LE ODI di Ludovico Anastasi. ” Del superfluo si nutre la terra.”

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LE ODI

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Libera Mente libera o notte. Non esser collante di questi tempi bui. Abbiamo confuso la parola d’ordine. Il dio degli eserciti è forte, distrugge i nemici. I morti sono semplici numeri da non contare. Ha pianificato un piano ben preciso di sterminio. Non sono mai stato poeta di guerra ma ora oso dire che questo dio è americano. Ridi anche tu o notte per quel che dico? Raduna piuttosto stelle e arcangeli in controffensiva, quella dei poveri. Che nessuno si senta libero di procedere senza ascoltarti. Urla più forte o notte, fai trasalire gli indifferenti o i mala schierati. Ce ne sono e tanti, ce ne sono e sanno di morte.

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20 settembre 2024

 Cosa c’è in te, settembrina notte, di veramente vero, genuino, ben saldo? Scomodo l’ interrogativo, ma lo sai che t’ amo. Nel mio genuino mi aggancio e non m’ addormo. Mille domande hai da porre al cielo. Ascolta le risposte e riferisci. Se tutto è vano non dirmelo. Lo so già e da molto tempo. Nel temporale momentaneo passaggio si muore più in fretta che nel passato. In tanti cadono, a tanti cedono le forze. In questa tipologia di poesia non mi riconosco. Ma se della guerra devo far cronaca allora baro. La faccio disteso sul divano.

20 settembre 2024

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Se il cuore ci salva, notte salvifica, in te vedo la stella cometa. La scia luminosa che attorno ci gira e speranze deposita sulla terra. Forse il mio poetare continuo ti annoia, ti spiazza. La tristezza continua ti pesa. Ed hai ragione notte amica. Ora devo dormire per forza, ché non ci vada di mezzo il cuore nel senso del muscolo che vibra. È questione di vita mia dolce amata.

20 settembre 2024

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I tratti solidali della follia del mondo stamane mi introducono nello stadio più alto del cominciamento. Non si abbia paura del giorno dalle sue vesti denudato. Il re è nudo. Mi sono svegliato dopo breve sonno all’ ora della stella del mattino. Fuori è ancora buio. Francamente non mi alzo, non lascio il letto per darle il saluto doveroso. L’ un l’ altra ci immaginiamo di noi annusando ogni singolo sfacelo. Mi riaddormento.

20 settembre 2024

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 Saluto il mattino tiepido. Tardi mi sono svegliato tra le lenzuola il mio essere lasciando. Un nuovo esame col cielo quasi ad aver pattuito un matrimonio fittizio, un amplesso smagato. Saluto il giorno magro di notizie salvifiche, il giorno già sacrificato. Onore ai passanti che restano all’ erta, che sgranano gli occhi a potenziali assassini. Molto peggio l’ indifferente nel suo letame affogato.

20 settembre 2024

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Mi basto e m’ avanzo. In questo mattino di cielo incerto consumo parole come ossesso in un parcheggio a guidare il traffico. Cerco il pacifico errare nel campo astratto di rose rosse e margherite. Sembra che abbastanza mi stiano vicine. Ma non rischio. Faccio piuttosto colazione con latte e fette biscottate. Il mio mattiniero sostentamento. Superbo non ascolto il notiziario. A me stesso stamane paleso la poca voglia di questo mondo.

20 settembre 2024

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E del mezzogiorno già scemano i raggi del sole. Poco riscaldano. Se da lassù qualcuno lancia lo strale siamo noi gli obiettivi. O forse io. Chissà. Oppressi dalle tenebre sempre gli umani attendono il sorgere del sole. Che si faccia dunque scorrevole il mio dire al calare delle ombre. Si voglia o no si và verso l’ autunno e sempre più si accorcia il giorno. Questo è il ritmo dettato. Da ciò il filosofare e le religioni. Il Sol Invictus e il Nazareno. A nessuno voglio mancare di rispetto, a nessuno la classifica e il primato. Insopportabile a me stesso un caffè sorseggio.

20 settembre 2024

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 Qualche minuto ancora e poi la sarabanda del pomeriggio. Mi incanta lo sfrenato volgere delle ore fino alle prime ombre della sera. L’ attraversare la strada dei ragazzi, le grida, gli schiamazzi. Da ciò stiano lontani gli schemi stabiliti. Che si lascino pure i ragazzi nell’ incoscienza della vita. Ne avranno ben donde in avanti nel diventare coscienti delle trame, di carpire segreti malcelati alle catene strette alle mani. Che gridino ora a squarciagola divertiti nell’ inseguirsi. Molto presto, forse anche domani, incontreranno gli insegnanti della morte.

20 settembre 2024

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Non posso disconoscere la storia, non posso crearmi un’ alibi nel male di vivere. Negli amori falliti, nelle sensuali carezze negate. Non posso disconoscere i fatti. Vi sono interi reparti a scontrarsi. Il solito repertorio degli uomini. Forse gli ultimi rimasti.

21 settembre 2024

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In due ad addomesticare la notte, lo sfreno dei sensi. È un pregare di liquidi umori. Siamo umani per favore. Settembre non ci aiuta a desistere e il desiderare è di tutti. Non si dica il contrario per favore, per cortesia all’ anima e al cuore. Se per una mela la colpa ricade allora non si abbiano scrupoli, facciamo bene i tentati. Le foglie di fico sono banali. Non si accorsero di essere nudi. Le foglie di fico sono reati. Nati da ventre di madre giganti padroneggiamo le vite.

21 settembre 2024

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Nelle ombre vaganti sono un sussurro stanotte. È la simbiosi esatta con la tarda estate. La volitiva voglia di immersione nel cielo di fate. Sto troppo illudendomi. Nel cielo ci sono gli spazi e le stelle piuttosto lontane. È aria fritta se parlo anche di gnomi. Si sta sul reale, nell’ onnipresente presente bestiale. Si sta nelle trincee. Anche se ancora lontane ributtante è la puzza di morte.

21 settembre 2024

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Mi sia concesso il gaudio degli angeli in questo sabato settembrino. Mi siano vicini gli orizzonti al sole incerto. Distese di campi in fiore mi invitino a cogliere rose rosa durante il mio passaggio. Dolce è il mio dire in questo mezzogiorno da messaggio. Recupero il sorriso che mi venne trafugato.

21 settembre 2024

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C’è aria di pioggia, di acqua. Che venga a dissetare la terra. Ma oggi non voglio il vento di fronda. M’ inquieta. M’ illudo che tutto sia sacro, che arde nei cuori lo spirito in festa. Nefasta è la cantilena trasmessa, il bla bla bla della menzogna. Non ho mai sopportato la mezza messa, la verità piegata, piagata, accomodata, straziata nel racconto dei fatti. Ne so qualcosa. La verità è sacra. Se si osa stravolgerla vuol dire che il mendace ci sazia, che gli lasciamo aperta la porta. A questa preferisco allora quella della battona all’ alba rientrante a casa lasciandola chiusa.

21 settembre 2024

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Ci vorrebbe un lume a petrolio per illuminare l’ erba dei vicini di casa. Non scherzo, Via Cecco Angiolieri una volta d’ erba era spoglia. Solo un paesaggio di case ingiallite. Ora è diverso: c’è tanto di erba e di piante che viene voglia di starsene in strada. Eppure qualcuno ha sdradicato l’ albero di fronte. Gesto criminale. Era di ispirazione a me e agli uccelli. Era il mio albero amato. Il giubilo alle prime ore del giorno. Contavo i suoi rami spogli in inverno e in autunno le foglie cadute. Nelle notti d’estate il trionfo dei fiori. Ora dalla sua linfa reciso per me si spegne l’ incanto. C’è sempre un dire di tristezza e di pianto nel mio poetare. Nulla posso al contrario. All’ orologio chiedo il come e il quando.

21 settembre 2024

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Il privilegio di capire il silenzio della notte m’ esalta. Ne carpisco le onde. Non si esageri nel capire la notte. I suoi angeli sono gelosi. Custodiscono l’ esatta essenza di brama degli innamorati di essa. Scorre con premura la notte per dare spazio alla luce. Tace il suo piano di fuga. Lo scenario del piano di pace non la rappresenta. Viola l’ intimità del suo essere buia. Al buio in altre zone si spara, con pochi soldi si comprano vite. Mi sbaglio: con gigantesche cifre stanziate si prolunga la guerra, fino alla fine.

22 settembre 2024

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 Invocate valli lontane vi cerco. In voi voglio dare al mio passo un cammino certo che escluda gli inciampi, le gambe fallaci. Ieri è ufficialmente entrato l’ autunno, il grande amico. Settembre volge al suo termine con passo spedito. Il giusto alternarsi dei mesi e anche dei morti. Chissà se ad Ottobre saranno più numerose le bare, privilegio di esser seppelliti, o ancora di più le fosse comuni. A Gaza i cadaveri li buttano dai tetti. Dio lo vuole, anzi lo esige. Il padre dei cieli, il Dio degli eserciti.

22 settembre 2024

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Il reato di alzare le attese. L’ ingenuo entusiasmo lungo tutta la vita. La gente è in affanno e parecchio distratta. La gente delude e uccide. Quante volte sono caduto in questa trappola fin da bambino e ancora ci cado. Oggi il cielo è latteo. Mi invita a lasciar perdere, all’ alzata di spalle. L’ uscita di scena è vicina e manca l’ albero di fronte ad ispirarmi. È tardi e ancora devo fare colazione. Latte e biscotti.

22 settembre 2024

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Per le vostre carni vive il mio dardo. Devo mettere un po’ più a fuoco il bersaglio, allenare il mio braccio. Si sopporta più volte l’ errato ma mai all’ infinito. Oh imbevute spugne del vostro cervello. Qui sta l’ inghippo, l’ intrigo. Causa malattia lo snaturato mio dire. Tranquilli, nulla a pretendere e a prescindere è già vitreo mezzogiorno. Saluti, vado a pranzare.

22 settembre 2024

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Se la testa precede la pancia è con quest’ ultima che l’ uomo ragiona. Iena cresciuta. Il suo ringhio ai popoli è offesa. Del superfluo si nutre la terra. Per il superfluo la guerra. E lo sterminio degli ultimi. Lo scandalo osceno. Non continuo. Sono i morti che parlano.