Storia Medievale – Nuove Edizioni Bohémien – Edizione Speciale – Marzo 2014
A cura di Mariella Di Mauro
Nel Medioevo ammalarsi era una cosa veramente problematica, nonostante le arie di pomposità che i medici ostentavano. Andavano a visitare i malati che potevano permettersi di pagarli su un ronzino, vestivano con un lungo mantello rosso bordato di pelliccia, a volte azzardavano anche divinazioni sul destino della persona malata, ma di medicina sapevano ben poco. Nel Medioevo, purtroppo, anche le conoscenze mediche risentono della crisi che fa seguito al crollo dell’impero romano d’occidente.I romani avevano appreso l’arte medica dagli etruschi che già costruivano protesi odontoiatriche; negli scavi di Pompei furono trovati attrezzi da chirurgo ( bisturi, sonde, aghi…), ma le invasioni barbariche sovvertirono lo stato sociale portando alla scomparsa della classe patrizia di Roma e, di conseguenza, alla perdita delle antiche e preziose conoscenze scientifiche. Le idee circa le origini di cure e malattie non erano comunque secolari ma basate su una generale visione della vita in cui il destino, il peccato, e le influenze astrali giocavano un grande ruolo, tanto da entrare in conflitto con la fede cristiana.
L’efficacia di una cura, infatti, era più correlata alle credenze del medico, piuttosto che ad una evidenza empirica, e le guarigioni erano spesso subordinate ad interventi spirituali. C’era, quindi, una forte commistione tra malattia e peccato, l’uomo comune era fortemente convinto che Dio inviasse malattie come punizione dei peccati commessi e che, in questi casi, pentirsi e condurre una nuova vita potesse portare alla guarigione. Inoltre, si riteneva che la malattia, la sofferenza fortificassero l’anima e lo spirito e avvicinassero l’uomo al paradiso. Anche se la medicina era considerata, da alcuni, una professione indegna per un cristiano, dato che la malattia era spesso considerata come inviata da Dio, molti ordini monastici, particolarmente i Benedettini considerarono curare i malati come il loro principale lavoro di carità. La medicina monastica si fonda sulla speranza che la misericordia divina possa portare alla guarigione, grazie al ricorso alla preghiera. I medicamenti venivano approntati all’interno dei monasteri e prevaleva il ricorso alle piante medicinali, coltivate direttamente dai monaci, quello che poi verrà chiamato l’orto dei semplici. Nacque così la figura di un esperto nel settore della cura, chiamato nel tempo “monachus infirmarius”, che stava in una piccola farmacia e curava i monaci, i pellegrini e i poveri che si recavano al monastero per chiedere assistenza.
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