A cura di maria Pia Basso

Al di là delle sacrosante battaglie volte a debellare l’aberrante moltiplicazione di delitti compiuti a danno delle donne, non sottovaluterei tutti quegli episodi che hanno radici in atti ingiustificabili e, altrettanto deplorevoli, compiuti per mezzo di atteggiamenti verbali che, travalicando i sentimenti di rispetto della dignità umana, colpiscono, offendono e feriscono animi ridotti a brandelli perché appartenenti ad individualità, ormai, frammentate.

La violenza psicologica si manifesta con fare strisciante e permea la mente e il cuore delle sue vittime che, in un primo momento ignare, si ritrovano succubi di carnefici mascherati da sedicenti compagni di vita che, con azioni silenti, ma costanti e reiterate, imbrigliano i propri bersagli in spesse reti di sensi di colpa e annullamento di sé. Della percezione di se stessi come esseri umani degni di cura e di rispetto, di amore e di conforto. Invece no: questi “carnefici dell’Io” agiscono di soppiatto, tessendo una tela la cui trama è sempre più fitta. Non sottovalutiamo tutte quelle espressioni con cui si tende a sminuire il nostro dire o il nostro fare o tutti quegli atteggiamenti di noncuranza con cui ci si approccia a noi.


In una mente che utilizza tutti i suoi neuroni in maniera edificante per superare atavici convincimenti di supremazia maschile sulla ( presunta) gracilità di cui disporrebbe il famigerato “ sesso debole”?

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