ARTE
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L’INTERVISTA DI MARIA CRISTINA TORRISI
Un argomento molto dibattuto nel mondo dell’ Arte e che finalmente approda ad una scoperta certa o, per essere precisi, approva in maniera scientifica quanto scoperto dalla critica d’arte Annalisa Di Maria, una delle più insigni studiose di Leonardo da Vinci, la quale, ospite di NUOVE EDIZIONI BOHEMIEN, dichiarò tempo addietro che il Cristo di Lecco è da attribuire alla mano del grande maestro fiorentino. La conferma giunge da una recente pubblicazione scientifica riportata su una delle più grandi riviste “Open Science”.
Desiderando approfondire l’argomento, interpello Annalisa, con la quale realizzo l’intervista.
1 Annalisa, intanto desidero complimentarmi con te perché la scoperta che hai fatto è sensazionale. Quanta soddisfazione?
– Il disegno “ Cristo di Lecco” ha generato molti dibattiti ed è una grande soddisfazione e un onore aver potuto collaborare con scienziati di alto livello, di fama mondiale, che hanno potuto, grazie alla scienza, confermare la mia attribuzione.
2) Il dubbio è stato definitivamente fugato grazie ad uno studio approfondito delle proporzioni. Parliamone.
– Leonardo da Vinci aveva un approccio basato sull’intelligibilità della matematica e della sperimentazione. Nella sua ricerca dell’ideale, aveva progettato e immaginato misure relative a tutti gli esseri viventi. Queste misure universali, immaginate da Leonardo da Vinci, potrebbero essere evidenziate grazie alla sovrapposizione di due disegni del maestro che rappresentano archetipi di perfezione: “Il Cavallo Ideale” e “l’Uomo Vitruviano”. Misure che concretizzano in particolare le sue convinzioni neoplatoniche, dove tutto l’essere nella sua molteplicità viene da un’unità comune che sarebbe divina.
3 Quanto è visibile nelle opere la padronanza tecnica di Leonardo rispetto ai suoi allievi?
– Dal punto di vista pittorico, il maestro aveva una maggiore padronanza della prospettiva e della colorimetria, in particolare il suo famoso sfumato, ma sui disegni che riflettono le sue diverse ricerche scientifiche, è soprattutto il suo approccio matematico che lo distingue fortemente dai suoi colleghi. Disegni e dipinti non possono quindi essere valutati allo stesso modo. In tutte le perizie sulle opere di Leonardo da Vinci, è difficile dare un giudizio soggettivo (alla vista) senza avere un approccio scientifico perché abbiamo a che fare con un grande matematico prima ancora che un pittore.
4 Le misure e le proporzioni di Leonardo come si evincono nel Cristo di Lecco?
– Grazie ad un’ottima approssimazione del numero aureo costruito a partire da un triangolo equilatero e che permette la creazione di rettangoli aurei in modo abbastanza semplice, gli scienziati hanno potuto evidenziare differenze nel disegno dei volti tra quelli del Maestro e dei suoi discepoli. Leonardo ha condiviso la sua conoscenza ed esperienza di pittura nella sua bottega, ma ha mantenuto segreta la metodologia che ha usato. Il suo approccio era una scienza della misurazione delle proporzioni che rivela, soprattutto, il suo grande spirito scientifico. Questa metodologia non è stata ripresa da nessun altro teorico o pittore.
5 Quale studio matematico attuava il Maestro per giungere alla “perfezione”? E in quale opere è visibile la “sua sperimentazione”?
– Nella sua ricerca della perfezione, Leonardo da Vinci è stato fortemente ispirato dall’antichità, che lo ha portato alla riscoperta del rapporto aureo. I suoi disegni e schizzi rappresentano il suo laboratorio di ricerca dove molti studi riportano il simbolo PHI (il rapporto aureo). Fu soprattutto quando arrivò a Milano che Leonardo iniziò i suoi esperimenti basati sulla matematica. Prima di allora, le proporzioni che usava quando era apprendista erano quelle del suo maestro Verrocchio. Anche lo studio scientifico è stato in grado di dimostrarlo.
6 Quali sono le misure universali?
– Le misurazioni di Leonardo da Vinci sono state ispirate dall’antichità, in particolare dal sistema vitruviano e dalla proporzione divina. Li ha immaginati per raggiungere un ideale legato a tutti gli esseri viventi come una sorta di impronta divina.
7 Dopo questa sensazionale scoperta, cosa ne sarà dell’opera? Dove troverà la sua illustre collocazione?
– Il mio lavoro si ferma alla perizia. Tuttavia, vorrei che fosse evidenziato perché è un’opera eccezionale.
8 Riguardo a te, quale altro approfondimento ti tiene oggi in studio? Un’anticipazione.
– Lo saprai molto presto. Preferisco parlarne quando il mio lavoro è in una fase conclusiva. Non mancherò di avvisarvi.
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