Recensioni ed Eventi – Nuove Edizioni Bohémien – Lo Speciale di Dicembre 2013
A cura di Maria Pia Basso
Introdotta dal brano di Renato Zero, “La vita che ti aspetta” e, a seguire, da una nenia natalizia cantata dai bimbi del “Coro Settenote”, diretti dalla maestra Giusi Nicotra, si è dato il via ieri sera, 23 dicembre 2013, nel teatro “Grotta Smeralda di Acicastello, alla serata dedicata agli auguri di Natale e capitanata dal Dott. Salvo Noè che, per l’occasione, ha presentato al pubblico la cantante Celeste, prossima debuttante sul palco di San Remo, alla quale va devoluto l’incasso dell’intero spettacolo. << I talenti hanno bisogno di chi li sostiene>> ha affermato Noè.
L’evento è trascorso in un’atmosfera lieta e piacevolmente fruibile da un pubblico attento e desideroso di ascoltare i consigli e gli ammonimenti provenienti dal palco, anche per via di uno scenario sobrio, ma di effetto, che ha indotto a interagire con quella parte di sé la cui voce è spesso strozzata: la nostra interiorità. Il faro che ci guida in una vita da condurre per mano verso la realizzazione dei propri desideri, senza la paura di affrontare i nostri sogni. Poiché, ha proseguito il dott. Noè, << Tu sei il regista del tuo percorso>>, colui che deve scrivere la propria vita senza lasciare ad altri la penna che delineerà le linee guida di un’esistenza di cui non dobbiamo essere spettatori, ma attori. Per un senso di gratitudine verso ciò che ci è stato donato e verso il miracolo al quale assistiamo tutti i giorni: noi stessi! Noi, sia pure con le nostre difficoltà e gli ostacoli che, <<se propriamente intesi e correttamente usati, si rivelano fonte insospettata di forza>>. Da qui la necessità di riservare “diritto di cittadinanza” a tutte le emozioni che ci coinvolgono; non respingendole, ma accogliendole, per far sì che diventino punti di forza, atti anche ad un’insospettabile rinascita. Accogliendole e metabolizzandole, ponendo in essere atteggiamenti che ci collocano tra i pro-attivi, coloro cioè che, dinnanzi ad una complicazione, anziché innescare i soliti meccanismi reattivi, si pongono la necessità di vagliare un’alternativa che consenta loro un cambiamento e, quindi, una crescita. Tutto è sotteso alla logica del cambiamento, poiché nulla è per sempre e “nessun giorno è uguale ad un altro”. Ma il mutare delle cose, “ non è un cancello automatico esterno, ma una porta interna che si apre solo con la chiave del desiderio.” Dopotutto, come sostiene Emil Corain, “se cambi il tuo atteggiamento verso le cose, finisci per cambiare le cose.”
L’incedere stantio, nel percorso della nostra esistenza, produce noia e intorpidimento. Nemici giurati di un animo che ha bisogno di alimentarsi e crescere; mutare incessantemente la propria condizione, per vagare nell’immenso oceano di un mondo che offre costantemente molteplici chiavi di lettura. Ma tutto deve partire da un atteggiamento condiscendente verso l’accoglimento di ciò che la vita ci offre, dolori e tristezze compresi, che vanno utilizzati come trampolino di lancio verso una condizione di serenità mentale che consente di “trovarci lì dove siamo”; consapevoli, cioè, della nostra reale presenza in ogni stadio della nostra vita. La necessità di fermarsi a riflettere, tirando le fila di un discorso con il nostro “Io”, offre l’opportunità di conoscere realmente e profondamente se stessi e le proprie aspirazioni, guidando il veliero della vita anche verso mari in tempesta, ma sempre con lo sguardo rivolto all’esplorazione di nuovi orizzonti, che ci migliorano, consentendoci di essere “ il meglio di noi”.
Il lavoro da compiere è, senza dubbio, a tratti anche logorante, ma vale davvero la pena di solcare quei mari, regalando a questi timonieri, l’ebbrezza di una regata senza fine.
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