Attualità
A cura di Enzo Coniglio
Dal 2 al 5 maggio, Francoforte è stata invasa da un folto stuolo di banchieri tranquilli e ordinati, dagli occhi a mandorla che nulla hanno a che vedere con quelli più rissosi della Banca Centrale Europea (BCE). Si tratta dei 67 membri della Asean Development Bank (Adp) e da un centinaio di osservatori che hanno deciso di svolgere in quella città il loro 49° incontro annuale, per ricordarci che il PIL asiatico rappresenta ormai un terzo di quello mondiale e che quel continente detiene il 60% della crescita globale.
Naturalmente non poteva mancare la visita della padrona di casa, Frau Merkel accompagnata da Gert Mueller, ministro per la cooperazione allo sviluppo, al Presidente della Adb, Takeiko Nakao e ai governatori con i quali mantiene eccellenti rapporti di collaborazione.
A riflettere sull’agenda dei lavori e sulle conclusioni, si ha la netta impressione che si sia trattato non tanto di una riunione di banchieri ma anche e soprattutto della nuova visita dei Saggi del Continente asiatico, tipo quella compiuta 2000 anni fa dai re magi di cui ci parla il vangelo. Infatti i “Governatori della Adb hanno chiesto alla Banca di mantenere un focus incisivo sulla riduzione della povertà e sulle misure necessarie per ridurre le diseguaglianze. Hanno chiesto inoltre di utilizzare bene le crescenti risorse finanziarie e in particolare a sostegno dell’accordo COOP21 (Conference of Paris sul clima, la 21esima).
Una scelta dettata non da particolari credi religiosi o da pruriti morali ma da un semplice e lineare discorso economico e finanziario che possiamo così riassumere: “Nel momento in cui la crescita cinese decresce al 6,5%, l’India con i suoi 400 milioni di diseredati che vivono con meno di due dollari al giorno e il cui salario è un terzo di quello cinese, potrà crescere del 7,4% quest’anno e del 7,8% il prossimo anno, grazie soprattutto al piano del nuovo Governo di Narendra Modi che intende sviluppare il settore manifatturiero, favorire gli investimenti, la creazione di nuove industrie e incentivare le esportazioni e i consumi interni”.
Un tale piano, mentre distrugge enormi sacche di povertà atavica, rilancia la domanda depressa di materie prime e la domanda di commodities e di energia. Soltanto in India, ci sono un milione di giovani che ogni mese sono in cerca di una prima occupazione. “A questi giovani – raccomanda l’Adb – dobbiamo offrire un lavoro di qualità, ben retribuito e sicuro”. E gli investimenti esteri diretti sono in forte crescita, passati nel 2015 a 34,9 miliardi di dollari contro i 21,6 del 2014.
Ma l’India non è l’unico Paese dalle grandi opportunità grazie alla povertà e alla forte crescita demografica come il Bangladesh,, Myanmar e le Filippine.
Dopo i 3 giorni a contatto con i “saggi dell’Adb”, si fa una certa fatica a rituffarsi all’interno delle beghe e delle meschinerie del nostro vecchio continente che affossa la povera Grecia per un piatto di lenticchie o costruisce barriere invece di riflettere sulle grandi opportunità di sviluppo che potrebbero sorgere dalla situazione di povertà del continente africano e del Medio Oriente.
Questa è la vera Asia, quella che non si studia nelle scuole e quella che i nostri media dimenticano di raccontare, come la magnifica tre giorni di Francoforte. Chissà perchè non ne han parlato: forse perché non è nato un Gesù bambino!.
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