ATTUALITÀ
di Antonino Leotta
L’obiettivo ideale è coniugare il dire col fare. Un obiettivo producente. Arricchente per sé e per gli altri. Un obiettivo coerente. Perché concretizza nell’azione i contenuti di una idea espressa. Diciamo che il fare accompagna il dire e diventa il frutto del pensiero.
Capovolgendo l’ordine dei due termini “dire e fare”, l’antica saggezza popolare siciliana si esprimeva nel detto “l’òmu di bona cusciénza, comu òpira accussì pensa”. L’operare che lascia trasparire la rettitudine del pensare. Ma forse si tratta di una deduzione che pone la saggezza del pensiero a fondamento del coerente agire. In ogni caso, si mantiene sempre la relazione tra dire e fare.
In effetti, spesso spendiamo parole che, in una immagine diffusa, si assomigliano allo scorrere di un fiume in piena. E che, seguendo l’immagine, sfociano nel mare e si disperdono negli oceani. Torna opportuna anche l’immagine delle parole al vento. Diventa impossibile afferrarle. Per “farle” nostre. Per condurle, quindi, agli ambiti del fare, dell’agire. Dell’essere. Insomma quando la parola non si fa vita, si disperde nel mare o nell’aria. Scorre come l’acqua. Vola come il vento.
Torna opportuna la storia del Verbo che si fa carne. Ma quella è un’altra storia.
Di conseguenza, ci capita di incontrarci con comportamenti che non sono generati da un intelletto, non partono da una idea. Sono irrazionali. Istintivi o istintuali.
Mi piace qui riportare una immagine e un pensiero di un poeta acese che, contemplando la particolare architettura della Cupola della Chiesa di San Michele in Acireale priva di un lucernario superiore, così si esprimeva: “chìssu è lu veru sìmbulu du Jacitanu populu che ha panza e non ha testa”. E’ un modo come condannare un agire dai toni bassi che non viene guidato dal pensiero.
Ma mi si consenta, in coda, di spezzare una lancia a favore di alcuni casi in cui ci si ferma al dire. Immaginate persone che per una vita hanno coniugato il dire col fare. Lo hanno dimostrato in mille circostanze. Hanno, talvolta, pagato di persona quella coerenza che ha contraddistinto la loro esistenza. L’età avanzata, lo stato di salute o l’impossibilità di una presenza fisica dimostrativa, le costringono a fermarsi al solo “dire”. A lanciare idee. A rivolgere inviti alla riflessione. A spronare alla responsabilità e all’impegno.
La loro è una presenza profetica. E’ la dinamica della circolazione delle idee. Sarebbe qui utile un approfondimento del “lògos” nella storia del pensiero filosofico. Intanto, diciamo che i nostri giorni hanno tanto bisogno di qualche raggio di luce che illumini il cammino.
I pensatori che, per vari motivi, rimangono impediti da una operatività dimostrativa, rimangono insostituibili. Sono i custodi e i diffusori del pensiero.
Ed è un delitto accusarli di inettitudine.
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