“Alcune indagini statistiche dicono che nel 2011 siano state oltre 4 mila le coppie di italiani che si sono recate all’estero per sottoporsi alla fecondazione assistita, di questi più della metà per ricorrere alla fecondazione in vitro eterologa.”
Dopo molto meditare, la Corte costituzionale ha deciso di non pronunciarsi sui ricorsi presentati da tre coppie di Firenze, Catania e Milano, che avevano chiesto una decisione di incostituzionalità sul divieto di applicare la fecondazione assistita eterologa in Italia.
La legge 40/2004 che disciplina la materia in ambito di fecondazione assistita, vieta la fecondazione in vitro eterologa nella quale il seme o l’ovulo possono provenire da un donatore esterno, a differenza della fecondazione omologa nella quale invece entrambi i gameti che andranno a formare il futuro embrione appartengano alla coppia.
La consulta in una pilatesca pronuncia ha rimandato ai giudici di merito dicendo di “valutare la questione alla luce della sentenza, risalente allo scorso novembre, dunque successiva ai ricorsi, pronunciata dalla Corte Europea sui diritti dell’uomo di Strasburgo”.
Qualcuno la vede come possibile una vittoria del Si, altri sono certi del secco No della Consulta, quello che è certo che la Legge 40 non ha avuto un’altra sforbiciata come quelle precedentemente inferte riguardanti: a) abolizione del limite di possibile fecondazione limitato a solamente tre ovociti; b) possibilità di fare diagnosi sull’embrione prima di trasferimento nell’utero; e c) riammissione in congelamento degli ovuli fecondati e non utilizzati subito.
Mentre in passato dunque sono state chiare le pronunce propositive della Corte Costituzionale che invitava i giudici a meglio applicare la Legge 40, questa volta il silenzio calato sembra suonare come un alt.
Il problema rimane quello che, ancora una volta, in ambito Europeo non si ha una disciplina comune e condivisa, così che ci sono Stati con leggi consenzienti, altri che si oppongono totalmente, così da favorire i “viaggi della speranza”, che sono spesso dei veri e propri esodi o calvari nella speranza di dare alla luce un figlio.
Alcune indagini statistiche dicono che nel 2011 siano state oltre 4 mila le coppie di italiani che si sono recate all’estero per sottoporsi alla fecondazione assistita, di questi più della metà per ricorrere alla fecondazione in vitro eterologa.
Il giro d’affari intorno a questo tema è certamente da capogiro si parla di 3-10 mila euro per un intervento presso un centro straniero, che si abbassa se ci si reca in una clinica dell’Est europeo.
Delicatissimo dal punto di vista giuridico è anche capire chi ricorre alla fecondazione assistita eterologa, dicono le statistiche che a fronte del 40% di coppie eterosessuali sterili, ci sarebbe anche un 40% di single e un 20% di omosessuali che così facendo, non solo aggirano la Legge, ma creano un problema identificativo riguardo ai diritti acquisibili.
Al di là delle considerazioni sul delicatissimo argomento dell’eugenetica su cui da anni ormai la Bioetica si interroga, una cosa appare certa e chiara la Legge 40 va riformata e quantomeno adeguata alle pronunce che si sono avute nel corso di questi anni così da poterne avere una lettura più consona e in linea anche con le pronunce avutesi negli anni recenti.
Salvo Cavallaro
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