LA GIOIA DELL’AMORE

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Attualità/Formazione e Società

di  Antonino Leotta

Il 27 settembre scorso 62 firmatari presentano a Papa Francesco un elenco di sette brani che ricostruiscono, con una libera interpretazione, delle presunte affermazioni sostenute dal Pontefice nella Esortazione apostolica “AMORIS LETITIA”. La lettera si chiude con queste parole: “Tutte queste proposizioni contraddicono verità divinamente rivelate che i cattolici devono credere con assenso di fede divina…Non intendiamo offrire una lista esaustiva di tutte le eresie ed errori che ad una lettura obiettiva…il lettore evidenzierebbe…Piuttosto ci riferiamo alle proposizioni che Vostra Santità, mediante parole, atti e omissioni, ha in effetti sostenuto e propagato, causando grande e imminente pericolo per le anime”. Tra i firmatari l’arcivescovo statunitense Raymond Burke, il vescovo svizzero Bernard Fellay (vicino ai “lefebvriani”), l’ex presidente dello IOR (la cosiddetta “banca vaticana”) Ettore Gotti Tedeschi e Roberto de Mattei, ex vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche del governo italiano.

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La Comunità degli Adulti Scout del M.A.S.C.I. di Acireale, ha voluto “rileggere” il documento di Papa Francesco  -da lui concluso e firmato il 19 marzo 2016- per approfondirne i contenuti. Lo ha fatto con la guida di Mons. Paolo Urso, Vescovo emerito di Ragusa, martedì 17 ottobre.

Mons. Paolo ha introdotto la “Esortazione” soffermandosi sulla parola “gioia” (“letitia”) che apre e segna tutto il documento. Certamente ogni incontro con Cristo è incontro con la gioia e la caratteristica del cristiano è quella di essere gioioso. Una costante che si può alimentare anche scoprendo la gioia dell’amore che si vive nelle famiglie.

Papa Francesco giunge alla stesura del documento dopo aver seguito i lavori di due Sinodi dei Vescovi rappresentanti delle Diocesi sparse in tutto il pianeta. Le assemblee sinodali del 2014 e del 2015 hanno “permesso di porre sul tappeto la situazione delle famiglie nel mondo attuale” e “ci hanno mostrato la necessità di continuare ad approfondire con libertà alcune questioni dottrinali, morali, spirituali e pastorali”.

Uno degli aspetti su cui si è fermato Mons. Paolo è il fatto che le questioni morali non vanno globalizzate, perché “…in ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali”.

I capitoli del documento sono nove con 325 paragrafi complessivi. Perciò il documento va letto  -come suggerisce lo stesso Papa Francesco- in momenti diversi, soffermandosi a tappe su i singoli capitoli. “Sugli argomenti che si susseguono  -ha affermato il relatore-  non serve a nulla il lamento continuo. Occorre affrontare le sfide del mondo contemporaneo con lucidità, con serenità e con uno sguardo rivolto al Vangelo”.

Dopo la premessa, Mons. Paolo ha fatto emergere il desiderio di soffermarsi  nella considerazione di uno dei capitoli centrali. Il quarto capitolo svolge il tema: “l’amore nel matrimonio” (dal paragrafo 69 al paragrafo 164). Il Pontefice lo apre con un ampio approfondimento dell’inno alla carità di Paolo Apostolo nella 1^ lettera ai Corinti (13, 4-7). In esso “riscontriamo alcune caratteristiche del vero amore”. Ci piace riportarle nell’ordine: la pazienza, l’atteggiamento di benevolenza, il guarire l’invidia, senza vantarsi o gonfiarsi, l’amabilità, il distacco generoso, senza violenza interiore, il perdono, il rallegrarsi con gli altri, scusare tutto, avere fiducia, sperare e sopportare tutto. Interessanti  i paragrafi che trattano la dimensione erotica dell’amore.

Infine, il relatore si è soffermato su uno degli argomenti più discussi negli ultimi tempi che viene affrontato con chiarezza nel sesto capitolo. Per il Pontefice è indispensabile accompagnare pastoralmente i separati, i divorziati, gli abbandonati. E, soprattutto, “ai divorziati che vivono una nuova unione, è importante far sentire che sono parte della Chiesa, che “non sono scomunicati” e non sono trattati come tali, perché formano sempre la comunione ecclesiale” (paragrafo 243).

Un’ampia discussione ha fatto seguito alla limpida e profonda relazione di Mons. Paolo Urso.

In conclusione, riprendendo la lettera al Pontefice dei 62 firmatari, mi permetto di percepire tra le righe la sensazione che i comportamenti di Papa Francesco disturbino quella loro discutibile visione di un cristianesimo propenso a escludere, a emarginare, a condannare. Le loro accuse si fondano su una rigida e immobile impostazione morale dai canoni ancorati a una interminabile casistica.

Papa Francesco ha sempre mostrato un forte interesse per gli esclusi o per chi vive momenti di difficoltà. Più volte ha fatto riferimento alla figura del pastore che ha cura di un gregge evidenziandone l’ansia e l’affetto per la pecorella smarrita.

Già durante lo svolgimento dei Sinodi sulla famiglia, dinanzi alle indicazioni di Papa Francesco sui comportamenti pastorali nei confronti dei divorziati o separati, alcuni gridarono allo scandalo. In quella occasione, Enzo Bianchi, già Priore del Monastero di Bose, individuò una forte opposizione al cammino di Francesco che conduce a un “esodo  verso le periferie esistenziali di un’umanità sofferente e mendicante amore, tenerezza, compassione, in un mondo sempre più duro, sempre più incapace di prossimità e di fraternità”. Perciò, Enzo Bianchi non esitò ad affermare: “Va detto con chiarezza: ciò che scandalizza è la misericordia”!