ARTE
A cura di Francesca Bella
Uno degli artisti più eclettici e originali del Novecento è, senza dubbio, Yves Klein. Nato a Nizza il 28 aprile 1928, Klein è figlio di due importanti pittori, Fred Klein e Marie Raymond, che nel 1937 prendono parte con una loro opera all’Esposizione Universale di Parigi. L’ambiente in cui cresce Klein è culturalmente molto fertile, infatti, al termine del Secondo conflitto mondiale, la madre organizza settimanalmente a Parigi delle interessanti serate con pittori e letterati cui, talvolta, partecipa anche il giovane Klein.1
Sin da giovane viaggia molto e intraprende una carriera da judoka ma, nel frattempo, si avvicina sempre più al mondo della pittura. Le sue prime opere d’arte sono delle monocromie, in cui si firma «Yves le Monochrome».2 La monocromia forse più nota di Klein è Monochrome bleu sans titre (Monocromo blu senza titolo) del 1959, in cui viene utilizzato il colore da lui brevettato nel 1956, l’International Klein Blue (IKB), da lui definito come «l’espressione più perfetta del blu».3 Oltre alla celebre monocromia blu, si ricorda anche quella rosa del 1962, intitolata Monochrome rose sans titre (Monocromo rosa senza titolo). Altro colore molto importante nell’opera di Klein è l’oro, notoriamente legato a oggetti molto preziosi, che aveva avuto modo di “conoscere” e apprezzare da ragazzo durante un periodo di apprendistato a Londra da un artigiano amico del padre.4
Ma Yves Klein non è solo un pittore, o meglio un pittore nel senso classico del termine, ma un artista a tutto tondo. Con lui non vi sono limiti, ma sconfinamenti e sperimentazioni. Come nel caso delle Antropometrìe, ovvero opere nate dalle tracce lasciate non dai pennelli, ma dal movimento di parti del corpo di modelle dipinte con il IKB. Klein racconta così questa scelta artistica:
Monocromizzavo le mie tele con accanimento, poi si liberò il blu onnipotente che regna ancora e per sempre. È a quel punto che non mi sono più fidato. Ho ingaggiato delle modelle nel mio studio, per dipingere non davanti a loro, ma con loro. Passavo troppo tempo in studio, non volevo restare così, solo soletto, nel meraviglioso vuoto blu che vi stava crescendo…5
Una delle antropometrie più importanti è Antropometria sudario, Senza titolo (ANT SU 7) del 1960, in cui vi sono tracce umane in due diverse posizioni lasciate su un sudario in blu, con l’aggiunta dei colori rosa, oro e nero.
Il 28 aprile 1958 a Parigi Klein presenta l’opera Le Vide (Il Vuoto) all’interno della Galleria Iris Clert nell’ambito della mostra La spécialisation de la sensibilité a l’état matière première en sensibilité picturale stabilisée.6 Come suggerisce il titolo, l’opera è immateriale e consiste nella galleria completamente vuota. Altra opera cardine nella carriera artistica di Klein è Saut dans le vide (Salto nel vuoto), performance senza spettatori nei pressi di Parigi, diffusa attraverso una fotografia uscita il 27 novembre 1960 su un quotidiano di quattro pagine in edicola solo per un giorno. In realtà, questa foto in bianco e nero, poi diventata celebre, che vede Klein gettarsi nel vuoto, non è altro che un fotomontaggio.7
Il 27 ottobre del 1960 è tra i firmatari del manifesto del famoso movimento artistico Nouveau Réalisme, insieme ad altri pittori e scultori.
Fra gli artisti contemporanei ad aver pubblicamente espresso attestazioni di stima nei confronti di Klein, si ricorda Lucio Fontana che, in un’intervista rilasciata pochi anni dopo la morte dell’artista francese, avvenuta il 6 giugno 1962, afferma: «Klein era una cosa incredibile. Non era solo una simpatia epidermica, ma tutta la sua personalità mi interessava. […] Yves Klein rappresentava lo spazio vuoto. […] Lui era per l’infinito.»8
Artista poliedrico e curioso, Klein, nonostante la sua prematura scomparsa a soli 34 anni e una carriera molto breve, ha lasciato un’impronta notevole nel mondo dell’arte. Oggetto di attenzione da parte di molti studiosi, nel passato ma anche nel presente, la figura di Klein è stata raccontata in una biografia intitolata Yves il provocatore del critico d’arte statunitense Thomas McEvilly, che ben descrive così la sua arte multiforme: «La monocromia, l’antipittura, lo spostamento dell’attenzione sulla scultura e sull’installazione, la smaterializzazione dell’arte, il rifiuto dell’illusione, l’inclusione degli objets trouvés e dei nuovi media, la Body Art, la Land Art, l’Arte Concettuale e la Performance».9
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Fonti bibliografiche e sitografiche:
1 Cfr., Bio – Yves Klein
2 Cfr., CRICCO G. e DI TEODORO F. P., Itinerario nell’arte. Dall’Art Nouveau ai giorni nostri (Vol. 5), Bologna, Zanichelli, 2006, p. 1519.
3 Cfr., Ibidem.
4 Cfr., TIRLONI G. A., Utilizzo e valore spirituale e materiale del colore oro nell’arte di Yves Klein, E-Zine, 28 luglio 2022, Utilizzo e valore spirituale e materiale del colore oro nell’arte di Yves Klein | Greta Alberta Tirloni | E-zine
5 Cit. Klein Y., in MAGGIORELLI S., Quel cagliostro di Yves Klein, «Left», n. 20, 22 maggio 2009, p. 79.
6 Cfr., TIRLONI G. A., Yves Klein, il blu dell’infinito, E-Zine, 23 gennaio 2022, Yves Klein, il blu dell’infinito | Greta Alberta Tirloni | E-zine
7 Cfr., VENTURI R., Il salto nel vuoto, tre secondi dopo, «Doppiozero», 14 dicembre 2016, Il salto nel vuoto, tre secondi dopo | (doppiozero.com)
8 Cit., Fontana L., in MAGGIORELLI S., Quel cagliostro di Yves Klein, op. cit., p. 79.
9 Cit. VENTURI R., Con Yves Klein nel regno dell’impossibile, «Doppiozero», 8 maggio 2015, Con Yves Klein nel regno dell’Impossibile | (doppiozero.com)
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