici presenti con gli interventi di tipo paesaggistico e architettonico. La progettazione dei nuovi volumi, necessari per una corretta funzionalità museale, si è basata sui principi della flessibilità e della reversibilità dell’intervento; questo inoltre prevede la realizzazione di uno spazio espositivo all’interno della chiesa e di un percorso museale esteso all’intera area archeologica. Il concetto di parco-museo o museo a cielo aperto vuole evidenziare l’importanza storica, ambientale e morfologica del luogo consentendo al visitatore di percepire l’identità originaria del sito.