Collezionismo: Dagli archivi storici Bohémien – Nuove Edizioni Bohémien. Gennaio 2014
A cura di Domenico Torrisi
LE VITTIME DEL DOVERE
Martedì della settimana scorsa il brigadiere dei carabinieri Filetici ed il milite Di Lorenzo, della stazione di S. Vito Romano, lungo la via da Capranica a Prenestina, in quel di Viterbo, traducevano ammanettato alle carceri di S. Vito certo Colaneri, imputato del furto di un montone. All’improvviso un figlio dell’arrestato, che armato di fucile trovavasi nascosto dietro certi sassi lungo la via, dopo aver invano intimato ai carabinieri di liberare il padre, esplose un colpo contro il Di Lorenzo, uccidendolo, ed un secondo colpo contro il brigadiere, ferendolo gravemente, sì ch’egli cadde a terra. Precipitatosi sul ferito, l’assassino lo colpì replicatamente al capo col calcio del fucile, quindi lo gettò in un vicino burrone, e spezzate le manette al padre, fuggirono poscia entrambi. Il vecchio Colaneri ricadde poco dopo in potere della forza pubblica, ma l’assassino non fu arrestato che due giorni più tardi.Ben venti carabinieri accorsero per proteggerlo mentre veniva condotto alle carceri di S. Vito: la popolazione voleva fare giustizia sommaria. Ma vale la pena che gli agenti dell’ordine affrontino il furor popolare per salvare qualche volgare ribaldo?
Il delitto di S. Romano è il quinto in pochi giorni contro i carabinieri della legione esterna di Roma: e non può non impressionare questa febbre di ribellione agli agenti dell’ordine, troppo frequentemente vittime del più penso fra i doveri.
UNA DISGRAZIA AL MAESTRO PUCCINI
Mercoledì della settimana scorsa, poco dopo le 22, il maestro Puccini, l’autore di Manon, Bohème, Tosca, ecc., insieme alla moglie ed al figlio Tonio, partiva in automobile da Lucca diretto alla sua casina da caccia a Torre del Lago, sulla riva del lago Massaciuccoli. A pochi chilometri da Lucca, l’automobile conquistava velocemente la salita del Monte di Chiesa ove la strada fa una voltata assai brusca: e poiché sul margine di questa erano stati abbattuti da qualche giorno dei vecchi alberi ed il guidatore dell’automobile, G. Barsuglia, non lo sapeva, egli spinse l’automobile stesso sul ciglio della strada di dove esso precipitò nel sottostante prato lungo il declivio, fortunatamente dolce, del fianco della strada alta 4 metri sui campi. Diamo una fotografia del sito.
La caduta avvenne proprio vicino alla casetta del dott. Sbragia che essendo alla finestra vide e accorse con altri. Puccini era rimasto sotto l’automobile e per poco non morì soffocato, mentre la moglie ed il figlio nulla si fecero. Il Bursaglia riportò la frattura del femore sinistro e il popolare maestro la frattura completa della tibia e del perone destro con forte travaso di sangue. Ospitato subito in casa del medico, egli poté due giorni dopo venir condotto alla sua villa dove dovrà rassegnarsi chissà per quanto tempo all’immobilità.
Forse che il forzato raccoglimento del lettuccio possa tornar di vantaggio a Madama Farfalla: l’opera cui Puccini attende…
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