Sacheverell Sitwell e la città barocca nel Novecento

Memorie: Impressioni di un viaggiatore inglese in Sud Italia e Sicilia

A cura di Rosangela Antonella Spina

 

(Editoriale Agorà 2014)

 

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Il barocco dell’Italia meridionale ‘si esprime in tutta la sua ricchezza, con una profusione di immaginazione sfrenata, tronfia, quasi barbara, fuori da ogni controllo, come la natura stessa il barocco è fantastico, imprevisto, vario e grottesco, dal genio esuberante,  e con manifestazioni che peccano di ostentazione, di pittoricismo chiaroscurale’: frasi e termini come in questo collage sono riconducibili a tutta l’ampia casistica di studi sul barocco che ha attraversato il XX secolo. Prendendo spunto da questa visione di barocco, il tema qui presentato è inerente agli studi storiografici sull’Italia meridionale, in particolare quelli dei primi anni del Novecento in ambito europeo. L’argomento trattato si inserisce nel dibattito internazionale di ripresa e comprensione critica del barocco, visto soprattutto come opposizione al diffuso tecnicismo funzionalista; come è infatti confermato dagli studi coevi di numerosi stranieri, qui citati, e man mano tradotti anche in Italia.

Questo saggio è scaturito da alcuni approfondimenti svolti sul tema della tradizione e innovazione dell’architettura siciliana, e catanese in particolare, tema di fatto avviato concretamente in seguito ai lunghi cantieri post-terremoto del 1693 nella Sicilia sud-orientale e protrattisi fino ad inoltrato Novecento. Emergeva l’importanza di una forza quasi autoctona del barocco locale, di una identità più forte di qualsiasi altro linguaggio artistico che nel frattempo cercava di insediarsi.

Per la Sicilia e il sud Italia sono stati qui confrontati i principali scritti su questa ripresa critica di barocco, avvenuta a partire dagli anni 1890-1930 e man mano sempre più crescente (nei Capitoli 2 e 4). Tra i diversi casi di studio si suggerisce una lettura alquanto originale, tratta da un autore e studioso di storia dell’arte – l’inglese Sacheverell Sitwell, del quale si tracciano nella prima parte brevi linee biografiche – che nei primi trent’anni del secolo, dall’Inghilterra verso tutta l’Italia, esponeva un percorso di conoscenza interessante ed anche inusuale rispetto ai temi consueti dei viaggiatori. Il suo contributo più significativo è stato quello di avere innescato, secondo quanto emerge dalle letture dei suoi libri, uno stimolante insieme di osservazioni storiografiche sul barocco del meridione d’Italia e della Sicilia soprattutto sud-orientale.

I Sitwell, infatti, una famiglia inglese di alto lignaggio, si sono rivelati fondamentali per il riconosciuto valore dato all’arte e all’architettura tardo-barocca nei primi anni del XX secolo, dopo anni di preferenze da parte dei viaggiatori stranieri verso il mondo classico. Di Sacheverell Sitwell è particolarmente apprezzabile quel suo modo di analizzare, scevro da pregiudizi indotti e sovrastrutture. Particolare attenzione sarà rivolta alle sue “letture” basate su aspetti percettivi, scenografici e storici.

S. Sebastiano Acireale

S. Sebastiano Acireale

In una prima parte del testo, dicevano, si affrontano le tematiche storiografiche sul barocco, delle quali sono riprese le linee essenziali e le ricadute che hanno “rivalutato”, soprattutto, l’architettura del Val di Noto dopo la ricostruzione post-terremoto del 1693 e della Sicilia sud-orientale. Si analizza il fenomeno di ritorno al barocco come ripresa di una tradizione di ascendenza italiana ma con significative sfumature locali, confacente in pieno all’anelata ricerca di identità nazionale degli anni Trenta. Basti pensare ai numerosi studi romani di Antonio Muñoz, di Vincenzo Fasolo, di Corrado Ricci, di Roberto Pane, all’opera “monumentale” di Giulio Magni e all’Atlante di storia dell’arte redatto da Ugo Ojetti e Luigi Dami. Personalità quali Enrico Calandra, Francesco Fichera, Salvatore Caronia Roberti, Stefano Bottari, Giuseppe Agnello, hanno affrontato su diversi livelli il caso storiografico siciliano; successivi,  gli studi di  Francesco Delli Noci e Maurizio Calvesi per il barocco leccese.

La seconda parte del testo analizza il percorso di Sacheverell Sitwell in Italia meridionale e Sicilia, estraendo dai suoi due testi editi nel 1924 Southern Baroque Art e nel 1967 Southern Baroque Revisited, alcuni frammenti e commenti sulla città barocca e alcuni confronti con letture coeve dalle significative ricadute. Nell’ultimo capitolo si analizza la figura di Sitwell, il suo ruolo di storico dell’arte a Londra negli anni Cinquanta, i contatti con Cesare Brandi, il confronto con gli studiosi stranieri dell’epoca (Dagobert Frey, Martin S. Briggs, Timothy Benton, Antony Blunt, André Chastel, Sigfrid Giedion, Nikolaus Pevsner, Christian Norberg-Schulz) che, come affiora da questa sintetica indagine storiografica, si sono confrontati più o meno direttamente con le sue analisi sul barocco.

Alcuni punti chiave dell’analisi sulle città del meridione hanno permesso di delineare una lettura ed un approfondimento rivolto a quella che è stata definita la ‘visione scenografica’ del barocco, promossa anche dai Sitwell in occasione di questi viaggi nel meridione d’Italia.