NE “IL SOGNO DI CHIARA” DI LORENZO MAROTTA IL SENSO DELL’ESSERE GENITORI E FIGLI

Recensioni ed Eventi – Nuove Edizioni Bohémien – Edizione Speciale Marzo 2014

A cura di R.B.

1543447_10202418897928125_850404466_n“Il sogno di Chiara” è la neo fatica letteraria di Lorenzo Marotta, un uomo ricco di quei sentimenti che, attraverso la penna, è già riuscito a fare emergere da tempo. Dopo “Le ali del vento ” e “Le Ombre del Male”, ecco un nuovo lavoro in cui lo scrittore tesse “un’incredibile storia, dai mille risvolti umani, che fa riflettere sul senso dell’essere genitori e figli”, un tema questo che mai tramonterà e che, passo dopo passo, coinvolge l’umanità intera.

A tal proposito, riportiamo uno stralcio della bella recensione di Rosario Musmeci, pubblicata nel giornale Akis, il giornale delle Aci.

Il Sogno e L’Ombra
Brhatkatamàngiari, “oceano delle novelle simili a fiumi”, riemerge dal ricordo del sanscrito studiato al tempo dei miei studi universitari: mentre leggo il nuovo romanzo di Lorenzo Marotta, “Il sogno di Chiara”.
Vicende come fiumi che scorrono in superficie o quali correnti sotterranee, in un intreccio magistralmente condotto e che mi costringe a non interrompere la lettura.
La storia di Chiara; la storia di Paul; Michel e Bernadette; il sotterraneo ricordo del dramma di Luisa; Alessandra e Giorgio; il mondo di Aidone. Certo, potrei soffermarmi sulle caratteristiche del racconto, che non è monocorde nel tratteggio dei personaggi, tutti, “definiti”, “scolpiti”, “accarezzati” senza diverso amore per i “buoni” e i “cattivi”, perché tutti sono egualmente figli diletti dell’Autore, “piezz’e core”, per usare una formula del comune sorriso.
Dolcezza degli amori, in molteplici tonalità espresse. Drammi, con una partecipazione che sempre si percepisce nell’asciutta testimonianza delle parole. Gli umili. Un inno alla bellezza dei sentimenti: la disperazione di Kàroly; Ana e Nikola che accolgono il ragazzo spaurito; Irina e Jasmin; la vecchia portinaia della casa dove Paul e Luisa avevano vissuto la loro storia d’amore.
Una storia narrata, e confermo quanto avevo altra volta scritto di Marotta, in punta di penna, con piena padronanza della lingua e delle sue sfumature (la lunga esperienza di cattedra) senza pedanteria. Una lettura che si accoglie naturalmente mentre le vicende si snodano e i nodi irrisolti si vanno sciogliendo. La storia “grande” è certamente quella raccontata nei libri di storia: l’uomo narrato nel romanzo è parte di quella storia, anche se il suo nome in quei libri non appare. Marotta l’inserisce di scorcio, la storia “grande” vissuta dai protagonisti…