PRESENTATO IL LIBRO “COMICI RANDAGI”

Recensioni ed Eventi – Nuove Edizioni Bohémien – Maggio 2014

A cura di Laura Maiorana

01“Comici Randagi” è il titolo del libro di Orazio Caruso, presentato lo scorso 7 maggio 2014 presso la Biblioteca C.C. “ R. Livatino” a Catania, in collaborazione con il Centro Culturale  “V. Paternò Tedeschi”, che ha permesso l’incontro tra l’autore, i due relatori – il Dott. Alfio Patti e il Dott. Privitera – e gli intervenuti: dialogo “amicale e salottiero” per scoprire un testo che oscilla tra “teatro e letteratura”. Esso si ripropone riscrittura della Shakespeariana “ Sogno di una notte di mezza estate”,  opera apparentemente  leggera ma, complessa come una delicata acrobazia circense. Il teatro è patrimonio dello scrittore, che lo usa per far emergere la realtà in modo didattico, terapeutico e creativo : < E’ uno spazio magico in cui espressioni ed azioni escono  dal transeunte, rimanendo impresse nella scena eternamente. Le parole a teatro sono verità>.  La lettura di un brano del lavoro di Caruso,introduce  i presenti, nel vivo della narrazione : una lunga e-mail scritta da Alice- uno dei personaggi principali  – al suo professore,nel momento in cui si accinge a fare ingresso nel mondo adulto, terminato il periodo scolastico. Il tono della ragazza, dal nome evocante effimera spensieratezza, è aspro e accusatorio : sfida l’autorità del “ maestro” , critica la generazione alla quale egli appartiene, definendola sconfitta . Alice vuol esplorare “ le sue meraviglie” andando alla ricerca del padre naturale che ha scoperto di avere a 18 anni. Per lungo tempo aveva creduto “ papà “ un uomo che non aveva con lei alcun legame di sangue. La sua ribellione la porta a cercare le proprie radici, in questa Sicilia che, terra di mezzo, diviene scena di rappresentazione teatrale della vita.  Il viaggio errante di Alice la conduce a due fratelli  – i protagonisti – dal carattere speculare: Eugenio – padre naturale della giovane e affermato regista  – e lo zio, Alfio, bibliotecario dal talento sprecato,  in attesa di cogliere le successive occasioni, avendo perso le precedenti.  Sono loro i  “ randagi” di cui parla lo scrittore, figli entrambi di una generazione probabilmente sconfitta ma non da ritenersi fallita. La differenza tra i due termini – sostiene  il prof. Caruso –  è una questione di coerenza di ideali: lo “sconfitto” ha perso una partita ma, sicuro delle proprie convinzioni, si prepara a combattere  battaglia che seguirà; il “ fallito” è pronto a rinnegare se stesso, adottando schemi altrui. Eugenio e Alfio appartengono  alla schiera di coloro i quali hanno investito molte energie per “abbattere” la figura paterna, simbolo di opprimente autorità, entrambi sono vagabondi “ randagi”, senza collare, liberi si ma, consapevoli di poter contare solo sulla propria forza, raggiungendo la meta magari in autostop. Il vagabondaggio diviene così avventura verso l’ignoto in cui ci si tuffa senza timore e senza sostegno. Il titolo dell’opera quindi, induce ad una doppia riflessione :  “ comico” è un termine che in origine veniva ad indicare l’attore generalmente  considerato e non nella sua accezione “buffa”. I personaggi sono per questo, “ attori” nella realtà ed inoltre erranti e tristi “ randagi”. Il ritorno, in Sicilia di Eugenio,  rappresenta la sua occasione di crescere attraverso il passato. L’esistenza di una figlia, lo rende finalmente adulto e genitore. Eugenio ed Alfio hanno perso ma non sono falliti. Esiste per l’autore egual bellezza nella sconfitta e nella vittoria. In un confronto tra due generazioni ( padri –figli), tanto cronologicamente attigue quanto interiormente distanti emerge che, l’epoca moderna – afferma l’autore – sia incentrata sul bisogno di vittoria. < E nel caso in cui si perda? La società odierna,  non insegna a reagire costruttivamente alla sconfitta , a gestire l’abbandono attraverso la rielaborazione del vissuto. La “ bellezza” non è insita nell’esito positivo di un’impresa, quanto nella lotta che la precede>. Solo se prima si combatte, volgendo ogni fibra muscolare verso l’obiettivo, creando soluzioni, sperimentando il proprio intuito, c’è armonia. Impiegare le proprie forze: questa è meraviglia, il risultato è un dettaglio, esisterà sempre un profitto il cui nome è esperienza.   Secondo gli intervenuti, prima degli anni settanta il filo degli ideali era un collante tra le diverse generazioni che andavano via, via passandosi il testimone. Dopo questo periodo la continuità è stata recisa. L’uomo moderno, scrollatosi le spalle dalla polvere della tradizione e resosi indipendente dall’austera autorità che lo aveva trasformato scarafaggio, si prepara, oggi ad affrontare una nuova e piena crisi d’ identità. Se prima il problema consisteva nell’affermare la propria autenticità coperta da una  retorica disciplina, adesso la ricerca dei nostri giovani, forse è volta alla rivelazione delle proprie radici, le tracce genetiche, che traducono un bisogno di appartenenza,rifugio o schienale per far riposare il dorso nei momenti di fatica e smarrimento. Il risultato è la nascita di un fenomeno antitetico al precedente : la nostalgia del padre o “complesso di Telemaco “– da una elaborazione del Prof. Recalcati. In questo incontro che attraverso la presentazione di un libro si rende occasione di riflessione su ciò che è patrimonio di ogni individuo e ciò che può essere utile al progresso dell’esistenza , l’autore parlando del “mestiere di scrittore” afferma: < Chi scrive deve essere chiaro a se stesso, il romanzo prima cantato in mente, solo se pronto sarà tradotto nero su bianco. Lo scrittore è proprietario delle parole che utilizza nel testo  creato. Egli è in grado di far assumere ad esse l’accezione che crede, cogliendone sfumature, scegliendo i contesti in cui utilizzarle, manipolandole.> E’ un lavoro, quello del narratore pieno di responsabilità. Le parole sulle pagine, sussurrate nella mente di chi legge riescono a sfiorarne l’interiorità, facendo scaturire emozioni, impressioni, immagini.  Lo scrittore ha il potere magico di interagire con la fantasia del lettore : una responsabilità e un privilegio che non deve sottovalutare. Ecco che  “Comici Randagi”- ed. Sampognaro & Pupi 2012- diviene un libro per chi abbia il tempo di leggere, seguendo e gustando la melodia che l’autore ha inteso far risuonare.