Indagine storico – filosofica – Nuove Edizioni Bohèmien – Edizione Speciale Marzo 2014
A cura di Simona Ippolito
Come la storia ci insegna, l’unificazione del mondo antico con la cultura greca avvenne a seguito della morte di Alessandro Magno.
Fu un periodo eterogeneo e ricco di numerosi cambiamenti, il quale portò molte novità assimilabili al divenire dei tempi in cui viviamo. Senza né volontà né capacità di sminuire la grandezza ellenica, anzi con una forza evocativa, possiamo oggi notare numerosi parallelismi.
Si trattò di un periodo di grande contaminazione tra mondo occidentale e mondo orientale che oggi ritroviamo sotto diversi aspetti ed in differenti settori, quali: il commercio, con i crescenti scambi che giornalmente avvengono con i paesi orientali; lo sport e il benessere, vediamo infatti diffondersi sempre più discipline quali lo yoga,il pilates e metodi quali lo shatzu e l’ayurveda.
Si riscontra inoltre una crescente apertura nei confronti delle religioni, con particolare riferimento al buddismo e all’induismo le quali, mai come oggi, hanno avuto una larga forte diffusione nei paesi occidentali. Si contano, infatti, solo guardando all’Italia, 50.000 cittadini di religione buddista e, nodo fondamentale di questa contaminazione, volta al pluralismo religioso, è stato il riconoscimento da parte dello Stato e, precisamente con la legge n°245 del 31/12/12, delle religioni buddista e induista in virtù dell’applicazione dell’articolo 8 della Costituzione Italiana.
Come avvenne nell’età ellenistica, la scomparsa delle città-stato, può essere paragonata alla sempre minore attenzione con cui si guarda alle identità locali, ed in un’ottica di Comunità Europea, il riferimento alla volontà di creare una politica multinazionale in cui l’Ellade, pur avendo un’autonomia giuridica, comincia ragionare secondo un’ottica di “sistema”, sembra quasi scontato. Causa l’allargamento dei confini del mondo greco, fu perso l’utilizzo della democrazia assembleare, perdita che può essere parzialmente assimilata con il decrescente potere della voce del popolo dei tempi moderni, che viene surclassata dalle logiche comunitarie le quali comportano decisioni lungi dalla lettura delle esigenze delle singole realtà territoriali.
“L’Orientalizzzazione” dell’epoca, portò, come sappiamo, alla crescente disponibilità di schiavi che, sostituti delle macchine all’epoca, e delle industrie oggi, crearono una forte concorrenza e un progressivo impoverimento della classe media di commercianti, artigiani e contadini. Questo sistema politico e sociale decretò una crescita del costo della vita fenomeno che oggi conosciamo molto da vicino e la ricaduta attuale non è per nulla diversa, se non in termini dimensionali, da quella del tempo. Vediamo progressivamente scomparire realtà imprenditoriali di piccole dimensioni perché non resistono alla crescente concorrenza internazionale e la forbice tra ricchi e poveri è sempre più accentuata con una conseguente stratificazione dei ceti e la nascita di sotto-ceti.
I tempi moderni ci mostrano come questi fenomeni portano una crescita della corruzione, della microcriminalità, della criminalità organizzata e del malcostume derivante da una frantumazione, sempre più accentuata, tra l’uomo e la società che dovrebbe accoglierlo e sostenerlo, portandolo ad isolarsi sempre più fino ad estraniarsi dalla vita collettiva ed anzi diventarne spettro e cancrena dei luoghi.
La città, ieri come oggi, viene a mancare e così l’istituzione e la guida che essa rappresenta all’interno delle comunità. L’intellettuale si ritrova sempre più lontano dalla realtà che lo circonda e la funzione che, per Platone, aveva il sapere, quella di guidare l’umanità, tende a scomparire.
La distruzione della Biblioteca alessandrina così come il relegare odierno del sapere in un angolo sempre più ristretto e lontano dal contatto con “l’uomo nuovo”, giovane e fanciullo, il quale cerca gli strumenti per costruire la sua strada, sono l’emblema del parallelismo tra le tue epoche.
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