LE ODI

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LE ODI
A cura di Ludovico Anastasi

 

TEMPORALI

Finalmente il cielo nuvolo al risveglio. Mi veste bene, e’ la taglia mia di moda. Ci vuole pazienza in questa terra di sole aspettare la pioggia. E’ preferibile ogni tanto cambiare d’abito vestendo la grigia uggia. E non inganni quest’ultima come malostare stampato in faccia. Piove saetta e tuona. L’alleluia.

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DI SOSPESI AFFARI

E per dispetto a Dio la premura del fulmine vesto, decidendo io, nell’attimo del suo compimento, il mio compiuto.

 

ANCORA VENTO

Austero soffia, le pozzanghere d’acqua increspa. Santa normalita’ ci prenda in serate di pioggia come questa. Utopico sovrano prende le misure allo scorrere del tempo. Alle finestre ci martella. Pretende ampia scena fino all’istante ultimo prima di sgomberare il campo. E noi a barattare minuti di tregua, noi, i forzati dello sgombero.

 

PAROLE IN INVERNO

Ah queste mie parole che non trovano eco e, giustamente, goffe rimbalzano lungo impraticabili strade. Sono le vere e impronunciabili e ardite, da turarsi le orecchie. Vedo cadere foglie dagli alberi, le ultime rimaste. Cosi’ le passioni ultime nascoste.

 

Ed ho imparato che ogni tempo della mia vita ha avuto una sua stazione di passaggio con molti pendolari che hanno inciso nomi e cognomi e magari numeri di telefono su qualche muro un po’ isolato ma non per questo meno estraneo al dolore che mi porto dentro. Ora sto sul marciapiede della notte con quel dolore sempre piu’ vecchio e raggelato.

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