Le Odi di Ludovico Anastasi. “Il gentile pensiero di te”.

LE ODI

A cura di Ludovico Anastasi

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Il gentile pensiero di te che dentro mi garba, mi esalta, mi ristruttura. Dovrei strutturare un lemma, un capitolo, un sommario di poesia. Con garbo il lievito dell’ amicizia. Affacciata alla finestra vedrai un’ unica stella: la mia, la tua, la nostra. Esperire le affinità elettive è mia suprema voglia. Scomodo Goethe. E anche Beethoven per una esaltazione di vita. Il sublime suggerire della notte con la sua unica stella.

26 settembre 2024

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Ho uno sguardo ferino a te rivolto o notte scaltra. Mi vomiti addosso le defaillance della memoria. Stringiamo un accordo: domani la presenza dell’ amica più amata. Che io possa accenderle il fuoco nella conca del platonico antro. La degna cerimonia per introdurla. Attenta!: è furba come una volpe o notte mia. Scatta subito in ritirata se fiuta qualcosa che non le aggrada. Qualcosa che la tormenta. Sta sempre all’ erta. Esce le unghia e dice che hai le bombe in testa. Felice espressione rimasta a me cara.
26 settembre 2024

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Contemplo le strade assolate in questo mezzogiorno che sembra d’ estate. Anelo il mare e riprendo a fare la cronaca. Laddove c’era l’ albero vedo un tappeto di erba. Le metamorfosi della natura. Tre giorni fa ancora terra brulla, spianata. L’ autunno arretra, stratega contrario lascia al caldo la nuova avanzata. Non posso far nulla. Osservo e mi basta. Al massimo di tutti i giorni mimo la vita.
26 settembre 2024

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È andato il giorno e delle tenebre inizia la paura. È solo stanchezza. Stasera sono stato fuori con tanta voglia di vita. C’è ancora la tavola imbandita in cucina. Dalla finestra osservo la luce gialla della strada. Nulla stravolge, nulla inquieta. La paura è solo nostalgia di una sorgente antica, di una filastrocca, di un ghirigori tracciato sulla mia agenda. Ancora qualche persona vaga per la via. La sorte di questo quartiere sembra altra cosa da quella di tutta la terra. Sorte frugata, sorte subìta.
26 settembre 2024

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Accade sempre. Ciclicamente mi è vietato dire ti amo. Scatta il torpore delle ali abbassate. Rubato è il rubino. La notte è di luna piena. La notte è un sospiro. Lieve il soffio di vento che muove foglie e lenzuola. C’è un sapore millenario di nostalgia. Vorrei non piangere ma lacrime solcano il viso e mi esce un sorriso di incanto nel pensare il suo volto. Nell’ anima vecchia tutto si quieta, un benevolo dio ospita. Eros e Pazienza, la dea del mio noviziato. Sulle note del pathos scrivo qualcosa, anche di subdolo, per un criptico dire “ti amo”.
27 settembre 2024

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Il brusio raccolto nelle case a questa ora di notte è sgomento. Di mano in mano si passi il foglio dello scritto sgrammaticato. Di bocca in bocca lo sparlare di ognuno. Io sparlo, tu sparli, egli sparla, fino allo sparo. Esecuzione perfetta. Ne girano tante di pistole in questo anfratto di terra. Delle palle il grande giramento. Il giuramento del milite ignoto. Tra qualche mese il solenne ricordo. Tra mille anni i caduti di oggi saran ricordati? Dai Ludo mettiti a letto, non vedi che è tardi? Hai le bombe in testa, vecchio rincoglionito.
27 settembre 2024

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Annullarmi nel niente in questi caldi raggi di sole. In me c’è un sovraffollamento di spazi vuoti e l’ evanescente rotaggio di arrugginiti ricordi. Niente voglio ricordare in questa sequenza di tragici eventi. C’è un netto taglio ombelicale nella mia generazione. In pochi s’ avverte. Nei tanti il trascino delle esistenziali abitudini. Sono già passati gli ambulanti carichi di merce. Le vecchie hanno già elemosinato gli sconti.
27 settembre 2024

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È l’ ovvio a lapidarmi la carne. Nessun ovvio contiene la mente. Transfuga passo dall’ altra parte del cuore. Come la mai vista altra faccia della luna, il cuore ha una sua parte nascosta. L’ invisitabile. Sia doverosa l’ ascesa verso la nobiltà dell’ incertezza. Niente è scontato, nulla di veramente appurato abita la terra. I vincitori scrivono la storia. Ai vinti la solita tiritera.
27 settembre 2024

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Non c’è da fidarsi dei cumulo-nembi disposti in ribellione. Non vengono, stanno lontani. Settembre veste i panni del gambero: torna indietro. Ho letto una poesia che dice: “ama se vuoi essere amato”. E qui sono già in differita e non so se vedrò la diretta. Sono la brace di rabbia che arde nella conca della mia vita. Loquace quel tanto che basta l’ esperita sentenza mi porta verso altra strada. Non dò facilmente la mano per un fittizio ama il tuo prossimo come te stesso. Difficilmente mi amo.
27 settembre 2024

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In un nanosecondo vedo parole risucchiate dal vortice di una notte di tarda estate. Dalla mente mi sfuggono, roteano nel risucchio veloce. Stritolate nel buco nero più prossimo smarriscono come anime in croce. Non avranno lettori nel diverso universale. Forse, da questa parte del globo, qualche copia per cavernicoli.
28 settembre 2024

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C’è una sequenza di profondità inafferrabili in noi. Non osiamo entrarci. Afferrarle ci porterà a riflettere i visi in specchi inviolati. Non ci riconosceremo né ora né mai. Girano solidi gli spiriti tentanti. Il peggio sarà riconoscerci in essi.
28 settembre 2024