Recensioni ed Eventi/Arte – Nuove Edizioni Bohémien – Aprile 2014
A cura di Laura Maiorana
Foto di L.M.
“Pensieri Complementari “. Sono le opere di Raimondo Ferlito ed è il titolo della mostra inaugurata ieri, 4 Aprile 2014, presso il Palazzo della Cultura sito in via Vittorio Emanuele II 121 a Catania. Organizzata da Daniela Arionte della Galleria Arionte Arte Contemporanea in collaborazione con l’associazione “Dietro le Quinte Arte Contemporanea”, essa si inserisce nel quadro dell’iniziativa Catania Art Factory 04 , di cui rappresenterà un evento collaterale. Ciò che aveva vissuto all’ombra ed era stato scartato, rivive. Le opere, dal forte contenuto emotivo e carica simbolica dell’artista, devono essere vissute con la vista e il tatto: “si possono toccare per percepirne la materialità e ammirare per carpirne la storia”. Un’intuizione profonda domina il Ferlito, insegnante presso l’Istituto d’Arte di Enna e l’Accademia Michelangelo di Agrigento e soprattutto restauratore. Appassionato dell’arte e della tecnica creativa, durante il meticoloso lavoro di recupero, scardina le opere pittoriche per rinvigorirle: elimina le crettature, sostituisce la tela di rinforzo e accantona ciò che cade spontaneamente dal quadro ormai vetusto. Il materiale di scarto, apparentemente destinato all’oblio, viene dall’artista dotato di una forza creatrice e nuova luminosità : esso rivive come “ pensiero complementare”. “Nostòs”,” Infiniti Ritorni”, “Verso casa”, questi alcuni titoli delle tele esposte nella mostra, per indicare forse la capacità di trovare una nuova dimensione . Le opere risalgono ad epoche remote della storia e, proprio per questo testimonianza, di ciò che è stato. La peculiarità è che sono le tele di rinforzo che gli artisti usavano incollare dietro la superficie che si accingevano a dipingere, per renderla rigida. Questi lini quindi, pur non ricevendo direttamente gli effetti cromatici della pennellata, vivono per secoli le stesse vicissitudini del dipinto, si muovono con lui, sempre alle sue spalle, ne assorbono gli umori e ne conservano i segni come delle ombre, eco che sopravvive.
Una volta sotto restauro, la tela di rinforzo viene separata dall’opera che aveva accompagnato. Il Ferlito si premura di trasformare quel tratto di stoffa in protagonista e opera d’arte essa stessa, portatrice di un messaggio di rinascita. In una sua tela si può intravedere quasi l’aura di una Madonna col Bambino: quello che una volta era un semplice rinforzo diventa Sindone. Ancora l’artista recupera bozzetti nascosti tra un’ opera e una tela, spesso inseriti per usi tecnici e che sono rimasti ignoti per lungo tempo, svolgendo la loro funzione senza averne un ritorno – “ hesed” – come a volere esprimere la grande misericordia cristiana. Così alle tele di rinforzo per secoli dietro le quinte, viene riconosciuto dall’ artista, cultore dell’arte nella sua interezza, dignità pari a quella del dipinto che reggevano e che hanno respirato. Il lavoro del Ferlito non si traduce in una mera testimonianza del passato : è traccia di ciò a cui le creazioni pittoriche erano adese ma soprattutto è arte esso stesso. Egli sceglie ogni frammento cui è sotteso un pensiero razionale: i segni della colla sulla tela divengono un quadro astratto, dotato di carica espressiva autonoma e raffigurante la drammaticità delle spatolate nervose di colui il quale, secoli prima, aveva steso il materiale sulla tela, cercando di fare aderire i tessuti: il corpo agisce, rivivendo nei segni lasciati. L’artista evidenzia i particolari che emergono nelle tele inquadrandoli con una cornice rossa o una polvere bianca, con precisione tecnica e geometrica, per portarla all’attenzione di se stesso – sottolineando la responsabilità che ciascuno dovrebbe avere rispetto di ciò che fa – e rendendo il suo lavoro fruibile ai molti che avranno il piacere di osservarlo. Il Ferlito aiuta la storia a riemergere nei suoi mille volti “fronte / retro”.
Questa prospettiva dell’autore ispira un pensiero diverso, che non può non prescindere dal dipinto di cui è stato compagno per secoli ma che si fa portatore di un proprio nuovo messaggio che, adesso, grazie alla creatività dell’artista, può esprimere. IL quadro genera il quadro come in un passaggio di consegne. La tela di rinforzo che si trovava dietro la “Natura Morta” , quadro di Aniello Ascione, pittore seicentesco, custodita dal Museo Civico Castello Ursino – ad esempio- diviene opera complementare essa stessa, viene recuperato ogni granello della sua bellezza : come se la grandiosità della creazione artistica trasformasse in arte tutto ciò che tocca : mestiche, chiodi di canna, lini.
Le tele di Raimondo Ferlito parlano di storia perché sono tra noi dopo il passaggio del “ padre tempo” e grazie all’autore riescono a raccontare la propria. Il curatore e critico Prof. Antonio D’Amico ha presentato l’autore ai numerosi intervenuti, sottolineandone l’ indole che lo ha indotto ad una trasformazione creativa degli elementi di scarto del restauro. Egli riscopre la vita materiale delle tele, Raimondo Ferlito è un restauratore curioso, va oltre il dipinto e, quando il quadro originale trova una sua nuova luce – afferma il Prof. D’Amico – quel che non serve più riceve una nuova vita, diventa un “ pensiero complementare”, in un’altra dimensione è essente: ciò che viveva alle spalle dell’arte viene dotato di un’autonomia sublimata. Questo effetto è creato lasciando intonso il materiale asportato: l’autore “ Fanciullino” osserva genuinamente ciò che ha innanzi nella sua interezza, tirando fuori quel che è insito nella tela, tramutandola in una creazione artistica. <<L’arte di Ferlito è anche un continuo ritorno della storia del quadro, che viene bloccata per concepire una nuova esistenza in una condizione di atemporalità. La traccia viene resa sacra e dotata di una forza espressiva senza pari>>, aggiunge D’Amico.
La mostra potrà essere visitata sino al 18 maggio 2014, giorno in cui vi sarà un nuovo incontro durante il quale verrà presentato il catalogo a cura di Antonio D’Amico. Non vi resta che vedere le creazioni, iniziando questo viaggio tra storia dei materiali e creatività del pensiero. Perché non c’è ombra che non diventi luce, quando l’attenzione si sposta.
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