RECENSIONI
A cura di Germana Ferlito
“Ogni cosa appassisce/io mi scopro a frugare/in vetrine di morte/quando il sabato sera/la tenerezza rimane senza compagnia”.
È il 1970 quando Léo Ferré incide “Avec le Temp” che giungerà in Italia 2 anni dopo con Gino Paoli.
Leggendo “Ada e Incubus” l’accostamento è stato immediato: l’amore tradito, l’abbandono, la separazione, la tenerezza interrotta, gli “anni perduti”.
Inoltre la narrazione è accompagnata, in diverse scene, da un citato sottofondo musicale, ad esempio: “La lugubre gondola” di Liszt, i valzer di Strauss e la “Danse macabre” di Saint Saens in cui si raggiunge l’acme del romanzo stesso, in una scena particolarmente suggestiva.
Ada in abito da sposa, in una danza macabra, è succube di un rito privato dalla sacralità: la fede che...
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