L’INCONTRO CHE CAMBIA LA VITA

“Pasqua diventa storia nostra, perché è storia trinitaria di Dio: storia dell’amore divino, storia della nostra libertà nella sequela di Gesù, ora dello Spirito, che fa nuovo il cuore e dona la vita.”

Senza titolo-7Se la vita può essere intesa come un cammino che va dalla nascita alla morte e in questo percorso il nostro corpo ha bisogno di essere nutrito, protetto, custodito, amato, allo stesso modo dobbiamo pensare della nostra anima che ha bisogno di continue cure, delle stesse attenzioni che riserviamo alla nostra parte esteriore.

L’Arcivescovo Bruno Forte nel suo libro “Piccola introduzione alla vita cristiana” attraverso brevi riflessioni invita all’esperienza di una “vita nuova” del discepolo che ha creduto all’amore del Dio di Gesù Cristo e ha acconsentito ad abbandonare a Lui e al suo Spirito il proprio cuore, per vivere nell’umile sequela del profeta di Nazaret.

Ognuno di noi può affermare quando si ritrova a pensare o a parlare del suo percorso spirituale di essersi sentito “chiamare” perchè di questo si tratta, di vocazione. E se anche si è cresciuti in famiglie che hanno fatto la scelta della fede cristiana facendo vivere già da bambini i sacramenti, l’incontro con Cristo, il vero incontro, quello che ha cambiato la vita è forse avvenuto in tempi diversi, in età adulta, in un momento “forte” della nostra vita in cui si è maturato interiormente che la vita “senza Cristo” non è vita vera, non è pienezza di vita, ma scorre così con entusiasmi altalenanti dietro a futili preoccupazioni  e a routine spersonalizzante.

«All’inizio –scrive Bruno Forte- vi fu l’esperienza di un incontro: ai pavidi fuggiaschi del Venerdì Santo Gesù si mostrò vivente (cfr At 1,3). Quest’incontro fu talmente decisivo per loro, che la loro esistenza ne venne totalmente trasformata: alla paura fece seguito il coraggio; all’abbandono l’invio; i fuggitivi divennero i testimoni…Che cosa era avvenuto? Uno iato sta tra il tramonto del Venerdì Santo e l’alba della Pasqua: uno spazio vuoto, Senza titolo-8in cui è accaduto qualcosa di talmente importante, da dare origine al movimento cristiano nella storia. Dove lo storico profano constata questo “nuovo inizio”, l’annuncio cristiano confessa l’incontro col Risorto come esperienza di grazia…Si ritrova sempre l’iniziativa del Risorto, il processo di riconoscimento da parte dei discepoli, la missione, che fa di essi i testimoni di ciò che hanno “udito e visto con i loro occhi e contemplato e toccato con le loro mani” (cfr 1Gv 1,1). È l’esperienza della vocazione del cristiano, dell’incontro col Signore Gesù, che cambia la vita. È l’ora dello Spirito: “Se uno non nasce dall’acqua e da Spirito, non può entrare nel Regno di Dio” ( Gv 3,5)… L’incontro con Cristo è qualcosa di oggettivo che ti segna veramente il cuore e la vita… Ciò non esclude, tuttavia, il processo spirituale, che è stato necessario ai primi credenti per “credere ai loro occhi”, per aprirsi interiormente a quanto è avvenuto in Gesù Signore: è quanto assicura Senza titolo-9l’itinerario progressivo, che porta dallo stupore e dal dubbio al riconoscimento del Risorto: “ Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero” (Lc 24,31). Questo processo – richiesto a chiunque voglia incontrare Gesù, vivente per noi – manifesta la dimensione soggettiva e spirituale dell’esperienza cristiana, e garantisce lo spazio della libertà e della gratuità dell’assenso credente in ogni storia di chiamata alla fede…L’esperienza pasquale – oggettiva e soggettiva insieme – per la forza dell’incontro tra il Vivente e i suoi, diviene trasformante: da essa ha origine la missione…Pasqua diventa storia nostra, perché è storia trinitaria di Dio: storia dell’amore divino, storia della nostra libertà nella sequela di Gesù, ora dello Spirito, che fa nuovo il cuore e dona la vita. E poiché è lo Spirito che rende viva e attuale nel tempo questa esperienza lì dove è annunciata e accolta la parola della fede, è possibile in ogni ora del tempo e delle più diverse situazioni umane incontrare Cristo nello Spirito e divenirne i discepoli innamorati e i testimoni, fino al punto di dire come San Paolo: “Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me” (Gal 2,20). Anche per noi è possibile vivere davanti al Padre per Suo dono l’ora dello Spirito come ora dell’incontro col Signore vivente, che ci cambia il cuore e la vita…»

Senza titolo-10Il nostro “sì” a Cristo segna un profondo cambiamento, la certezza del Suo amore per noi non può fare altro che trasformare la nostra vita. Dio non vuole che si perda nessuno dei suoi figli e continuamente chiama a sé attendendo con amore paterno il nostro ritorno a Lui e l’adesione sincera e totale del nostro cuore. Tutta la vita poi viene trasformata di conseguenza e il dolore, la gioia assumono diverso significato e diverse sfumature; per arrivare alla gioia della Pasqua di Risurrezione e vita Gesù ha vissuto il dolore del Venerdì Santo. Alla luce di tutto questo anche le prove, il dolore, le malattie assumono per il credente significato nuovo. La sofferenza rende ancora più simili a Cristo che tanto ha sofferto e dalla sofferenza poi per grazia divina arriva la gioia. Un cristiano come diceva anche san Francesco vive in “perfetta letizia”, la gioia e la serenità diventano le armi di luce di cui Dio lo riveste. “Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera”. Può rivelarsi un percorso complesso; di fronte alla grandezza di Dio l’uomo si riscopre debole e fragile e il cammino di conversione dura quanto la vita dell’uomo; è un “sì” libero, è un “sì” che viene ripetuto in ogni momento, in ogni scelta della nostra vita, è un “sì” che ci cambia e che diventa accoglienza di Dio nella nostra vita e accoglienza del nostro prossimo che siamo chiamati ad amare in virtù di questa fede., è un “sì” che genera speranza di una vita senza fine.

Laura Pugliatti