Itinerari dello spirito – Nuove Edizioni Bohémien – Aprile 2014
A cura di Carmela Nicolosi
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
Per il credente del nuovo millennio, che guarda a distanza i fatti accaduti dopo la morte e risurrezione di Cristo, la Pasqua segna senz’altro un momento di grande gioia e speranza.
Ma tornando indietro a quei giorni precedenti la Pentecoste, rivediamo una scena tutt’altro che confortante: i discepoli, quegli stessi discepoli che avevano tradito e abbandonato Gesù al suo destino, sono ancora piuttosto sfiduciati, confusi, la croce del loro maestro segna forse ancora una sconfitta per loro (come per noi) e non un libero atto d’amore donato gratuitamente per ogni uomo. I discepoli hanno tradito, sono scappati, hanno paura, non capiscono: che cosa c’è di meno affidabile di quel gruppetto allo sbando? E come non identificarci con loro ogni qualvolta la croce del dolore colpisce la nostra vita?
Essi stanno gradualmente prendendo consapevolezza che Dio non è morto. Per la mente umana di qualsiasi tempo la resurrezione è senz’altro un concetto difficile da accettare. Ma, come sempre, Gesù butta giù ogni incertezza e incredulità: Egli viene e viene in una comunità dove non si sta bene, dove le porte e le finestre sono sbarrate, dove manca l’aria. E tuttavia Egli viene. Non al di sopra, non ai margini, ma, dice il Vangelo «in mezzo a loro». (P. Hermes Ronchi)
E dice: «Pace a voi». Pace sulle paure, sui sensi di colpa, su quel dolore che sembra proprio insuperabile, pace su quella zona buia del cuore che non permette di vivere nella gioia.
E Tommaso non si era accontentato delle parole degli altri dieci; non aveva bisogno di un racconto ma di un incontro con il suo Maestro. Aveva bisogno di un’esperienza personale e individuale, come ognuno di noi. E Gesù lo vuole, e lo fa. Viene con rispetto totale: invece di imporsi, si propone; invece di ritrarsi, si espone alle mani di Tommaso: Metti, guarda; tendi la mano, tocca. (P. Hermes Ronchi)
E come con Tommaso, Gesù, nella Sua immensa delicatezza e nel rispetto di ogni libertà individuale, è disposto a replicare quell’incontro, a guarire per mezzo delle Sue piaghe, a riaprire gli occhi per renderci credenti e non più increduli.
Oggi come 2014 anni fa.
E allora, solo allora, quando sarà avvenuto questo incontro così intimo e personale con Dio, ognuno di noi potrà dire con Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
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