Libera Teologia
A cura di Alfio Pennisi
Per chiarire, da subito, di cosa parleremo in questa rubrica “Libera Teologia” vi vorrei raccontare quello che mi è capitato circa 13/14 anni fa in Germania. Ero ospite di una bella famiglia tedesca, andavo lì per imparare la lingua. Salvatore, siciliano emigrato, era il mio contatto. Sposato con Annika, tedesca da generazioni, avevano tre splendidi figli: due bambine, rispettivamente di 6 e 9 anni, ed il più piccolo Luca di appena tre. Il giorno successivo al mio arrivo, Salvatore, per conoscerci un po’, decise di portarci tutti al parco a giocare, a correre, o semplicemente rotolarci nell’erba; (i prati verdi e rigogliosi della Germania sono veramente da sogno). Fu una giornata piena di sole e di divertimento. Alla fine, al rientro, sulla strada di casa, Luca, il più piccolo, mi rivolse una domanda che ancora oggi porto con me.
I bambini riescono sempre a spiazzarti. Non conosceva ancora bene il mio nome, non mi aveva rivolto neanche una parola per l’intera giornata, visto la difficoltà della lingua, ma aveva condiviso la cosa più importante per un bambino e cioè il gioco: gli bastava già questo per entrare in sintonia. Sarebbe interessante approfondire le dinamiche di comunicazione che riescono a costruire i bambini mentre giocano, ma non è il tema che oggi svilupperemo. Torniamo alla domanda. Luca si avvicina e mi chiede a voce bassa: dov’è la tua mamma? Io li per lì non risposi nulla, anche perché quella domanda aveva spalancato un mondo dentro di me, e parecchi quesiti: Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Alla fine me la cavai dicendogli che la mia mamma abitava in un posto lontano e che presto l’avrei raggiunta.
Un bambino senza la propria mamma? Egli la considera l’origine, causa, sussistenza, principio senza la quale non immagina il mondo, anzi il mondo è proprio lui, e con la madre vive quasi una simbiosi. Io penso che da sempre ogni uomo di ogni tempo e luogo si è costantemente interrogato sul senso della vita e Luca, un bambino di appena tre anni, con quella domanda carica di perché lo ha dimostrato.
“Dov’è la tua mamma? Qual è la tua origine?” Vi vorrei porre a questo punto una questione: oggi, nell’era delle grandi conquiste tecnologiche, della scienza, dell’onnipotenza, l’uomo, forse, non si porrà più tali domande? Non si chiederà più chi è, da dove viene e dove andrà? La morte e la vita? Io credo che fino a quando esisterà l’uomo non si spegneranno mai questi interrogativi, perché è la libertà che lo impone. E fino a quando ci saranno uomini liberi potranno compiersi domande di senso e verità. Ma a questo punto viene da chiedersi: cos’è la libertà? Certamente, questo sarà uno degli argomenti che meritano molta riflessione e che vi prometto tratteremo nei prossimi appuntamenti. Vorrei precisare che questa rubrica non punta a dare – sui temi fondamentali della vita e altre questioni sempre capitali – delle risposte rassicuranti o giustificarne dogmi ed ideologie molto spesso inadeguati; piuttosto vorrebbe tentare, con l’aiuto di uno dei teologi più discussi del momento e autore di tante pubblicazioni, cioè Vito Mancuso (e anche grazie al contributo di alcuni profondi “pensatori” del ‘900) una strada di comprensione e ricerca. Chi vi scrive non è un teologo di professione, o uno specialista di filosofia, ma un laico e cristiano consapevole che non ha voglia di rinunciare ad essere laico per definirsi autenticamente cristiano e viceversa non vuole dimenticare di essere cristiano per divenire pienamente laico. Il punto è: essere cristiano e al contempo essere uomo, unire il dato critico e la capacità analitica (collegato all’impresa conoscitiva che tutti gli altri uomini fanno) con l’esperienza spirituale personale e comunitaria.
Come evidenzia Mancuso, il nostro occidente, oggi, è diviso: da una parte vi sono quelli che vorrebbero essere fedeli alla dimensione spirituale e dall’altra quelli che vorrebbero essere coerenti alla dimensione terrestre. Siamo divisi, spesso anche contrapposti l’uno all’altro. Io mi sono sempre sentito un credente, continua Mancuso, ed allo stesso tempo anche un laico, non sono mai stato un clericale e, quando Papa Francesco esprimeva in un colloquio con Scalfari – su Repubblica dell’1 ottobre 2013 – disagio e distanza sul clericalismo, mi son sentito rincuorato, quasi una boccata d’ossigeno (parole pronunciate in uno dei suoi tanti convegni in giro per l’Italia intitolato: “Teologia della Natura” del 23/09/2013 tenuto al Palazzo Ducale di Genova).
Cito Papa Francesco: “I capi della chiesa sono spesso stati narcisi, lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani. La corte è la lebbra del Papato” continua il Papa, “quando vedo un clericale divento anticlericale di botto. Il clericalismo non dovrebbe avere niente a che vedere con il cristianesimo”, ma sul problema del clericalismo ci ritorneremo. Piuttosto, la questione che ora urge approfondire è che non si può rinunciare a nessuna delle due dimensioni alle quali possiamo dare il nome di spirituale e materiale. Ognuno di noi è impastato fino al midollo di spirito e materia. E come si fa ad essere fedeli al cielo e alla terra ed al contempo anche ai dogmi della chiesa? Ma andiamo avanti un passo alla volta. Cominciamo a chiarire alcuni termini. Cosa intendiamo per “teologia laica”? Il prof. Mancuso ha avanzato la proposta di una “teologia laica”, per la quale bisogna “avere il mondo, non la Chiesa, come interlocutore privilegiato nel pensare Dio”. Ma questo cosa vuol dire? In sintesi, Mancuso descrive la “teologia laica” in una trasmissione su Radio 3 del 17 marzo 2008, dicendo che ci sono due tipi di teologi: quelli che rispondono alla Chiesa e quelli che rispondono al mondo (teologi laici). La differenza sta nell’interlocutore del proprio pensiero, il mondo e la sua esperienza e la Chiesa con la sua dottrina. Che cos’è la teologia laica? Riformulare il linguaggio della fede di modo che il mondo lo possa comprendere senza rifiutarlo a priori; porre attenzione al fine: non portare gli uomini dentro la Chiesa, ma renderli attenti alla dimensione spirituale nella loro vita quotidiana. Il mondo ha dentro di se un valore salvifico, non c’è bisogno della Chiesa per questo. L’ultima parola è quella della coscienza personale. Chiarito cosa si intende per teologia laica, continuiamo il nostro approfondimento sulla questione della fedeltà alla terra e al cielo e le divisioni che ne conseguono. Mancuso continua, sempre su Radio 3, dicendo: La malattia spirituale di cui soffre il mondo oggi si può chiamare “sindrome gnostica”, cioè una totale distanza tra il senso e la verità e il mondo concreto, la natura concreta, la storia concreta. L’agnosticismo è questa separazione della verità e dello spirito rispetto alla concretezza della storia e della natura; la medicina è l’Amore. Abbiamo una lunga tradizione alle spalle di contrapposizione tra amore per Dio e amore per il mondo (vedi S. Agostino), dove l’amore per Dio era l’unico valore importante e questo ha portato una sorta di distacco e disprezzo verso il mondo. L’aspetto nuovo della spiritualità del Novecento è il superamento di questo dualismo grazie ad alcune figure basilari che hanno rappresentato una “Via di Damasco” mostrando come l’amore per la terra e per il cielo vivono della medesima spinta, della stessa tensione dell’anima verso la vita, la giustizia, la bellezza.
Alcune figure del Novecento, come scrivevo all’inizio, ci aiuteranno a cogliere da più vicino le pieghe dell’esistenza.
Troveremo nel nostro cammino: Pavel Florenskij, Dietrich Bonhoeffer, Simon Weil, Etty Hillesum, Teilhard de Chardin e altri. Vorrei chiudere con le parole proprio di Etty Hillesum tratte dal suo diario (che riprenderemo nel prossimo articolo) per tentare di fare sintesi.
Etty è una donna molto giovane, ebrea non praticante, laureata in giurisprudenza, che decide volontariamente di andare nel campo di concentramento di Auschwitz come assistente sociale, sapendo che lì avrebbe potuto anche morire. Cito Etty: “Eppure la vita è meravigliosamente buona nella sua inesplicabile profondità”… “il sole splende sulla mia faccia e sotto i nostri occhi accade una strage. È tutto così incomprensibile”. Apre qui l’annosa questione del male, eppure il sole splende, la vita è meravigliosamente buona e sotto i nostri occhi accade una strage. Dove sta la giustizia? Dove sta la bellezza? Dove sta Dio? È Tutto così incomprensibile?
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