Il Marotta possiede “la cifra stilistica” dei grandi siciliani. Un esempio ci è dato dal Sciascia nel suo concetto di “sicilitudine”, che accomuna diversi autori.
A cura di Maria Cristina Torrisi
Una sala gremita di pubblico quella che ieri sera ha accolto lo scrittore Lorenzo Marotta, autore de “Le ombre del male”, romanzo presentato nella libreria Cavallotto di C.so Sicilia a Catania.
A relazionare sul lavoro del Marotta, sono intervenuti Gabriella Congiu Marchese e Francesco Peluso.
Dopo diverse citazioni di grandi nomi della letteratura, la prof.ssa Congiu ha voluto mettere in evidenza il contrasto che vi è nel libro dell’autore: da una parte, infatti, si evince una spinta che esula dall’habitat siciliano ( come anche accade nel primo lavoro del Marotta: “Le ali del Vento” ) per dare così spazio alla fantasia; dall’altra, invece, emerge un’esaltazione del proprio essere ancorato alla Sicilia.
Il Marotta possiede “la cifra stilistica” dei grandi siciliani- ha ancora affermato la relatrice. Un esempio ci è dato dal Sciascia nel suo concetto di “sicilitudine”, che accomuna diversi autori. Se da un lato, il tema è all’avanguardia, dall’altro è legato alla Patria, quindi “tra innovazione e mito”. E’ inoltre presente il tema della morte, vissuto come qualcosa di logico e allontanato al tempo stesso, con un distacco che esula dal divenire dramma.
Si tratta di un romanzo dentro un altro romanzo- ha ancora sostenuto- poiché al suo interno vi sono storie “minori” non per questo di importanza inferiore.
Non meno esaustivo l’intervento del Marotta che, nel parlare al folto pubblico intervenuto, ha mostrato la sua autenticità di persona umana e scrittore: “Io scrivo con grande onestà – ha detto -, per bisogno. La mia è una scrittura vera, tanto da essere coinvolto nella trama e nei personaggi del mio lavoro. Nel mio intimo vi è una ribellione, una tensione morale e civile per tutto ciò che è da condannare nella nostra Terra. Pur tuttavia, tengo a parlare pure delle risorse non solo paesaggistiche quanto morali (ricordiamo i grandi nomi come quelli di Giovanni Falcone, di Pio La Torre e di tanti altri, anche poco conosciuti, un po’ lontani dalla memoria collettiva).”
Il romanzo del Marotta è da un canto un libro-denuncia, che si scontra con certe mentalità e figure che schiacciano la nostra Terra, poteri invisibili, ombre presenti che stringono in una morsa la Sicilia, dall’altro è un mezzo per voler comunicare la voglia di giustizia e lanciare il messaggio della fiducia perché, con l’aiuto della collettività, le cose negative possono tramutarsi in buone.
Molto attenta è stata anche la relazione del Prof. Peluso che ha parlato di un doppio livello di lettura: da un canto Isabel, la protagonista del romanzo, costituisce il tessuto connettivo di tutto ciò che accade tra le pagine del libro. E’ la figura importante, è la storia del libro, è l’umanità che si trasforma e si evolve. Questa figura rappresenta la sicilianità e la donna moderna al tempo stesso; dall’altro vi sono le storie che si intrecciano nel romanzo e rappresentano una serie di eventi che riconducono sempre al male. Non si parla, infatti, solo di mafia ma anche di malattia, di solitudine, di sofferenza….Eppure, certi drammi, il Marotta sa descriverli con il giusto distacco, con un linguaggio che non vuole usare certe esasperazioni.
In tal modo, il primo piano di lettura, secondo il Peluso, è quello delle storie che si intrecciano, mentre il secondo è quello della metafora: l’autore s’ispira alla Sicilia ma, in realtà, parla dell’umanità. E la metafora più importante è che c’è un’umanità malata ma che può aiutare se stessa a guarire grazie alla fiducia, che è il messaggio più profondo del libro.
Le letture dei brani sono stati piacevolmente accompagnati dalla melodiosa voce di Maria Grazia Ardita e dalle gradevoli note del musicista, medico e appassionato di poesia, Giosuele Sciacca.
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