A cura di Maria Cristina Torrisi
Uno dei più bei capitoli dell’epoca romantica è sicuramente l’esplorazione della psiche e dell’animo umano che sferra il suo attacco al pensiero illuminista. In parallelo, però, avviene che, verso la fine del Settecento, è proprio il razionalismo degli Illuminati che inizia a spaziare sulla dimensione oscura del mondo interiore, di fronte al quale ogni esplorazione razionale si ferma per, invece, ammettere l’esistenza dell’arcano e del misterioso.
Nel 1775, Denis Diderot, parla di un “patto oscuro” tra la notte e la morte, convincimento che spingerà molti artisti a dipingere opere immerse nelle tenebre. Anche la letteratura risente di tale influenza e molti sono gli scrittori che pubblicano opere legate alla tematica dell’oscurità.
Le scene notturne, contornate dal mistero dei sogni, delle forze occulte (sfiorano anche l’orrore) e della magia, diventano temi solenni in campo artistico e quindi emblema dell’artista romantico.
Tra il 1775 e il 1778 Johann Kaspar Lavater pubblica l’opera Physionomische Fragmente, un testo di quattro volumi che in seguito verrà pubblicato in francese, corredato dalle illustrazioni di Fussli.
Il testo ha un immediato successo perché l’autore afferma che dai volti traspaiono le passioni più forti e in tal modo avviene nelle opere d’arte che rispecchiano i tormenti dell’anima. Un altro punto focale è il rapporto tra forma animale ed espressione umana, ben riprodotta da Fussli che crea soggetti visionari preda di incubi. Saranno questi i tempi amati dai letterati del primo periodo del sec. XIX che vedranno nel sogno e nell’incubo la visione dell’esistenza terrena dopo la morte.
Tali temi sono affrontati, tra la fine del sec. XVIII e gli inizi del successivo, anche dai maestri germanici. Un esempio ci è dato da “La simbologia del sogno” di Gotthilf Heinrich Schubert (1814). Un altro nome famoso è quello di Johann Paul Friedrich Richter, meglio conosciuto con il nome d’arte Jean Paul, che tra il 1790 e il 1820 realizza delle opere sulla tematica del sogno, che lui ritiene il modo per conoscere il mondo ultraterreno ma anche la parte più recondita di ogni essere umano.
Anche Victor Hugo, molti anni dopo, si addentra nel mondo arcano del sogno nel “Promontorium somnii”, nome che deriva da una montagna della luna che lo scrittore ebbe modo di ammirare nel 1834 dal telescopio dell’osservatorio astronomico di Parigi. Quell’esperienza lo porterà ad una profonda meditazione sulla “percezione dell’invisibile”.
Nel vasto universo pittorico, è Fussli che emerge come esponente principe del tema onirico. “L’Incubo” è un’opera di grande rilevanza in quanto sembra andare oltre i confini di una zona oscura che pareva non valicabile.
Il danese Nicolai Abraham Abildgaard, conosciuto a Roma, sarà anch’egli influenzato dai misteri della psiche tanto da realizzare l’opera “Fantasma di Culmin appare a sua madre”, nella quale ecco emergere visioni di incubi e di apparizioni spettrali nella notte. L’artista si avvarrà di pochi elementi per contornare l’opera: sono due cani che latrano sotto la falce di luna. Il fantasma del guerriero Culmin, evanescente, è dipinto disteso come al momento della morte e su di lui la figura riversa della madre che appare reale e sulla quale si incentra la luce.
*Storia dell’Arte (Il Romanticismo)
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