LE ODI DI LUDOVICO ANASTASI. “NELL’ESSERE POETA”

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LE ODI

A cura di Ludovico Anastasi

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Nell’ essere poeta le cadute. Questa fra quelle, lo anticipo. Ho speso l’ intera giornata in denunce. Cinema muto. E dire che siete fatti a immagine e somiglianza di dio. Il vostro. A cena ho consumato un pasto frugale. Il giusto prezzo da pagare alla salute. Non ho scuse, se devo vivere vivo. Mi giaccio mi sogno mi svuoto. E il vuoto davanti al mio turbamento. Con me e in me soffro l’ acceso dibattito. Non ho accesso al suo cuore e neanche al suo telefono. Cinque minuti ogni tanto, parecchio nel tempo e forse anche per sbaglio. Il gentile concesso, in ogni caso. Il gentile stacco. Che voglia di staccare stanotte amore mio.
11 agosto 2024

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Il volo del gabbiano. Il paradigma più stupido per instupidite menti. Gli uccelli dei rifiuti e del catrame. I giovani volano anch’ essi nelle movide nelle discoteche lungo i navigli il besame mucho degli impiccati. Ma che m’ impiccio io di queste cose? Dai Ludo, questa stanotte ti sta venendo proprio male. Si è proprio una caduta, e in grande stile. Chissà se la mia Musa dorme. Bisogna che si risvegli, che mi ispiri. In un soffio sa dove trovarmi. Se vuole. Nel soffio che unisce i cuori e plasma le anime. Gli amanti. Ma è proprio brutta questa caduta. Allarmante.

12 agosto 2024

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D’ alterigia mi vesto. Non è un abito nuovo, l’ ho sempre vestito. Se al gioco dei platonici amanti ho giocato adesso smetto. Permettimi amore, è stato un giogo. Come volevasi dimostrare l’ illuso è caduto assieme al suo poetare. Come poeta fui quello che non più sono. Non riesco a creare e non mi capisco. Capisco solo che ancora ti amo. Prendi pure una mia foto fra le tue mani. Sono vecchio.
13 agosto 2024

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I parchi di parole. I silenziosi. I perché mi guardi e non favelli. Assuefatti. In tanti, troppo per i miei gusti. Oppure i vomitanti addosso nelle conferenze come il piscio dei bambini. Lo straparlare a megafoni spiegati durante le elezioni. Io so’ meglio de altri er meio de tutti. Io ciò i programmi. Piccola città bastardo posto per dirla alla Guccini. Come vorrei fuggirti se non fosse per la sacra piazza dove piccolo tiravo pietre ai pescivendoli e per la porta finestra ormai eternamente chiusa. Oh mio angelo caduto, Ribelle, vieni ad inchiodare questi imbecilli.
13 agosto 2024

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Scavare per amore una trincea. Difenderla da solo con la mitraglia. La falciatrice. Il bersaglio dei dubbi. La notte è calata e la passione s’ invola si perde perde la strada impazzita ritorna i ricordi ricarica di nuovo s’invola e la cerca con la speranza della non vana fatica. Come sempre di notte la passione s’illude. Il ci ricasco di cui non riesco a fare a meno. Se su consonanti e vocali riesco a danzare a te nascosta come t’invito? L’ invio di una lettera. L’ incipit per una storia segreta. La storia che mai si studierà sui banchi di scuola e che mai avrà vita. Solo dentro di me le dò forma. Tu dovresti inventare una nuova scrittura e non ce la fai, amore mio.
14 agosto 2024

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La dittatura del caldo. Cinica. Assoluta. Caparbia. L’ afa entra da ogni finestra, subdola spietata porta arsura. Sulle nostre vite primeggia. Ancestralmente divina mette in scena arroganza perversa. E dire che in passato giocavo col caldo. La calma discesa per le chiazzette, il mare azzurro sempre più vicino e poi dopo ogni tuffo una sigaretta. E caffè al bar del lido. Tanti troppi tuffi caffè e sigarette. Mi credevo divino. Ora vivo per concessione, quasi per cortesia. A quando il libero arbitrio?.
14 agosto 2024

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Sulla graticola cuocio a fuoco lento. Anzi su due: tu e il caldo. Sto disteso sul divano arieggiando il mio corpo, almeno ci provo, ma il cuore ha un suo proprio fuoco. Ti penso. Ti suppongo leggiadra in questo giorno di ferragosto. Non so e altro non ipotizzo. Quasi assonnato dico che ti amo. Verso me il tuo pensiero? Ecco, il cuore ha un suo peso.
15 agosto 2024

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Sdrucciolevole strada. Si scivola, eccome, nella nottata. Mendace, schifosa. Di sé stessa sovrana amplia i giravolta. Le perdute occasioni rinfaccia, i giorni dei possessi ricorda. La quiete trafitta. Sempre obbliga a volare a bassa quota, in superficie, quasi a toccar terra come uomo qualunque. In giornate di furia e di guerra la mente restringe. Non osare il rialzo della testa angelo caduto. Non sognare utopie essere minuscolo. Sei vacuo. Continua pure a sciupare versi sempre più inconsistenti, sempre meno ispirate. La Storia è nostra, la Storia è di questa notte, figlia di vero Demone. Tale ti sei creduto povero diavolo.
16 agosto 2024

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Affogo nella palude, nelle sabbie mobili di questa nottata. Fuori infuria la guerra, sempre più vera, sempre più tragica. Metto i punti e le virgole per non fare lo scioglilingua. Sadica vicenda umana. Mi sciolgo nel tetro. Non riesco più a scrivere, mi è orrendo lo schema. Tu dormi amore, è notte tarda.
17 agosto 2024

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La pazza musica proveniente dal chiosco della piazza mi snerva. Non è per le mie orecchie, non la capisco. Guardo l’orologio. Di minuto in minuto abbonda l’ ora. Perdo la pazienza, la calma. Non sopporto il tam tam nella testa. È scesa la notte ed io qui a fare cronaca. Il corrispondente dell’ ira. Magari la mandassero in onda oltre confine dentro altre case lontane per oceani e mari. Sulle sponde dei naufraghi. Stiamo naufragando e non ci salvano. Ci buttano dentro. Ed io non ti vedo ed io non ti abbraccio. L’ amore e la voglia. Miscela esplosiva. Non prenderne distanza. Con te e in te l’ ultima mia poesia.
18 agosto 2024