NUTRIRSI

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ARTE E CULTURA

NUOVE EDIZIONI BOHEMIEN

A cura di Antonino Leotta

(Immagini utilizzate da Alba Massimino nel suo sito)

Tutti gli essere viventi hanno bisogno di nutrirsi.

Le piante si nutrono di sole e affondano le radici nella terra da dove traggono alimento. Gli animali di ogni specie si nutrono di vegetali e animali. Le persone umane si nutrono di vegetali, animali e composti chimici. Oggi si fa anche uso di alimentatori combinati.

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Evidentemente, questo tipo di nutrizione serve essenzialmente a sostenere il fisico.
Noi persone umane che occupiamo il gradino più alto nella scala dei viventi, oltre al fisico, abbiamo bisogno di nutrire l’intelletto (noùs) che accoglie il pensiero.

E abbiamo anche in carico un’anima e uno spirito.
Perciò vi invito a fermarci a prendere in considerazione le componenti fondamentali del nostro “essere”, rilevando i punti cardine del nostro insieme: corpo, anima e spirito.

E’ fondamentale ammettere che questi elementi compositivi sono sostanzialmente e inequivocabilmente insieme presenti. E, per sostenere una attività costante e consentire la sicurezza del vivere, hanno bisogno di una appropriata nutrizione. Se abbiamo identificato ciò che principalmente alimenta il fisico, dobbiamo cercare ciò che può alimentare l’anima e lo spirito.

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Nella dinamica del mondo dei pensatori il punto di partenza per nutrire la mente e consentire uno sviluppo complessivo è la conoscenza. E’ come la radice di un albero la conoscenza. Cerca continuamente di stendersi e di penetrare per trovare alimento.
E, nel suo itinerario, si spinge alla ricerca del bello, del buono, del vero. L’incontro con queste realtà apre alla possibilità di uno scambio che non ha confini nella sua intensità.

Evidentemente da secoli i filosofi si sono impegnati su questa strada. Gli spazi sono limitati e, su questo argomento, mi limito a tirare in gioco due filosofi. Il primo è David Hume, il filosofo dell’esperienza soggettiva. La sua idea è che “ il bello è negli occhi di chi lo contempla”. Il che sembra porre dei limiti a una concezione più vasta che porti a una concezione oggettiva del​ “bello”. La stessa situazione si porrebbe per raggiungere il “buono” e il “vero”.
Il che porta al classico interrogativo: esiste il bello, il buono, il vero?

Immanuel Kant ha un approfondito studio su la “Critica del giudizio estetico” e, per superare il limite soggettivo del “bello” esige che ogni giudizio estetico per assurgere a valore universale deve manifestarsi disinteressato. Una persona prova un particolare piacere nell’incontro con qualcosa che lo coinvolge e lo porta ad esprimere un giudizio estetico. Poiché quel giudizio è
contrassegnato da un compiacimento disinteressato, questa prerogativa sancisce la valenza universale del “bello”.

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Non vorrei perdermi in un discorso complesso e sintetizzo al massimo. Dobbiamo tener presente che il lungo percorso della filosofia ci ha posto dinanzi (o a posto in contrapposizione) due “correnti” che vennero poi chiamate “Idealismo” ed “Epirismo”.

Abbiamo posto Platone tra gli idealisti (prima le idee e poi “le cose”) e Aristotele tra gli empiristi (“ non c’è nulla nell’intelletto che non sia prima nei sensi”). Ci saranno, in seguito, Cartesio e
Locke a continuare la distinzione ed… altri ancora.
Kant ha cercato di combinare insieme le due cose che ha chiamato “Intelletto ed “esperienza”.

Il cammino verso l’unità continua ancora oggi e sembra orientato a cogliere la fondamentale presenza della “sapienza” che è “conoscenza” alla quale si arriva con l’apporto di tutte le facoltà a disposizione o in possesso della persona umana.

A prescindere, quindi, dal soggettivismo e dell’oggettivismo, azzardiamo la tesi dall’apparenza semplicistica che il bello, il buono e il vero esistono perché se ne ha percezione attraverso l’esperienza e se ne trova la ragione nella intelligenza.
Dostoevskij nel romanzo “L’idiota” farà dire al Principe: ”La bellezza salverà il mondo”. L’espressione verrà utilizzata in tante occasioni. La uso anch’io adesso e lego strettamente il bello al buono e al vero citando anche Platone: “Il bello è lo splendore del vero”.

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L’armonia del “positivo” ha la capacità vitale di saldare insieme l’energia dell’universo che comprende le profondità dell’animo umano ed è, nello stesso tempo, compresa dalla immensità senza confini dello spirito. Non siamo racchiusi in una gabbia ma lanciati in uno spazio che non ha limiti per volare sulle ali del​ sublime. E il bello, il buono e il vero sono quelle ali che ci nutrono di sublime.

Il discorso successivo sullo “spirito” richiede un particolare approfondimento anche perché ci affacciamo all’incontro della persona umana con un Essere Supremo.

A conclusione -e direi anche a conforto- di queste mie strane riflessioni mi piace allegare l’esperienza concreta di un incontro con l’arte. E, così, per rispetto di Kant, il sentire dei sensi si unisce all’intelligere, la percezione alla ragione, la sensibilità alla conoscenza.

La Prof Alba Massimino, che si occupa dell’aspetto artistico nel gruppo culturale “NUOVE EDIZIONI BOHEMIEN”, ci ha
proposto, da tempo, sul suo sito personale, una particolare nutrizione che richiede una sensibilità e una volontà particolare: nutrirsi del bello.

Ogni giorno continua a pubblicare una serie di immagini che io racchiudo in tre gruppi: il primo accosta numerose immagini della natura con ampi paesaggi, fiori multicolori, amorevoli animali e altri particolari che offrono forme e colori esaltanti.

Il secondo gruppo presenta volti di conoscenti o sconosciuti che esprimono sentimenti confortanti.

Il terzo gruppo, infine, propone dipinti di autori di ogni tempo che parlano il linguaggio convincente del reale o, più ancora, dell’immaginario o del sogno fantastico.

Definirei tale panoramica di inestimabile valore una mensa sempre imbandita che offre cibi raffinati per anime insaziabili.
Più ti ritrovi a contemplarli e più si affina il tuo gusto e si ingentilisce il soffice palato del tuo spirito. E’ come ritrovarsi al centro di una museo che non ha limiti, che non ti lascia incontrare con confini. Perché la bellezza della natura e dell’immaginario di un artista non ha limiti. Non ha confini.

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Ho letto di un signore che per tanto tempo si recava ogni mattino in una sala di un museo e restava seduto a contemplare le opere esposte. Quando gli chiesero il perché del suo comportamento, rispose con un’altra domanda: ti sei chiesto perché da tanti anni mangi almeno tre volte al giorno senza mai fartene scrupolo?
Azzardo una strana idea: ogni giorno siamo sommersi da notizie drammatiche che riportano comportamenti violenti, odio, malvagità, inganni, furti, ingiustizie, soprusi che accostano la​  persona umana alle belve. La belva va in cerca di preda perché ha bisogno di nutrirsi. Stiamo celebrando Dante a settecento anni dalla morte. Ad apertura della Divina Commedia, nel primo canto dell’Inferno, il Poeta incontra una lonza e, poi, anche un leone e una lupa che si presenta aggressiva perché ha fame e il poeta aggiunge che “dopo ’l pasto ha più fame che pria”.

Virgilio gli darà una certezza: la soluzione del dramma esistenziale si risolverà con la venuta del “veltro”, un animale che non farà violenza perché si ciberà solo di “sapienza, amore e virtute”.

Abbiamo tanto e sempre bisogno di nutrirci del buono, del bello, del vero. Per uscire da una selva oscura di una umanità sconvolta.