Critiche d’Arte
A cura di Maria Cristina Torrisi
Foto di Francesco Ferla
RIAPRE IL MAC | MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA LUDOVICO CORRAO DI GIBELLINA.
NELLA COLLEZIONE ANCHE UN’OPERA DI MARIA CREDIDIO.
Mercoledì 21 luglio il Museo d’Arte Contemporanea Ludovico Corrao di Gibellina riapre le porte ad una grande mostra con circa 400 opere di pittura, sculture, grafica, fotografie e maquette delle grandi opere di Gibellina Nuova e del Cretto di Burri, suddivise in otto sezioni che segnano il percorso espositivo storico-cronologico dal primo ‘900 alle ultime Avanguardie.
“Geometria della memoria” è il titolo dell’opera di Maria Credidio che farà parte della prestigiosa collezione del MAC “Museo d’arte contemporanea Ludovico Corrao di Gibellina”, detto anche Museo del Cretto di Alberto Burri. Una tappa significativa per l’artista, visto l’importanza che riveste il Museo, istituito nel 1996 dal Sindaco d’allora Sen. Ludovico Corrao, frutto di anni di ricerche e di acquisizioni, di incontri, dibattiti, studi e seminari.
Il museo è la testimonianza della devastazione del terremoto del 1968 che ha raso al suolo la cittadina di Gibellina. Ospita al suo interno una collezione che vanta circa 2000 opere d’arte tra fotografie, disegni, dipinti, sculture ed installazioni dei più importanti artisti, nazionali ed internazionali.
Nato dall’apporto di alcuni critici e galleristi, tra cui Achille Bonito Oliva, Appella, Argan, Calvesi, Di Stefano, Paparoni, Romero e Soldano, che hanno donato preziose collezioni di grafica, oggi è uno tra i più importanti Musei di Arte Contemporanea d’Italia, che custodisce opere di prestgiosi artisti. Per citarne alcuni: Afro, Boetti, Angeli, Bay, Battaglia, Beuys, Brindisi, Cagli, Capogrossi, Caruso, Chia, Christo,, Corpora, Cucchi, Dorazio, Dova, Ducrot, Festa, Fiume, Guttuso, Hamilton, Isgrò, Lupertz, Madè, Mariani, Mastroianni, Pollok, Pomodoro, Pozzati, Raphael, Rotella, Savelli, Schifano, Scialoja, Tinguely, Treccani, Turcato, Verna, e tantissimi altri, tra cui diversi stranieri.
Da oggi anche un’opera di Maria Credidio farà parte della collezione del prestigioso Museo con il lavoro “Geometria della Memoria”. Realizzata nel 2018, essa rispecchia coerentemente il percorso artistico della Credidio che, da un po’ di tempo, si è accostata alla simbologia e alle forme geometriche.
Non può che risaltare, nell’immediato, all’occhio dell’osservatore, la parte prospetticamente più lontana sulla quale campeggia la figura in primo piano: il nero dello sfondo. Negazione del colore per antonomasia, rappresentante il confine che segna la conclusione della fase vitale, è chiamato ad ospitare il simbolo della Stella di David. Cosa suscita nell’animo umano il “nero”? Un passato di dolore che è testimonianza della storia di una umanità messa alla prova. Ma è anche la prova del singolo. Dell’animo umano che ricerca se stesso dentro l’abisso del dolore.
Il nero è un tuffo, un’immersione quasi obbligatoria che l’osservatore, rapito, deve necessariamente fare per avvertire interamente la forza del male e contrapporla a quella del bene.
E’ pensiero ricorrente in Maria Credidio comunicare nella sua Arte l’unione tra spirito e materia: in molti suoi lavori è infatti presente “la necessità” di trascendere la materia verso l’infinito. E anche in questo caso l’incontro dei due triangoli della Stella di David simboleggia “l’unione perfetta dello spirito e della materia”.
Nell’opera di Maria Credidio è proprio la memoria che vuole emergere. Emergere dal dolore di ferite che mai potranno essere dimenticate.
Tre elementi fondamentali rappresentano essere il fulcro del lavoro dell’artista: il colore di base, il simbolo che si imprime “per non dimenticare” e poi il ricorrente utilizzo della forma geometrica. Perché è così presente? Sicuramente poiché la Credidio conosce “La psicologia delle forme”, ossia quella scienza che riconosce le forme geometriche come strumenti di comunicazione visiva che influenzano le capacità di percezione dell’essere umano.
Quindi è chiaro che subentra pure l’importanza della simbologia intesa come disciplina che studia i simboli e i loro valori. E’ attraverso l’uso del simbolo che un segno grafico, trascendendo il mondo fisico, acquisisce valore metafisico.
Nell’opera “Geometria della memoria” appare chiaro il linguaggio dell’artista in una comunicazione visiva “viva” che narra un tragico trascorso nella storia dell’intera umanità che “oggi” si fa “presente”.
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