Recensioni ed Eventi
di Antonino Leotta
Si è conclusa la prima settimana della IV edizione di “CHI E’ DI SCENA”. Si sono già esibiti tre Istituti Superiori: il Liceo “CUTELLI” di Catania, l’Istituto “GALILEO FERRARIS” di Acireale e il Liceo “REGINA ELENA” di Acireale.
Ha aperto la rassegna il “CUTELLI” di Catania con “Voci dall’inferno dantesco”. Ci siamo lasciati condurre da un Dante intimorito e, a volte, tremante, che aggirandosi tra le anime in pena, esprimeva il suo stato d’animo e le sue impressioni.
Molto suggestiva la rappresentazione dei condannati alla morte eterna che, nel loro agitarsi nervoso e scomposto, manifestavano il tormento che li angosciava, mentre Caron dimonio gridava: “”…Non isperate mai veder lo cielo”.
Luci e colori che inondavano con pressante intermittenza il tetro ambiente infernale, hanno coinvolto gli spettatori nel drammatico viaggio dantesco. L’apparizione della dolce Beatrice segnava un momento di sollievo: “I’ son Beatrice che ti faccio andare, vegno del loco ove tornar disio, amor mi mosse che mi fa parlare”.
Altri personaggi si sono succeduti sulla scena sotto la costante presenza di un Virgilio rassicurante. Triste e carica di patos, l’apparizione di Francesca: “Amor ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer si forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona”.
Tanto attesa la liberante affermazione dantesca: “E, quindi, uscimmo a rivedere le stelle”.
Sicuramente l’accostamento dei ragazzi al divino poeta attraverso il teatro, ha segnato uno stimolante approccio con il complesso modo dantesco.
I ragazzi dell’Istituto “GALILEO FERRARIS” di Acireale hanno proposto un coinvolgente tema attraverso un testo elaborato nel loro già noto laboratorio teatrale: “Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni”. L’affermazione è tratta da “La tempesta” di William Shakespeare: “siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”.
Una coppia di ragazzi inizia un viaggio: nello spazio e nel tempo. Perché la “materia” vive di spazio e di tempo. Incontrano vari personaggi con vari simbolismi: il coraggio e la paura nel deserto di una città abbandonata e, poi, una “scienziata” che svela come la scienza è una esplorazione continua di forme di pensiero e, perciò, accumula una conoscenza che tende a un continuo cambiamento. La scienza, quindi, si serve di strumenti che aiutano a raggiungere la comprensione del mondo.
La semplicità di una Coccinella sembra aprire lo sguardo verso il mondo dei sogni che, attraverso la scoperta della bellezza e della varietà della natura, trasfigurano una realtà tutta da vivere. La Coccinella suggerirà: “il miglior modo per raggiungere i propri sogni è quello di seguire ciò che ci dice il cuore”. E’ l’avvio verso un incontro che fonde insieme sogno e realtà: l’amore. E l’amore dirà: “Siete già arrivati. Tu che corri vorticosamente, fermati….Tu che non trovi risposta. Tu che dentro ti senti bambino…. Tu che meritavi di più….Tu che la vita l’hai presa come un gioco, benvenuto nella mia anima in una strada che non ha fine”.
Dopo l’incontro con la roccia dell’amicizia, la roccia della libertà, della conoscenza, del coraggio, della solidarietà, esplode nel finale un canto. Gli autori di testo e melodia sono Lilia Maria Cagni e Nando Sorbello che diranno: “No, non perderò questa battaglia. Sento il vento ed il coraggio mi accompagna. Il vento porta via i ricordi, distrugge la paura. Io continuo questo viaggio contro un’altra notte oscura”.
Il “REGINA ELENA” -che giocava in casa- ci ha fatto percepire il clima di una festa nella quotidianità dell’ambiente scolastico. Sotto il titolo “All you need is Love” -un brano scritto da John Lennon che ha segnato un successo per i Beatles- gli alunni-attori, guidati dal Prof Orazio Caruso, hanno messo in scena, con apposito adattamento, un testo tratto da alcune opere di Shakespeare.
Il celebre autore inglese, nelle sue 37 opere, legando insieme dramma e ironia, ha offerto un ampio panorama su aspetti che segnano il cammino della persona umana. Ma c’è come un sottile filo conduttore che lega insieme le sue opere: l’amore. Nelle sue varie sfaccettature. Il tema dell’amore è emerso dai brani di “Sogno di una notte di mezza estate”, “La dodicesima notte”, “Molto rumore per nulla”, “La bisbetica domata”, “I due gentiluomini di Verona, “Amleto”, “Romeo e Giulietta” e “Le allegre comari di Windsor”.
Nelle varie vicende, ora drammatiche ora rocambolesche, si sono incrociati vari episodi di amori nascenti, vissuti o bruscamente interrotti. Mi piace riportare una delle tante considerazioni shakespeariane sull’amore. In “Sogno di una notte di mezza estate”, Lisandro dice: “Da quanto ho potuto capire leggendo romanzi o ascoltando racconti veri, il corso di un vero amore non è mai sereno…. Quando, invece, vi è accordo, allora guerra, morte o malattia assediano l’amore; come un suono, lo fanno durare un istante, rapido come l’ombra, breve come un sogno, veloce come un lampo nella notte tenebrosa”.
Un’idea originale affiancare a Shakespeare il motivo dei Beatles che, con l’obiettivo di una pace universale, hanno voluto lanciare un chiaro messaggio sulla necessità dell’amore. Che è l’essenza, il “tutto” della vita:
All you need is love.
All you need is love.
All you need is love, love.
Love is all you need.
Tutto ciò che vi serve è l’amore
Tutto ciò che vi serve è l’amore
Tutto ciò che vi serve è l’amore, l’amore,
L’amore è tutto quello che vi serve.
Resto convinto che l’esperienza del teatro a scuola accomuna sentimenti ed emozioni, pensieri e convinzioni. Direi che prende corpo la bontà dello stare insieme. Con la riscoperta dei valori che riescono a rapirci ancora.
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