LE ODI
A cura di Ludovico Anastasi
IMPROVVISO VENTO
Lascio cadere il fatto. Mi suona strano di Maggio il soprassalto. A stento giro il viso e piano tendo l’orecchio. E’ tutto un sospiro all’indietro, un risucchio nella lontananza quando di me faceva testimonianza un vento freddo.
Resto nel sottobosco incapace anche a cambiare il nascosto corso degli eventi. Penseranno gli intelligenti globuli del sangue caldo nelle vene a limitare i danni, ma a mio inganno. Con stanca diffidenza lancio una occhiata alla sapienza accatastata in libri, all’angolo del muro. Sorseggio un caffe’ riscaldato cedendo al fumo della sigaretta. Di piu’ cedo alla carezza del mio bimbo: vorrei portarlo a mare, ma volge a nuvolo e tira vento.
SCAPPATOIA
E quando al di la’ del muro lavico, del collegio dei gesuiti mi appariva la torretta, sentivo il respiro della casa. Si passava il convento di San Biagio e, poi, la lunga discesa per la citta’ vecchia e, quindi, la pescheria, mio immenso regno dell’infanzia. Scrivi sempre sulla stessa cosa, ammonisce l’anima mia solenne e critica. La fuga all’indietro e’ buona tattica, rimbecca l’anima mia di dura cervice e un po’ bambina. E’ la grande strategia per resistere da preziosi in filigrana.
ESCHATOS
Mio tempo sovrano, ancora mi reggi, mi cerchi la mano per condurmi a ritroso nel fatto e subito. Oh dei perche’ quale immenso raduno! Prepariamoci all’ultimo lembo, il piu’ scivoloso.
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