Le Odi
A cura di Ludovico Anastasi
NOTTE
E riesco finalmente a costruirle attorno un’arca amica nel navigarmi l’anima con la luna piena. Ah che audacia amarla in questa quiete periferica e la lussuria dei sogni che nelle case avanza copiosa di umori fra intrecciate braccia. Ah che bravi acrobati siamo di sopravvivenza.
DEL MIO SILENZIO INTIMO
Il silenzio seduce, ha labbra rosse non viste. Al buio passa le stanze, ne valuta i contorni, gli oggetti. E’ incline a scrutare gli angoli, i vari interstizi fra finestre e porte socchiuse. Invita a domande puntualmente inevase. E’ essenziale nel dare ferite. E’ il mio silenzio di insonore abitudini che sanno di morte.
DI NOTTE, UN BALZO
Odo lontano un tuono messianico. Sa di buona novella, sollevando lo spirito in ombra. Vi e’ una geometria precisa di nuvole e pioggia che sa di salvezza. Il tuono ha possente parola che scuote le mura di citta’ arroccate in difesa. Ordine di Dio che impone l’uscita dalla muraglia uterina. Non tardi la tempesta che alla finestra mi porta.
IL SIMPOSIO
Ah quell’unicita’ dentro noi scissa che costringe meta’ dell’anima a cercare l’altra come nel gioco a moscacieca restando delusa poiche’ l’anelata negli abissi ondula.
IL PADRE
Come ammalorato muro mi rovinasti addosso, riflesso di Colui che ben presto all’ira diede sfogo piazzando un angelo con spada di fuoco davanti al giardino eterno. E di sfuggirti non ci fu verso. Cosi’ oggi mi confondo quando allo specchio mi guardo: non so davvero cosa da te abbia ereditato.
OPERA BUFFA
Come cenere al vento bellezza e’ andata. Ah, potessi aspergere acqua di colonia sulle stoffe del mio armadio per coltivato senso del pulito tornando al sodalizio con me stesso. Gennaio sta passando e poi l’inverno ed io. Mi serve un po’ di mistero da teatro e un orologio esatto.
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