LE ODI DI LUDOVICO ANASTASI: APICALE BELLEZZA

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A cura  Ludovico Anastasi

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Apicale bellezza in forma uguale e contraria oltre il grembiule della luna. Lo indossa per farsi gradita ai miei occhi. Mille volte buona mi incolla i cocci, i pezzi sparsi. Mi tappa la bocca a bestemmie vocata. Non vuole che la notte mi senta. Non vuole che le stelle ascoltino amare. Intenerita mi invita a dormire. Non fare un torto al tuo cuore, mi dice, innamorata.
6 settembre 2024

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Sull’ agenda scrivo le note dolenti. Se i nodi vengono al pettine bisogna pur che qualcuno li annoti. Amanuense ritorno. Non è che allo sbocciar delle rose abbia fatto grandi imprese ricevendo le spine. Non è che dando spinta al motore del mondo abbia ricevuto carezze. Il nulla, il niente. Ad ognuno le sue brave fatiche.
6 settembre 2024

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Siamo alle solite. Mal retribuito dalla sorte vorrei errare per terre lontane. Per boschi, per tundre e per campi fioriti. Ovunque esplode l’ ardore dei sensi. Ovunque il sole acconsenti carezzevoli raggi su corpi esultanti. Il coro degli angeli. Non ricomincio, scusate. Le bizzarrie di un pomeriggio di tarda estate. La stilla del sangue.
6 settembre 2024

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C’est moi. Eccomi. Ci sono. Vi sono apparizione terribile. O miei gesti consueti che tutti avvolgono, anche i sapienti. Dovrei impossessarmi di tanti meriggi per riposarmi, a soluzione delle mie mete. E non è poi che fossero così alte. C’è chi si è sottratta, irraggiungibile. C’è che non si tarpano le ali ai poeti con il ravvediti e taci. In fondo è dell’ amore lo spicco del volo.
7 settembre 2024

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Ora, in questo preciso momento andiamo, o luna, allo scandaglio del mare profondo. Donami la tua pallida luce, la passione che dentro ti muove. Dolersi per lo sconcio del mondo non è più il caso. Tentiamo col mare, il mio grande amico. Mi innamoro dello sciabordio delle onde. Mi commuovo al loro richiamo: “perché non vieni nostro amato? non ricordi le acque prudenti che ti hanno accolto bambino”? Certo con gli zii venivo e con la nonna vestita di nero. E il salvagente a forma di papera e la serafica luce del giorno come a proteggermi dai nascondimenti in agguato.
8 settembre 2024

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Inizio settembre e la stanza dello scirocco che non abbiamo. Il quartiere è muto, chiuso, stretto nella tenaglia del caldo. Il quartiere è malato. Anche le ossa sudano. Al passo del sole nessuno, è tutto un grafico lento. A tutti il graffio del cielo. Volete il condizionatore o la pace?: il mostro e il suo alito.
8 settembre 2024

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Non parlerò più dell’ accaduto. Ora finalmente consegnato all’ oblio recupero. Avrei dovuto farlo molto tempo addietro, ma non importa. Poco mi resta e lo snidarsi dalla condanna in me sa di vittoria. Al petto non appendo medaglia. In fondo trattasi di misera vicenda umana. La mia e la tua. Della sorte la trama senza sceneggiatura. A nessuno interessa una pièce tragicomica, una rappresentazione da nulla.
9 settembre 2024

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Chiesta la moratoria al sole calante. Resista la luce alla sera. Ai dioscuri divisi resista. Scema la voce narrante. Dalla piccola cupola al centro della ribalta il suggerimento non giunge e niente giustifica. Il teatro è di guerra dura, asfissiante e puzza di morte. E allora che tutto avvenga alla luce. Non scenda, dunque, la sera. Sia saggia e buona. Di appartarsi attendano pure gli innamorati. Almeno per una volta sola la notte oscura non sia loro gradita.
9 settembre 2024

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In fondo non nutrivo speranza di una più lunga attesa. Sei arrivata sera, puntuale e decisa. Nella strada l’ intermittenza delle zone d’ ombra e la pallida luce dei fari. L’ abbaio del cane insolente. L’ abbaialuna delle anime in fuga. Ma non devo essere io a fare la cronaca di una notte pienamente annunciata dai risvolti del cielo. Si confessino pure i cuori in tormento.
9 settembre 2024

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Bisogna cambiare soggetto di poesia. Renderla arguta, astuta, sovrana nell’ additare gli umani letami. L’ indignazione non basta. Scivola liquida, fluida, goccia sudata. Sarà meglio l’ insulto a fionda lanciato. Questa è notte di esodo o grande sparviero. Sarà meglio l’ agguato. Vorrei parlarvi di un certo teatro ma sono stanco. Sono pronto a calare il sipario.
10 settembre 2024

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Calata è la sera e le ombre. Organici al sistema solare e alla turbolenta follia. Siamo in ammasso. Senza acredine alcuna da creduloni stringiamoci pure la mano. In segno di pace. Il precetto cristiano non è da discutere. E neanche i milioni di morti ammazzati in nome di Dio. Scommettiamo? Razza di vipere come mi siete d’ ingombro!.
10 settembre 2024