Salute e Benessere
A cura di Federica Zanca
Un umorista inglese della metà del secolo scorso sosteneva che la parola “piedi” è innominabile, è un plurale volgare! Se diciamo di avere dolore ad un piede chi ci ascolta pensa che possiamo soffrire di una patologia particolare, pensa che abbiamo subito una slogatura, una distorsione, uno strappo.
Invece dire che mi fanno male i piedi evoca immagini assolutamente grezze di calli, verruche, unghie incarnite e simili, tutte affezioni poco piacevoli e gradevoli che si preferisce ignorare. Addirittura, ai giorni nostri, c’è ancora chi quando deve nominare i piedi introduce il discorso con l’espressione “con licenza parlando” come a volersi scusare anticipatamente per quanto dirà dopo.
Non siamo, comunque, a livello dell’Inghilterra vittoriana quando gambe e piedi scomparvero dai discorsi e vennero sostituiti con le parole “arti inferiori e arti superiori” perché stimolo di immagini sessuali poco consone. Le padrone di casa coprivano gambe e piedi delle loro dame con lunghi
vestiti, appunto per proteggerle da occhi indiscreti e pensieri malsani di qualche uomo che le vedesse.
Tutto questo per dire che non c’è da stupirsi se la podomanzia è una forma di divinazione quasi ignota in Europa, ma praticata in Paesi meno puritani dove i piedi vengono chiamati con il loro nome e sono tenuti normalmente scoperti senza suscitare isterismi e paranoie!
Eppure, questa disprezzata parte anatomica della persona è il sostegno di ognuno: nulla può la testa senza il piede e senza questo punto di contatto con la Madre Terra saremmo come alberi senza radici e ci mancherebbe la forza di alzarci verso il Cielo.
Molte locuzioni e molti motti fanno riferimento ai piedi: si poggia il piede per terra per prenderne possesso, si tengono in piedi per terra se si è dotati di realismo, si mettono i piedi in testa a qualcuno
se si è dispotici, si va con i piedi di piombo quando si è molto cauti, si tengono i piedi in due scarpe quando si è opportunisti, ci si dà la zappa sui piedi quando si è artefici della propria sfortuna.
Ragionare con i piedi e un lavoro fatto con i piedi significano rispettivamente non usare la testa e
fare un qualcosa male e senza impegno.
Chi cammina con il piede di papera ha un portamento goffo, chi ha un piede di capra è agile nell’arrampicarsi, chi ha un carattere forte, deciso ed estroverso non permette che l’erba cresca sotto
i suoi piedi, chi è ostacolato da qualcuno vicino ha una palla al piede, se ci si alza dal letto con il
piede sinistro si preannuncia una giornata piena di guai!
Baciare i piedi ai signori è segno di sottomissione, lavarli come fece Cristo agli Apostoli durante l’Ultima Cena è compiere un gesto di grande umiltà. In alcuni luoghi sacri dell’Islam levarsi le scarpe prima di entrare è segno di rispetto e devozione verso la divinità; presentarsi a piedi nudi a qualcuno è manifestare la propria condizione di inferiori e penitenti. Enrico IV ad esempio fu costretto a subire una simile umiliazione quando si recò a Canossa per farsi togliere la scomunica papale e lo stesso fu per Enrico II d’Inghilterra, mandante dell’omicidio di Thomas Beckett, arcivescovo di Canterbury, che fu obbligato a pubblica ammenda per purificarsi l’anima.
Le calzature, poi, che si indossano hanno spesso indicato per materiale, per modelli, la classe sociale, la professione e le scelte di vita, oltre che la fascia climatica e il tipo di terreno da affrontare. Foglie di papiro e palma intrecciate erano le ciabatte di casa per gli Egizi, sandaletti con i lacci erano usati dai Greci per le loro passeggiate, gli stivali al ginocchio proteggevano i cavallerizzi e i soldati, i galli utilizzavano calzari con legacci che servivano a tenere ferme le brache attorno al polpaccio, i frati indossavano e indossano tuttora sandali in cuoio non conciati, serie scarpe nere sono indossate dai sacerdoti simbolo di rinuncia al lusso e alla mondanità, i borghesi indossavano scarpe robuste senza troppi fronzoli, i contadini indossavano pesanti zoccoli molto rudimentali per non sottrarre denaro che serviva alla famiglia.
Le donne, invece, indossano scarpe di pelle, eleganti, all’ultima moda, con il tacco o senza anche a seconda della statura; la scarpa con il tacco rende femminilità ed è sexy anche con un pantalone o un jeans.
La scarpa femminile gratifica pure la vanità della donna; si va da scarpe molto semplici a scarpe con fiocchetti, perline o altri ornamenti, a punta o con punta arrotondata; ogni donna sceglie ciò che più la appartiene e ciò con cui si sente più a suo agio sicuramente tenendo presente dove sta andando in quel momento con quelle scarpe.
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