LE ODI
A cura di Ludovico Anastasi
A perderci le penne sarò io in questa storia. Ho posto le speranze nell’ Isola di Utopia. Sapevo della sua lontananza eterna con relativo manifesto: “qui non si approda”. Ritorno all’ Eden, mia tentata, con atto di obbedienza. La tuma del serpente la farò in altra riva, redento dalla colpa. Chi non ha peccato scagli la prima pietra. Ma ciò non mi dispensa dall’ essere lapidato. Però su te mai ho serpentato. Solo la balorda irricevibile voglia di essere amato.
29 novembre 2024
✒️
Vera o meno che sia, la calura della penultima notte novembrina avvampa cuore e anima. Duale mescolanza in un sol corpo. C’è una traversia tutta mia nel racconto. Se c’è un dettato, fallo tuo. Mi basta la barca a sette vele o il piccolo naviglio per inventarmi vagabondo.
29 novembre 2024
✒️
Se uscissi ora nessuno sentirebbe i tocchi dei miei passi. Rapido e felpato striscerei lungo vicoli dalle case ammalorate. E chissà quante le risate nello bussare alle porte chiuse. Dentro dormono i sazi della notte. Entro con grave cenno di perdono. Magnifica simbiosi tra perduti.
29 novembre 2024
✒️
Giornata di sole o meno fuggo i pedagoghi della bontà mielosa. Dolcifico il caffè con miele amaro. Ricetta tutta mia. E sperimento ancora l’ asperità di un gregge che mi disarma.
29 novembre 2024
✒️
Immerso nel cono d’ombra non disperdo le oscurità dell’ ultima notte novembrina. A perdersi è la mia anima. A perdersi è la mia vita. Fonte mancante di gioia. Fonte di grazia smarrita. Gravidanza di fede mai partorita.
30 novembre 2024
✒️
Piove e tuona alla grande. Cosa buona e giusta in quest’ ultimo giorno di novembre. Priorità del cane di fronte è starsene a cuccia. Intanto io spargo sale sulle mie ferite.
30 novembre 2024
Social Profiles