Recensioni ed Eventi
A cura di Domenico Torrisi
Accompagnata dai motivi originali del maestro Salvatore la Carruba e dalla lettura di alcuni brani dalla voce dell’attore acese Carmelo Rosario Cannavò, si è concretizzata, ieri sera, nel cuore della città, presso la Sala Costarelli, la presentazione del romanzo di Cristina Torrisi.
“Ada e Incubus, rivelazioni di una notte” ha coinvolto i presenti in una appassionata “lettura” di Antonino Leotta.
Cristina Torrisi è apparsa, in fulgente serenità, nell’offrire il suo lavoro letterario che lascia trasparire i tormentati segni di un suo vissuto. Si respirava l’aria di un canto libero tra la cerchia di amici che hanno voluto sfidare le regole condizionanti del coronavirus.
Dopo le immagini iniziali del book trailer che contribuivano a creare una sorta di ambientazione, la relazione di Antonino Leotta ha accompagnato il percorso tra i sentieri del racconto, proponendo anche delle chiavi di lettura.
“Uno scrittore fa certamente leva nelle proprie capacità di scrittura. Ma quando uno scrittore nella sua attività fa percepire di usare le componenti del suo vissuto, lo scritto diventa una
particolare ragione di vita. Dico subito che Cristina con questo romanzo ci ha manifestato, con determinazione e senza veli, una esperienza vissuta e la capacità di trovare nella scrittura una sua ragione di vita. Perciò Cristina scrive nella “Premessa”: “Questa fatica letteraria nasce a seguito di un periodo difficile della mia vita… Il personaggio, quello femminile…
indubbiamente, senza veli, ha tutta l’impronta del mio vissuto in questi ultimi tre anni”.
Proseguendo nella sua esposizione il relatore ha aggiunto: “Cristina ha scritto la storia di Ada. Ada è una delle
protagoniste di una storia di amore tradito”. A questo punto, Antonino Leotta si è soffermato sul dramma della morte dell’amore. Alla fine aggiungerà: “Tuttavia, mi preme chiarire che questa storia assume un volto diverso. Cristina racconta la storia di Ada e non nasconde la propria storia. Una prova di coraggio. Un coraggio risolutore”.
Tra i meandri di un castello dell’orrore, la protagonista Ada rilegge le struggenti pagine del suo diario che vanno a scontrarsicon i paurosi sogni che la tortureranno per diverse notti. Perciò
Antonino Leotta dirà: “La lotta tra diario e sogno riempie la trama del racconto di Cristina… Penetrare nei segreti di un
diario cogliendone ogni aspetto, ogni imprevisto, ogni inganno nascosto, ogni ansia, ogni sospiro e, nello stesso tempo, accettare di prendere parte agli intrighi di un sogno oscuro, pauroso, malvagio, beffardo: da questa duplice conoscenza emerge il segreto di una storia… E direi che la personificazione di realtà e sogno, l’incontro-scontro tra i due elementi viene materializzato nel dialogo-confronto tra Ada e Vlad”.
Interessante e cruciale lo sciogliersi dei dialoghi tra Ada e Incubus (Vlad). Ad essi seguirà il sogno-realtà risolutore.
Pagine che si leggono in un fiato quelle di Cristina. Pagine che parlano di vita. E la vita è la continua riscoperta da porre al centro di ogni esistenza.
Perciò Antonino Leotta concluderà con questa affermazione:
“ Lo spiraglio per uscire da un labirinto è il volere il proprio bene”.
In merito, si riporta, tra gli altri, la recensione del dott. Enzo Coniglio:
Cristina Torrisi da molto tempo ci regala uno spaccato di vita ancora sanguinante che scava nel profondo, alla ricerca di una libertà perduta a causa di un “Amore” che acceca e rende schiavi.
Il suo Incubus va letto insieme a PRIGIONIERA, di cui costituisce lo sviluppo naturale e virtuoso: la sofferta LIBERAZIONE; il ritrovare se stessa; la forza di amarsi grazie al supporto dell’amore catartico che comprende e che svela “l’altra faccia della Luna”, che in fondo costituisce la dinamica interiore dell’Amore, proteso tra Eros e Thanatos.
La testimonianza di Cristina è un grande regalo a tutti noi; è un invito a non aver paura di scavare dentro, di usare il bisturi alla ricerca di quella dimensione che forse anche noi abbiamo cercato di rimuovere e che chiede di essere liberata guardandosi attorno…
Aveva ragione Thomas Mann: “Nessun uomo è un’Isola”…
Grazie Cristina.
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