LA FIERA FRANCA DI SANTA VENERA

A cura di Mariella Di Mauro

“Nel  1190 vi eressero una “Edicola” per il culto della santa. Da diversi secoli, comunque, la contrada era divenuta luogo di incontro e di libero scambio commerciale.”

2Non distante da Acireale esiste un luogo, oggi chiamato Santa Venera al pozzo, o meglio Aci antico, vicino alle terme romane, dove anticamente vi si stabilirono gli antenati degli acesi per ripararsi dalle scorrerie dei saraceni. Il sito, ricco di acqua, divenne il centro delle attività di coloro che ivi dimoravano. Qui, sempre grazie all’abbondante presenza di acqua, si producevano lino e seta e, soprattutto, durante i mesi estivi era molto frequentato da coloro che volevano acquistare o scambiare merci, l’acqua, inoltre, favorì la nascita di numerosi mulini dove la gente portava il grano per macinarlo, notevole era, anche, l’allevamento di pesci di acqua dolce. Il famoso pozzo, poi, emanava effluvi e produceva fanghi, ancora oggi benefici. I romani, a tal proposito, avevano eretto un tempietto dedicato a Venere, la dea della bellezza, bellezza che veniva aiutata dal prodigio di quelle acque sulfuree. I cristiani, in seguito, credettero in S. Venera che operava come infermiera nell’ospedale delle terme romane dove si utilizzava l’acqua del pozzo. Le acque, di tanto in tanto, diventavano rosse per l’infiltrazione di una terra che stava in profondità e che era ferruginosa. I fedeli nel “rosso” vedevano il sangue di S. Venera. Nel  1190 vi eressero una “Edicola” per il culto della santa. Da diversi secoli, comunque, la contrada era divenuta luogo di incontro e di libero scambio commerciale. A conseguenza di ciò, nel 1422 Alfonso V d’Aragona emanò, dopo alcuni anni di richieste, la concessione di una Fiera che, oltre a legittimare gli scambi, accordava dei privilegi, delle esenzioni dalle imposte come la dogana di terra e di mare, che favorirono il rafforzarsi in modo significativo il commercio che da secoli si effettuava. Inoltre, nel periodo dello svolgimento della fiera si attuava la norma della pace di fiera, cioè si sospendevano pene, atti esecutivi e provvedimenti legali restrittivi per i partecipanti. Questa norma era uno scudo per tutti i mercadanti, i quali serenamente vi si potevano recare riconoscendo come unico amministratore della giustizia, in quell’ambito, solamente il mastro di fiera. Il mercato iniziava il 18 Luglio, otto giorni prima della festa di S. Venera, con un vistoso corteo che a cavallo procedeva verso la contrada per dare inizio all’attesa Fiera che per i suddetti motivi venne chiamata “Franca”. Le logge della fiera si trovavano attorno alla cappella della Santa dove i venditori esponevano le proprie mercanzie. Poi il 26 luglio, giorno della festa di S. Venera, si celebravano le messe e si svolgevano le processioni religiose, e, visto che i locali angusti della chiesetta non potevano contenere il numero elevato di fedeli, parte dei festeggiamenti si tenevano fuori, sul pianoro dove si svolgeva la fiera: era un miscuglio strano, fatto di religiosità e commercio, tra preghiere e grida dei mercanti che invogliavano agli acquisti, insomma il sacro si mischiava al profano! Finita la festa, la Fiera Franca continuava per altri otto giorni. s.veneraCon il passare degli anni diventò famosa non solo in Sicilia ma era conosciuta anche nel “continente”. Nel 1630 Aci Sant’Antonio e Filippo ne volevano  usurpare la giurisdizione e le borgate furono ad un pelo dalla guerra. Dopo varie peripezie legali, il senato di Aci ottenne dal tribunale una spartizione di giornate per borgata, per effettuare ognuno la propria fiera. Verso la prima metà del 700, però, proprio per l’importanza e la ricchezza che il mercato portava agli abitanti, le borgate vicine spostarono le loro feste e scambi in giornate vicine alla Fiera Franca, approfittando dell’afflusso di gente che si recava al famoso mercato. Nel 1818, Aci, come le altre città, fu spogliata dei privilegi e la Fiera Franca, a poco a poco, perse quella eccezionalità che fino a quel momento l’aveva contraddistinta da un mercato qualsiasi, divenendo un mercato comune.