LE ODI

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LE ODI

A cura di Ludovico Anastasi

 

DEDALO

Avvengono tumulti al cuore quando si percorrono strade amate, da tempo non percorse, dai tempi della nostra calda madre estate, di noi sollecita a ricomporre i cocci sparsi. Ed ora queste nuvole, il grigio rabbuiante quell’andito con gli stessi appagati fumatori intenti al gioco delle carte. Ed io, invisibile agli altrui sguardi, nonostante il cappello marrone a larghe falde, a perfezionare il mio masticar le ore.

 

TEMPO GRIGIO

Sembra quasi alla riscossa. Si beffa delle umane schermaglie, delle insolute faccende. Ghiaccia le grida dei rionali ambulanti, al tepore delle case li invita, i visi assonnati d’indolenza accarezza. Oh ben povera rivincita su resistenza gia’ ardua, sui riti assodati a spasso nei marciapiedi dell’anima.

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IL MIO CUORE

Lo troverete al monte dei pegni, fra gli scarti. Aveva un nonsoche’ di forsennato per continuare a battere. Ed era anche troppo solitario, come la battona lasciato il marciapiede all’alba, le spalle appoggiate alla porta chiusa, dentro casa.

 

PARTITA INFINITA

Ma come si fa a scattare in contropiede quando in difesa ci si arrocca per un pareggio che vuol essere vittoria mentre si tramuta in fugace preghiera, solo una chimera per scansare la sconfitta mentre l’angelo oscuro della vita ti dribbla sottoporta?.

 

Questo passo nero, insicuro, come reo confesso porto a spasso, in ombra per black-out. E niente sgombra delle accatastate voglie. State lontano, amate, che’ non si faccia cumulo d’amore. E’ quella grande voglia di stare in esatta posizione universale che ci frega, come sul ramo la foglia in preghiera per oscillazione che non stacca. Tutto ha di se’ immagine straniera.

 

NEVE

Ti portero’ con me sull’Olimpo a chiedere agli Dei un innesto per possedere il tuo candore. (a te)