MEMORIE
A Vittorio Emanuele II primo Re d’Italia
“Io non ho altra ambizione che quella di essere il primo soldato dell’indipendenza italiana”.
Nel 146° anniversario della fondazione dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon (INGORTP) che dal 1878 presta servizio di guardia alle tombe dei Re d’Italia, per mantenere viva la memoria legata alla Real Casa di Savoia, al Risorgimento, e alle tradizioni militari nazionali.
A cura del Cav. Franco Di Guardo
Questo storico documento dedicato al Padre della Patria, è datato Gennaio 1884, e fu pubblicato in occasione del pellegrinaggio nazionale alla tomba di Vittorio Emanuele II di Savoia, ricordato come il Re galantuomo, morto a Roma il 9 gennaio del 1878 a soli 58 anni. La sua sepoltura era destinata nella monumentale Basilica di Superga a Torino, dove riposano i suoi antenati sabaudi, ma Re Umberto I succedutogli al Trono, accogliendo le richieste del popolo, acconsentì che la salma del Re padre fosse tumulata al Pantheon di Roma, nella seconda cappella di destra, accanto a quella dedicata all’Annunciazione, importante opera del pittore e architetto rinascimentale Melozzo da Forlì. Da quel momento il Pantheon divenne l’ultima dimora dei Sovrani d’Italia, e la sua tomba fu meta di numerosi pellegrinaggi da parte di centinaia di italiani provenienti da ogni città e regione del Regno d’Italia. L’album ricordo fu pubblicato da Edoardo Perino (1845-1895) editore e tipografo a Roma, considerato una delle figure più significative dell’editoria italiana di età Umbertina. Nelle foto qui pubblicate, notiamo che l’album contiene due incisioni, esse sono state realizzate da Augusto Foli (1850-1899) importante incisore romano dell’Ottocento italiano, su disegni di Giuseppe Marchetti (1863-1901). Purtroppo il volume non è completo perché mancano alcune pagine centrali, ma leggendo il testo si può intuire l’importanza dell’evento storico commemorativo, e fortunatamente grazie alla mia rigorosa attenzione sono riuscito a salvarlo da una sicura distruzione, e adesso possiamo ammirare solo quello che resta. In prima pagina racchiuso in ovale, vediamo l’incisione con il volto dell’augusto sovrano, raffigurato con: da sinistra, rami e foglie di alloro simbolo della regalità, immortalità ed eternità, e a destra, rami e foglie di ghiande simbolo di forza, coraggio e protezione. Nell’ultima pagina vediamo raffigurato il Re galantuomo a caccia, la sua grande passione, insieme ai suoi cani, presumibilmente nella tenuta di Fontanafredda, “la casina di caccia della bela Rosin”, sulle colline delle Langhe nel cuore del Piemonte, nei vigneti del Barolo. In alto al centro dell’album ricordo, si leggono le famose parole pronunciate dal primo Re d’Italia; A Roma ci siamo e ci resteremo!…
Il testo che segue racconta, con auliche parole, le virtù e le eroiche gesta del Sovrano fautore dell’Unità d’Italia e racconta le giornate di lutto nazionale che ne seguirono dopo la sua prematura morte. Riporto qui un breve passaggio dell’inossidabile, quanto ancora attuale, testo che a noi tutti tocca ancora il cuore: “Felice, impertanto, Re Vittorio Emanuele, la cui gloria illibata e fie per ricevere confermazione e suggello legittimo dai più tardi nipoti, per insino a quando parrà virtuoso e onorato agli uomini servir degnamente la patria, parrà generoso ed eroico il salvarla. Quindi noi al presente, si per necessità del cuore e si per debito rigoroso di probità e riconoscenza, gli tributiamo gementi lode meritissima quanto spontanea e discosta ugualmente dalla paura, dall’adulazione e dall’interesse. E ciò purtroppo fu ingnotissima cosa all’Italia, stata avvezza per qualche secolo a scorgere nei suoi dominanti, o paesani o stranieri, i naturali nemici ed insidiatori d’ogni libertà, d’ogni progresso, d’ogni ardito riformare e innovare”.
“Qui si compie, tutti insieme, uno sfogo di giusto rimpianto ed anzi un dovere di gratitudine incancellabile e così generale per la nazione come particolare per ciuscun buon’italiano”.
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