LE ODI
A cura di Ludovico Anastasi
PRESA D’ATTO
E mi vivo senza infingimenti, o, forse, fingo a comando. Ma piu’ non posso impormi comandamenti: su questa terra vago come messo al bando.
DEGLI UMORI
C’era stato quasi un rinascimento, melodioso concerto da pochi strumenti con tutto cio’ che mi sta attorno. Poi lungo il corrimano del giorno qualcosa ando’ storto. Saltarono parecchie corde del violino…e mica io sono un Paganini che porto’ la sonata a compimento.
DI STERILI PROFEZIE
Amai di me le intuizioni sulle anime e sui corpi. Immaginando vittorie ebbi esatta contezza degli inganni. Spesso la vita ha una sua perfidia umiliante. E amiamo le stelle dicendole amiche. Proprio esse, le sprezzanti di bianco vestite, algide e lontane.
NOTTURNO IN EDIFICIO POPOLARE
Sembra piova, gocciola il rubinetto della vicina. Sussurri di rumori fra complici mura. Le grida stanno dentro l’anima. Dell’insonne il passo lento s’indovina, la bestemmia a fior di labbra: calma, studiata, improvvisa e violenta sputata sulla malora, la malannata, sul progetto vita fattosi farsa. Manca la platea: solitaria e’ la risata.
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