Le Odi di Ludovico Anastasi. “Limpida notte di settembre”

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LE ODI

A cura di Ludovico Anastasi

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Limpida notte di settembre vieni a perlustrare il mio cuore, a farne casa. Conoscerne i battiti sa di redenzione, di audizione presso gli dei. Celebro l’ imparare dei versi purché non si allunghi l’ acquiescenza dell’ anima ad avvenimenti nefasti. Libera Mente la libero da congetture falsate da chi non sa e nulla conosce. Se conosco i giochi celesti non devo rendere conto a nessuno. So d’ essere protetto dai meccanismi notturni. In me vieni dunque settembrina notte, entra in questo deposito di ricordi respinti.
17 settembre 2024

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La realtà mi dispiace in queste forme sue oblique. In questo incesto di farse. Iniziano a sparare cazzate nei telegiornali. Ed ecco l’ ira agganciarmi. Al mattino la barba dovrei radermi. Un lungo rituale di autodifesa e per autoescludermi. L’ esilio nel bagno in caso di rimpasto di date. Il tutto e il suo contrario, il tutto e il fiume che risale. Avete mai visto un fiume risalire? Oggi è possibile nell’ incontrastato girare dell’ apocalisse.
17 settembre 2024

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Il dolce settembre fa oggi i capricci. Fa i compiti secondo i dettami autunnali. Io e l’ autunno da sempre in accordo. Il transfert pattuito. Due volontà in un corpo. E dire che poco fa tendeva a pioviggine. Ora l’ intermezzo tra nuvole. Nel breve apparire riscaldano i raggi di sole. Non fa breccia in me l’ inquietudine. L’ inquietante sta altrove.
17 settembre 2024

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L’ intento furbastro della notte è quello di rapirmi. Contemplarla è sempre stato il mio debole, lo slancio tra gli interzisti dei palazzi. Rammarica il poco cielo tra di essi, il velo che lo copre. Rapirmi sarà il consegnarmi a spazi immensi laddove volano le rondini. Rapirmi sarà il posarmi sulle montagne. Però la notte vuole il mio cuore, il trafugarmi. Lo scambio impari.
18 settembre 2024

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Il tratto staccato dalla notte, follia suicida che il cuore ha rapito senza ragione. Il distaccato sguardo dalle vie silenziose il cui silenzio è interrotto dalle grida di ragazzi non rientrati alle loro case. O settembrina notte che impreparato mi cogli a sopportare tali pesi. A tarda età pensare alla morte non è esercizio vano. E tu mi pungi a farlo. E non sterelizzi i tuoi strumenti. Non sai allora del mio cuore? Uno, due o dieci anni ancora che vuoi che siano. Volano, lasciandoci come bimbi indifesi traboccanti di richieste. Per me, per noi, le vite sono tante ma mai bastevoli a riepilogarci.
18 settembre 2024

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Al mattino il compito di trascinarmi allo specchio. Sono alieno. Se per sbaglio accoppio il danno allo svegliarsi esausto allora peregrino stando fermo. La prima allucinazione del giorno. Altre ne seguiranno. Non distinguo il vero. A briglie sciolte mi gira attorno il falso. Non trattengo il suo carattere bizzarro. Gli dà forza e fiato il popolo dell’ abisso. L’ omologato.
18 settembre 2024

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Si intenda salubre questa giornata settembrina. Sia doveroso l’ affaccio alla finestra, l’ osservare la strada per vocazione guardinga. Il guardato ritorno a quest’ ora che intriga. Intriganti gli sguardi di una coppietta che passa. E i baci. Ero felice quando impunemente baciavo la mia ragazza tra le occhiate additate dei vecchi. Erano altri tempi. Adesso sono io a scrutare le anime.
18 settembre 2024

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Tuono in lontananza, almeno così mi è parso sentire. Adesso è già ombra. La santa alleanza da mane a sera. Settembre gioca, fa il suo mestiere alla grande. Accelera il passo al voltaggio del mese. Ma ancora si adagia sulla nostra speranza che piova. Dal cielo nemmeno una goccia. È da anni che dei giorni faccio la cronaca e non so per quale destino. Forse per delizio dell’ anima. Per delicatezza verso il cuore. Sempre sia delicato il cielo nel passar delle ore.
18 settembre 2024

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Lentamente si assumono i farmaci con precisa scadenza. Lentamente si vive grazie ai farmaci. Per grazia o per causa lentamente si và avanti. A settant’anni una volta era la media. Metterei sopra la firma. Chissà poi perché pavento la Nemesi Storica. Non è che abbia poi fatto questi gran danni. Gli armadi sono a disposizione di tutti gli scheletri. Ed il mio non è poi così grande. In fondo è un povero scheletro come quello di tanti. Non mi autoassolvo. Se ho tentato questo sta nei fatti del mondo. In fondo, ma proprio in fondo, siamo tutti anime tormentate, disperate, mi disse una volta un’ amica. Non disperare se ironizzo mia cara. Ci sono dentro anch’io fino al collo. È il tormentone dell’ anima.
18 settembre 2024

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Ed è già scesa la sera. Per recondito affanno del passato i volti mi fanno sgomento. Di essi dovrei fare sgombero Libera Mente, mentre mi vesto di libero arbitrio. All’ improvviso una luce mi investe, mi si accomoda dentro. Sono sempre stato quello che sono? Oh interrogativo azzardato! Se sono cambiato perché questi volti dentro ancora mi porto? Di cangiante in me poco o niente. Nel rosario di date volto la carta: per nulla cambiato!.
18 settembre 2024

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È esaltata la notte in questa nottata. Portentosa mi scruta, materna mi quieta. Ambivalente annaspa in esaltazione o misura. Per il mostrato amore forse mi è grata. Fingendo di non aver capito fa la preziosa. Per delicatezza e per rabbia. Gli affanni di ieri sono quelli di oggi le dico a mia volta affannato. Ma non chiedo rivincita. Tensione e passione mi dona la vita. E non si chiede se è gradito il regalo. Tu, notte, mi vuoi riposato. Sulla mia faccia orienta, se vuoi, i raggi di luna. Sereno li ospiterò alla mia mensa. Venga pure, se vuole, la dolce amica. Di nuovi equivoci non abbia paura.
19 settembre 2024
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Sarà appena un caso se di notte dovessi dormire. Stavo per amare e mi hai distolto dal farlo. Perché così forte a te mi agganci amica notte? Dei poeti non ci si innamora. Di stelle colma l’ anfora e dammela. Vedrai che non sono poeta. Il cantore di luna non t’ abita. L’ ebete euforia dei cantanti è la misura esatta dei nostri tempi bui. Srotolando indietro la storia si evince che la misura è colma. Tutto evolve alla guerra, l’ ultima. Se non sono bravo di ciò che accade a dare contezza vedi che non sono poeta? Eppoi tutti mi schivano, schifati dalla mia supponenza nel profetare sciagure. Adesso tuona mia notte cara. Forse pioviggina. Siamo in autunno, mia dolce amica.
19 settembre 2024

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E finalmente l’ onda lunga della pioggia settembrina. Non fa furia, non fa tempesta, l’ importante che scenda. Ora si placa, si è già quietata. Un semplice acquazzone che non disseta, non lascia memoria. L’ appunto nella mia agenda di poeta da cronaca.
19 settembre 2024

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È già finita la pioggia. Non ha resistito a se stessa. Sembrava fosse testarda, artigliosa. Pallidi raggi di sole riflessi sulla pozzanghera. Comincia ad uscire la gente, gli andanti lungo le strade. Che siano coscienti della vita, coscienti di una memoria salvifica. Non sia sprecata vanamente l’ esistenza. Credo sia orario di Messa. Non c’è omelia nella celebrazione della settimana. Questo fa poco. Bastevole è il Corpo nell’ Ostia. Che ognuno metta la faccia. Nella Coscienza stia il monito.
19 settembre 2024