LA RICERCA DELLA LUCE TRA LE PAGINE DELLA SILLOGE “FRECCE NELLA NEBBIA”

Recensioni ed Eventi

A cura di Maria Cristina Torrisi

 

Un percorso. Lungo e travagliato. Un viaggio introspettivo alla ricerca dell’ io più profondo. È quanto emerge tra le pagine Frecce nella nebbia, la silloge di Gaspare Francesco Montemagno (Carthago edizioni) presentata lo scorso 28 maggio ad Acireale.

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Una poesia raffinata testimonia un animo che attraversa “uno stato di prigionia interiore” ma proteso verso la vita. Un animo malinconico, e a tratti tormentato, che guarda il tempo con nostalgia, tra ricordi e sogno antico, per l’acquisita consapevolezza della vita che fugge e dei dolori del mondo. Ma pronto ad una disamina interiore che lo vuole libero da quegli “schemi” che imprigionano pensieri e parole. Così che quei silenzi interiori volano leggeri come il “vento”, verso una vita che desidera rigenerarsi ed evolversi per dichiararsi con “parole libere”.

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Forse che il lavorio interiore ha avuto inizio dalla “memoria” (intesa come esperienza sensoriale) e da quell’attaccamento “a ciò che ci garantisce sicurezza”? O, forse, da una visione matura e sofferente sul senso dell’esistenza e sull’importanza dell’essenziale? Di fatto, attraverso la poesia l’autore, con grande onestà intellettuale, scandaglia il proprio animo, confondendolo nella nebbia, nell’incognita dell’esistere, nel vuoto della percezione di quei silenzi che accompagnano l’umanità.

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Analizzando scrupolosamente il testo, le frecce rappresentano il mondo esterno che si scaglia in un mondo interiore, nei meandri di un’anima alla ricerca di sé stessa, che si esplora e si interroga, soffrendo e desiderando non essere bersaglio di quei mali pronti a colpirla (non si sa in quale punto), bensì tramutarli in entità benefica.

Nella fatica letteraria di Gaspare Francesco Montemagno è palese l’utilizzo di  elementi fondamentali, scelti per accompagnare il viaggio introspettivo di un animo, le cui corde vibrano al tocco di un vento che sibila contro i silenzi, per dare loro voce. Si tratta di “parallelismi”, attraverso una corrispondenza analogica di concetti che riportano alla catarsi. Essa sarà testimone di rinnovamento e rigenerazione:

 

 Lacrime di pioggia portano pace al dolore…

Nuovi virgulti nasceranno…

…Respirerò il mondo con nuovi occhi…

…Un canto nuovo

 

L’attesa del poeta (riconducibile all’assenza di punteggiatura) si sposerà con la speranza:

“Attende silenziosamente

l’acqua,

che la ricomponga

e il lievito

che le dia senso

La vita”

 

Sovente, tra le pagine, troviamo la danza. Sembrerebbe il tumulto dell’anima che è in lotta tra luci ed ombre: …riflette pensieri scuri… Ma tutto diventa chiaro.

Quando sopraggiunge la luce, il viaggio regala all’autore la consapevolezza di sé.

Le pagine della silloge, per certi versi, riportano al grandioso traguardo spirituale di Siddhartha. Nel romanzo, punto focale è la ricerca di un senso della vita, che completi la nostra anima alla ricerca di qualcosa che, si scoprirà, già alberga dentro ciascuno di noi.

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Nella poesia di Gaspare Francesco Montemagno vi sono concetti complessi: nell’ampio spazio utilizzato privo di punteggiatura, danzano parole non a caso che danno identità a ciò che aleggia immateriale: l’odore di nuvole.

Tutto così appare tangibile nei contesti surreali e purificati che lievitano per cercare nuovi spazi anelanti la luce.

Infine, vi è la pagina “stand by” (così come ho voluto definirla). Riguarda la pausa. Per riflettere, per non contraddirsi, per non smarrirsi nuovamente e ritrovare la luce, nonostante le frecce nella nebbia. E ancora, le pagine vuote che attendono il divenire, lasciando il lettore in sospensione, invitandolo a meditare e ad esplorare il luogo più ignoto dell’animo.

Le preziose pagine della silloge sono intrise dei più forti contrasti della vita: la gioia ed il dolore, la vita e la morte, il passato ed il presente, le ombre e la luce. Quest’ultima sempre cercata ed osannata.