LE ODI
A cura di Ludovico Anastasi
LE ALBE
Tante ne vidi tra fessure di palpebre stanche, furioso nell’indossare jeans e maglione, le fresche ferite degli incubi, l’acqua ghiacciata sul ghigno del viso. Dicono avessi un bel sorriso nel sonno di bimbo. Sopravvivere germina luce remota. Oh esecrabile notte d’insonnia mi porteresti indenne a rimorchio dell’aurora?.
Le Odi
Forse in qual forma, in quale stato che sia, dentro covile o cuna, e’ funesto a chi nasce il di’ natale. Da Canto notturno di un pastore errante dell’Asia di Giacomo Leopardi.
Le Odi
E stabilimmo fra di noi risate arcaiche, patto tra gentiluomini d’altri tempi, dai vissuti magri, poveri allo sbaraglio dalla sorte stampati in serie nei millenni e che semplicemente avrebbero voluto veder sbocciare le rose nelle loro vite.
L’ANELITO E LA FATICA
Non e’ questione di sfizio scalare la vetta della Luce che acceca. C’e’ una Voce imperiosa che chiama. Ma s’insuperbisce l’anima mia tempestosa nell’amare ancora questa fragile terra.
DI MORTE E DINTORNI
E pur sapendo malamente chi veramente sia di forza un giorno penderemo dalle sue labbra dal suo deciso incedere dal suo fiat.
LO SCRITTOIO
Per interminabili giornate ed anni di generazioni ti costringi a vivere testimone d’avvenimenti. Quale il sacro dovere che non hai e che t’imponi? Su te tanto ho studiato e scritto. Piu’ d’una volta t’ho fatto base del presepio. Sul tuo lato destro, l’altra sera, di mio nipote un graffio. Fuori il tuono.
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