Cronaca di un’epoca – Nuove Edizioni Bohémien – Edizione Speciale – Marzo 2014
A cura di Graziella Graziano
Spulciando la “Cronaca” di Cristoadoro ci si rende conto che il Carro era solo un momento del Carnevale catanese di fine ottocento. Infatti il grosso della popolazione era coinvolto nei Veglioni e nei balli che si tenevano sia in piazza che nei teatri.
I gestori dei teatri catanesi, il Comunale, il Nazionale, il Castagnola, l’Arena Pacini, il Massimo Bellini, tolte le sedie e le poltroncine dalla platea, addobbata la sala con luminarie e festoni, allestivano i veglioni con grande concorso di popolo, anche in maschera, allettato dai premi che venivano messi in palio dietro il contributo di una modesta somma. Per esempio nel 1889 al teatro Nazionale “il primo premio consistente in un bellissimo servizio da the fu dato ad una coppia di contadini elegantissimi; il secondo premio un orologio a pendolo donato ad altra coppia di bimbi contadini vero amore campestre” oppure in un’altra serata all’Arena Pacini “si diede un bell’orologio sotto campana di cristallo ed una rosoliera”
In genere le donne entravano gratis, mentre pagava il biglietto l’uomo che le accompagnava.
Tra i teatri si distinguevano il Comunale ed il Massimo, dove venivano organizzati veglioni e “parè masquè “ frequentati dalla Catania “in”. Infatti vediamo come il lunedì di Carnevale del 1893 “al Massimo ballo distinto per nobili e civili famiglie con l’entrata di £ 6 a scopo di beneficenza, tutti i palchi compresi i bochsc (!) gremiti di signore e signorine che si portarono in platea per danzare, cavalieri in marsina, la festa terminò alle 7½ ant. al suono della marcia reale”, mentre “nella piazza del teatro già Nuovaluce, le carrozze a doppia fila oltrepassarono il n. di 200. Teatro nella sua piena splendida luminaria”.
Ma non sempre tutto poteva andare per il verso giusto, leggete cosa succede sempre al Massimo, il Giovedì grasso del 1891, “al teatro Massimo Bellini Parè Masquè , l’entrata di £ 10 per uomo, £5 per donna, oltre ai palchi di 1° fila £ 25, di 2° £20, di 3° £ 15, di 4° £ 10, signore e signorine di stupenda toilette, servizio di buffet splendido, teatro ben messo, ma …. le signore non scesero in platea per ballare perché in mezzo vi stavano delle cocottes”.
Come dicevo prima le piazze, soprattutto perché non era chiesto nessun contributo in denaro, erano i luoghi dove si raccoglieva “un popolo chiassoso”. Le serate erano animate sia dalle bande musicali locali sia da quelle che venivano da vari paesi Aci Sant’Antonio, Viagrande, Taormina, Leonforte. “A sera balli nelle piazze di Porta d’Aci, Duomo e Piazza S. Filippo, oggi battezzata Mazzini, ove nella prima suonava la militare, apparati gli alberi con pallonetti e bandiere; nella seconda al Duomo la banda del Convitto; nella terza in Mazzini, suonava la civica. La piazza Duomo illuminata a gaz fuori dell’elefante, la Mazzini con fanali a palle per ciascheduna colonna; la Stesicoro con branconi a candelabri e pallonetti negli alberi”. Ma con l’arrivo della luce elettrica, “le tre piazze illuminate oltre al gaz di festa con lanterne a luce elettrica”. I “festivals” duravano fino a tarda sera , a meno che “il tempo fece pioggia e si sparecchiarono”.
Il giovedì grasso nei teatri si organizzavano balli per i ragazzi ospiti dei vari istituti cittadini. “Nel foyer del teatro Massimo ballo dei fanciulli, indi distribuzione dei doni”; al Collegio Cutelli “solito teatrino dei ragazzi con ballo”; al teatro Nazionale “ballo di fanciulli che ebbe un esito gaio e brillante; la sala era gremita di piccole maschere appartenuti a diversi istituti di educazione, ciascuno di essi ebbe un dono, ed un premio coloro che si distinsero. Teatro pieno di belle signorine e signore assistenti dai palchi che miravano i piccoli ballerini che ogni tanto facevano dei pasticci nelle quadriglie”.
I nobili e le famiglie benestanti organizzavano anche veglioni privati.
Nel 1893 al Circolo Artistico “festa da ballo, numerosi invitati canto della signorina Arcuri e menu del giovane Stella” mentre nel 1888 “il ballo al Circolo Unione fu animato con più di cento fra signore e signorine, le sale messe splendide, la serata fu aperta con la solita musica e canto di signorine, poi le danze animate sino alle 5 di stamattina”.
Nel 1887 con grande partecipazione di signore e signorine elegantemente vestite, “alla villa Felice dirimpetto la porta piccola della Collegiata, dal proprietario Taranto, con sale a primo piano bene addobbate e illuminate a luce elettrica” oppure “al gran ristorante La Fenice, sotto la casa La Piana dirimpetto l’Università”.
Non poteva certo mancare “in casa Trewhelle ricco banchiere estranazionale che abita il piano nobile dell’avv. Carnazza Puglisi, ebbe luogo un ballo in maschera riuscito benissimo, vi furono signore e signorine elegantemente e bizzarramente mascherate”.
Voglio chiudere questa carrellata del Carnevale di fine 800 a Catania trascrivendo la sfilata delle carrozze che si apprestò alla Villa Bellini, aperta al pubblico proprio in quel 1883.
“Domenica 28 Gennaio 1883: Al nuovo Giardino Bellini sin dalle prime ore del giorno si incominciò a piantare delle bandiere lungo quei viali e su i candelabri dando un bel colpo d’occhio di vivaci colori di mezzo al verde delle piante ed al bianco della soprastante Etna dirimpetto, come pure stava così bene apparecchiato il viale Regina Margherita da dove avevano l’entrata le carrozze per far mostra del corso di gala. All’1 pom. il popolo prese posto da per ogni dove, tutto era un muover di teste, gente d’ogni ceto ed età. Nei due chioschi suonavano le bande l’una dopo l’altra, nel vecchio la cittadina nel nuovo la militare. Sopra quel piazzale delle due gradinate lungo il viale tra i due ponti s’innalzava maestoso padiglione dove stava la commissione per conferire le cinque banderuole, e la stampa. Dopo le 2 pom. le carrozze cominciarono ad entrare e girare per quei lunghi viali, trattenendosi poi nel piazzale; dire il vestire delle donne sarebbe superfluo, dire il lusso delle carrozze un pleonasmo, solo si possono annotare i principali equipaggi che vennero premiati, cioè prima banderuola alla doumont con tiro a quattro del barone Cantarella; – 2° alla mezzo doumont inghirlandata di Ferro, appaltante della villa; – 3° alla doumont con tiro a quattro dell’assessore Antonino Ferrarotto; 4° al calesse ad otto molle con tiro a quattro del Principe Emanuel Carcaci; – la quinta banderuola al calesse ad otto molle del Cav. Bicocca”.
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