A cura di Maria Pia Basso
Vero e proprio disturbo comportamentale, la ludopatia ( o gioco d’azzardo patologico) è in forte crescita nel nostro Stato, grazie anche alla facilità di accesso ai giochi d’azzardo, favorito da Internet. Per cui, nella tranquillità della propria casa e lontano da occhi indiscreti – giudicanti e condannanti tali atteggiamenti lesivi – ci si rifugia in queste oasi di “perdizione” in cui, attanagliati da una vera e propria “mania compulsiva”, abbandonarsi al gioco più sfrenato appare l’unico rimedio per ovviare a vari affanni e per alleviare sentimenti di ansia o di depressione. Gioco per il quale, oltre ad investire ingenti somme di danaro, si è disposti a sacrificare familiari, figli e beni acquistati tra mille difficoltà.
Il giocatore è in balìa anche di slot machine, presenti in Italia in numero sempre crescente ( si stimano intorno alle 430.000 unità ad oggi), che lo ammaliano rendendolo semplicemente succube ed incapace di qualsivoglia reazione.
Il rapporto con queste macchine infernali diventa, via via, sempre più morboso e, pur rendendosi conto che il proseguire non è più un “ veniale” passatempo, si continua a dipenderne. Per tentare di recuperare il mal tolto; per sfidare la sorte avversa che riduce sul lastrico, per la soddisfazione di sfatare il mito della sconfitta ad oltranza.
Il giocatore aumenta la frequenza delle giocate e il tempo ad esse dedicato, nella continua speranza di poter riagguantare la somma perduta ed investendo più delle proprie possibilità economiche. Arriva ad indebitarsi per somme considerevoli e a rivolgersi ad amici per ricevere in prestito somme di danaro da investire in questa malsana attività .
Chi è affetto da ludopatia, tende a nascondere a familiari o terapeuti l’entità del coinvolgimento nel gioco d’azzardo, ricorrendo a menzogne di vario genere per mistificare la triste realtà che lo interessa senza dargli, ormai, tregua. Dato ancora più allarmante è quello che rileva il considerevole numero crescente di giovani che si avvicinano al gioco d’azzardo, preferendo farsi fagocitare da macchinette-squalo che sbranano sogni e speranze di un’esistenza ancora tutta da assaporare.
E non è neanche tanto semplice lasciarsi alle spalle giornate e nottate condotte a suon di monetine così sperperate. Spesso, quando ci si rende conto di aver tirato troppo la corda, è davvero tardi, e recuperare il tempo perduto e i reali valori sottesi ad una vita da vivere degnamente, è di gran lunga più doloroso delle ingenti perdite economiche subite. Perché gli affetti e il calore da essi sprigionato, nulla hanno a che vedere con le migliaia di banconote di cui ci si disfa con tanta facilità, nelle lunghissime ore in cui si consuma il decoro dell’essere umano.
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