Critiche d’Arte – Nuove Edizioni Bohémien – Lo Speciale 2013
A cura di Luigi Tallarico
“La linea è una forza che, come tutte le altre forze elementari, è attiva. L’affermazione è di Van de Velde e conferma che in arte la linea conta per la sua essenzialità comunicativa e per la sua azione direzionale, rendendo così superflui quegli elementi esornativi che avevano fatto inquietare l’architetto Adolf Loos. Ma detto questo occorre precisare che la linea non cerca una perfetta equivalenza tra “simbolo usato e significato intenso”, in quanto la sua comunicazione visiva ha rilievi fantastici e una intonazione astrattiva, indotta a spaziare tra l’introspezione animistica e la rilevanza plastica e oggettiva della superficie.
Il richiamo agli ordini stilistici e storici ci aiuta a comprendere la forza espressiva, così come attivata da Alba Massimino attraverso l’equivalenza del simbolo ornamentale usato dalla linea libertyaria e dei significati evidenziati dalla introspezione psichica. In questo senso la linea di Massimino è portata ad evidenziare la struttura sia iconica che aniconica, affrontando la realtà esterna nei suoi elementi concreti di superficie e la memoria psicofisica, tra metafisica e astrazione.
La sua arte infatti è diretta alla proiezione di conflitti e di idee maturati nella coscienza e come tale è portata a interpretare la realtà unitaria dell’uomo, attraverso la metafisica dell’azione e il rilievo dell’oggettività esterna.
Come si vede la identificazione nasce dalla sicurezza che l’uomo non è soltanto natura, come il simbolismo ha contestato al naturalismo ritornante, ma soprattutto dall’inveramento unitario degli elementi contrapposti interno-esterno, come ha confermato il pensiero speculativo moderno. D’altra parte nell’attivazione dei moti psicofisici l’artista non rallenta la fase razionale, dal momento che, hanno confermato gli studi di psicofisiologia, l’ ”uomo interno” non perde la percezione del mondo esteriore al quale uniforma continuamente la sua azione, sicché ogni sua “parola, ogni gesto, ogni attitudine, non è l’espressione visibile della sensazione, dell’emozione, del ragionamento”. Non si dimentichi del resto che in Mallarmé l’evocazione dell’odore e del colore nell’unica forma dei suoi versi, richiama l’unità della parola tra percezioni fisiche e intuizioni di ordine psicologico. In questo contesto espressivo e unitario, la linea libertyaria, circolare e flessuosa, come espressa in “Trombe d’aria” e ne “Le piaghe dell’anima”, non è diversa dalla linea simbolista, dinamica e sfuggente, che esprime il caos primordiale, così come evidenziata nell’opera “Fase vitale”, e nemmeno nella linea esoterica, che ritrova nella forma chiusa e perfetta di “Embrione” il significato mitico e religioso riferito al ciclo nascita-morte.
D’altra parte in “Scoppio dei ghiacciai” la materia esplode in frammenti luminosi, affermando il principio eliocentrico della tela, mentre in “Angelo” il paesaggio viene sconvolto nelle sue componenti naturali, riducendosi nel lavoro “Spie dell’anima” in tante molecole che si rincorro ma che conservano le proprietà originarie, sia chimiche che elettriche. E questo a conferma che l’artista punta nel suo lavoro a visualizzare colori e atmosfere, animismi e idee, come nelle “correspondences baudelairiane, in funzione delle proprie emozioni, e nello stesso tempo a trasformare la linea fantastica della metafisica nell’automatismo psichico, caro ai surrealisti.
E’ proprio vero, per Massimino la profondità è nella superficie.
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